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Roma, 23 maggio – Un cittadino su tre (o poco meno) nutre ancora dubbi sul fatto che i farmaci equivalenti abbiano la stessa efficacia di quelli cosiddetti “di marca” e uno su cinque dichiara che il medico indica sul ricettario solo quest’ultima tipologia. Il 47% dei cittadini sarebbe predisposto ad acquistare l’equivalente, mentre resiste un 19% che prediligerebbe comunque il brand.

Sono alcuni dei dati che emergono dalla indagine Osservatorio sulla propensione degli italiani ad acquistare e utilizzare farmaci equivalenti 2024, realizzata da Swg tra aprile e maggio in esclusiva per Egualia, la sigla delle aziende produttrici di equivalenti, biosimilari e value added medicines, su un campione di 2500 cittadini maggiorenni rappresentativi della popolazione italiana. La survey è stata presentata ieri mattina al ministero della Salute, in occasione dell’evento Farmaci equivalenti: conoscere per scegliere promosso da Cittadinanzattiva, nell’ambito della campagna Ioequivalgo, realizzata con il contributo non condizionante della stessa Egualia.

Nel corso dell’evento, oltre alla indagine Swg appena ricordata, sono stati presentati anche i dati della ricerca La spesa sanitaria privata nelle Regioni italiane; focus sugli equivalenti della Scuola Superiore S. Anna di Pisa, che per la prima volta ha scelto di introdurre tra gli indicatori di valutazione delle performance regionali e aziendali anche il ricorso agli equivalenti e i dati sul differenziale di prezzo versato di tasca propria dai cittadini per ritirare in farmacia il brand invece degli equivalenti.

Nel 2022 la spesa a carico dei cittadini, comprendente la quota della compartecipazione (ticket regionali e differenziale), l’acquisto privato dei medicinali di classe A e la spesa dei farmaci di classe C, è stata pari a 9,9 miliardi, con un aumento del 7,6% rispetto al 2021. Il tutto con una costante: la spesa per la compartecipazione risulta generalmente più elevata nelle Regioni a basso reddito.

La campagna Ioequivalgo avviata da Cittadinanzattiva dal 2016 ha raggiunto, nelle cinque edizioni che si sono susseguite, tutte le Regioni d’Italia con i suoi villaggi allestiti nelle piazze e negli atenei dove le persone hanno potuto ricevere informazioni attraverso il colloquio diretto con professionisti della salute, attraverso i leaflet e il sito web http://www.ioequivalgo.it e soprattutto attraverso l’app, strumento prezioso e di facile utilizzo, costantemente aggiornato dal partner tecnico Farmadati.

L’edizione attualmente in corso della campagna ha indagato le ragioni per cui al Sud, e in particolare nelle Regioni pilota Campania e Sicilia, il ricorso ai farmaci equivalenti sia così ridotto, a fronte di un reddito pro-capite mediamente più basso rispetto alle Regioni del Nord, dove il consumo degli equivalenti è ormai pratica consolidata.

Come emerge infatti dall’ultimo report realizzato dal Centro Studi di Egualia, nel 2023 i cittadini hanno versato di tasca propria 1.029 milioni di euro di differenziale di prezzo per ritirare il brand off patent – più costoso – invece che il generico-equivalente  a minor costo interamente rimborsato dal Ssn. Il ricorso alle cure equivalenti continua però a essere privilegiato al Nord (rappresenta il 39,8% delle confezioni vendute) rispetto al Centro (29%) e al Sud (23,7%), a fronte di una media Italia del 32%. L’incidenza maggiore di consumo è nella Provincia autonoma di Trento (44,7%), in Friuli Venezia Giulia (41,9%), in Piemonte (40%). In coda per consumi di equivalenti sono Sicilia (22,7%), Campania (21,9%), Calabria (21,7%).

Con i villaggi itineranti della campagna Ioequivalgo abbiamo fatto tappa in 22 città, toccando tutte le regioni d’Italia, e abbiamo coinvolto gli studenti di alcuni istituti in Campania, Lazio, Piemonte e Umbria”  ha detto Valeria Fava, responsabile del Coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva (nella foto). “Inoltre abbiamo sottoscritto singoli protocolli di intesa con alcune Regioni, Campania, Sicilia, Marche e Sardegna, per costruire alleanze volte a semplificare l’accesso ai farmaci equivalenti. A questo punto” ha concluso Fava  “crediamo sia necessaria una grande campagna di informazione e comunicazione istituzionale rivolta alla cittadinanza e agli operatori sanitari (medici, farmacisti, infermieri), per superare le resistenze di tipo culturale ma anche gli ostacoli pratici nella domanda e nell’offerta di questi farmaci”,.

Cittadinanzattiva ha presentato al riguardo alcune proposte concrete, negli ambiti della comunicazione e informazione, della formazione del personale e della gestione tecnica della prescrizione. Possono essere agevolmente consultate a questo link.

Meritano un approfondimento conoscitivo anche l’indagine Swg sul rapporto tra italiani e farmaci equivalenti e quella della Scuola superiore S. Anna di Pisa che ha toccato anche il nodo del  differenziale di prezzo versato di tasca propria dai cittadini per ritirare in farmacia il brand invece degli equivalenti.

Oltre ai link forniti a inizio articolo, una scheda che riepiloga entrambe le ricerche è disponibile su questa pagina.

 

 

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