Sarà l’Umbria, la regione maggiormente avvantaggiata sull’occupazione dal Pnrr nel Centro Italia. E’ quanto emerge da uno studio eseguito dalla Fondazione Ifel, l’istituto per la finanza e l’economia locale. A fine piano, l’Umbria registrerà un aumento dell’occupazione pari al +1,39%. Vale a dire che senza il Pnrr avremmo avuto, in quel periodo, l’1,39 percento in meno degli occupati. Nell’area del Centro Italia seguono il Lazio con un +1,11%, le Marche con un +1,08% e la Toscana con un +0,83%.
Un dato, quello nostro regionale, che si attesta al di sotto del dato medio nazionale, che invece registra una crescita dell’occupazione, in Italia, come conseguenza degli investimenti del Pnrr, pari al 1,58%, fortemente influenzato dagli alti numeri di crescita del Sud Italia, dove si registra una maggiore disponibilità di manodopera.
In Calabria, ad esempio è atteso un +2,98% di occupazione, in Sicilia un +2,74%, in Campania un +2,4, in Molise un +2,3, Basilicata 2,1%, Sardegna 1,9% e Abruzzo 1,72% che, se inserito nell’area del Centro Italia succhierebbe il primato all’Umbria. Non paragonabili i dati relativi all’area avanzata del Paese, nel settentrione si prevedono aumenti dell’ 1,33% a Trento, 1,3 in Liguria, 1,21 in Piemonte, 1,02 in Valle d’Aosta, 0,92% in Veneto, 0,75 in Emilia Romagna, 0,74 in Friuli Venezia Giulia, 0,74 in Lombardia, 0,6 percento a Bolzano. Ovviamente aree con maggiore occupazione riflettono, generalmente, meno margini di occupabilità.
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