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L’AQUILA – 6000 corse e 100.000 passeggeri ogni anno (per una media di 16 passeggeri a corsa) che generano incassi per centinaia di migliaia di euro a cui vanno aggiunti i generosi contributi regionali per il trasporto pubblico indispensabili per tenere a galla il Centro Turistico del Gran Sasso. Soldi a cui l’azienda, partecipata al 100% dal Comune dell’Aquila, dovrà rinunciare almeno per i prossimi 12 mesi nella visione più ottimistica. In quella pessimistica i tempi si dilatano già a 18 mesi e magari oltre.

La funivia è chiusa dal 1 maggio. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attraverso l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture Stradali e Autostradali (Ansfisa) che controlla il trasporto su filo, ha prescritto, dopo controlli scattati in seguito all’esposto di un cittadino, la sostituzione di quattro funi portanti della funivia.

Vani per il momento i tentativi del Comune di ricorrere contro le decisioni dell’Agenzia, il Tar ha confermato il provvedimento dell’agenzia mentre si aspetta la decisione del Consiglio di Stato a cui il Comune ha deciso comunque di rivolgersi.

Nel frattempo, a fine aprile, il Comune è corso ai ripari. Con un emendamento approvato all’unanimità in consiglio comunale sono stati stanziati 4 milioni di euro per far fronte alla spesa di sostituzione delle funi ,il cui costo effettivo però è ancora incerto.

Sempre a fine aprile il Comune dell’Aquila ha disposto l’attivazione di un servizio sostitutivo di trasporto che sembra più volto a non perdere il contributo regionale del Tpl che a garantire un servizio effettivo per il turista che dovrebbe pagare otto euro per salire a Fonte Cerreto su un autobus dell’Ama, l’altra partecipata comunale a cui è stato affidato il servizio, per raggiungere la vetta in una quarantina di minuti contro i sette della funivia. Si tratta poi di poche corse giornaliere per poche decine di potenziali viaggiatori considerato che sugli autobus dell’Ama si potrà viaggiare solo seduti.

La vicenda del servizio sostitutivo impatta negativamente anche sul bilancio del Ctgs che oltre a perdere gli incassi della funivia potrebbe perdere anche quello per il chilometraggio del Tpl. Un affidamento che ha fatto storcere il naso a molti che ne mettono in dubbio non solo l’efficacia, si poteva affidare a ditte specializzate nel trasporto turistico?, ma anche l’iter essendoci un contratto di servizio in essere tra Comune e Ctgs che individua quest’ultimo come concessionario e quindi soggetto che dovrebbe organizzare il servizio sostitutivo.

È stato il consigliere comunale Paolo Romano ad esplicitare questo dubbio ieri in una nota di solidarietà ai lavoratori firmata insieme al collega Lorenzo Rotellini: “La delibera di Giunta n. 186 dello scorso 30 aprile, invece, sarà la pietra tombale sul Centro Turistico del Gran Sasso così come lo abbiamo conosciuto. Crediamo infatti che non si abbia il coraggio di ammettere un disegno che riguarda l’accorpamento definitivo del CTGS con Ama e una fusione del TpL delle due società: ma questo piano, subìto e non guidato, non solo non risolverà le criticità della funivia, ma manderà in default i bilanci della società partecipata in maniera irrimediabile. Al momento, accorpando i due TpL, si stanno decurtando dal già sofferente bilancio del CTGS ben 200mila euro, senza ancora avere una strategia sul futuro occupazionale dei dipendenti della Società.

Il futuro dei lavoratori

Le incognite sul futuro acuiscono le preoccupazioni esistenti, a cominciare dalla situazione dei lavoratori del Centro Turistico del Gran Sasso che ieri hanno scioperato ed inscenato un presidio di protesta alla Fontana Luminosa davanti l’Infopoint gestito dall’azienda. Il Ctgs, oltre alla funivia, gestisce anche gli impianti di Campo imperatore, due Infopoint e cinque strutture ricettive quasi tutte chiuse per un motivo o per un altro. Difficile se non impossibile in queste condizioni far fronte alle spese per il personale. Oltre agli stagionali, cui si ricorre nel periodo invernale e di cui evidentemente non ci sarà bisogno per un bel po’, che sono senza niente in mano, andranno attivati degli strumenti anche per salvaguardare le posizioni degli altri dipendenti, in esubero anch’essi.

Ieri, i sindacati presenti al presidio, c’erano Cgil, Uil e UGL, hanno ribadito le proposte già fatte il giorno prima in assemblea sindacale. A Comune e governance aziendale si chiede una formula per reimpiegare il personale nelle altre aziende partecipate dal Comune in attesa che il Ctgs riprenda le proprie normali attività.

I problemi dell’indotto

A sostegno dei lavoratori, oltre al Partito Democratico che in una nota ha manifestato la propria solidarietà, anche alcuni operatori turistici. Ieri si sono presentati al presidio preoccupati per il futuro dell’indotto, l’altra grande incognita di questa vicenda.

C’è stato un momento in cui il territorio sembrava aver capito l’importanza del turismo estivo per lo sviluppo del Gran Sasso che con le sue bellezze naturali rappresenta un incredibile attore turistico per tutto il territorio aquilano. È successo durante la pandemia quando gli italiani hanno riscoperto il valore delle montagne. Non c’è stato neanche il tempo di riflettere che, a pandemia finita, il Gran Sasso si ritrova di fatto appiedato.

In tanti, per lo più giovani, hanno investito sul Gran Sasso in questi ultimi anni e ne è nata un’offerta turistica diversificata, destagionalizzata e capace di attrarre un turismo di qualità e consapevole. Ma è come se non esistesse nel dibattito politico ed istituzionale. La città sembra ancorata ad una visione del montagna vecchia di un secolo. Scarsa l’attenzione ai cambiamenti del turismo di oggi come a quelli climatici che da decenni interessano anche il Gran Sasso dove una volta si sciava anche a Montecristo.

Come potrebbero spiegare nel vicino Osservatorio astronomico di Campo Imperatore le stelle, quando muoiono, possono diventare buchi neri e la loro forza gravitazionale finisce per risucchiare tutti i corpi nell’orizzonte degli eventi. Il Ctgs e la funivia continuano a cannibalizzare risorse per ritrovarsi ogni volta al punto di partenza.

A chiedere un cambio di mentalità sono proprio gli operatori che intanto cominciano ad organizzarsi. A Camarda, in una prima assemblea con molti di loro, c’è stato un confronto importante. Le proposte sono andate ben oltre il dibattito funivia sì, funivia no. Professionisti e imprese vogliono partecipare alle scelte. Chiedono politiche di promozione del Gran Sasso, oggi del tutto assenti, programmazione e pianificazione, lotta ai detrattori ambientali, regole certe sull’accesso in montagna. Per la politica, mai come prima, è il momento di dare delle risposte.



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