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«La giostra si è fermata». A Pesaro ma, di fatto, è tutta made in Salerno. Perché il promotore e ideatore della truffa ai danni dell’Unione europea, Oreste D’Ambrosio, è salernitano (anagraficamente residente a Bellizzi, di fatto a Cava de’ Tirreni), come salernitano è il principale istigatore e partecipante agli utili delle condotte illecite, Raffaele D’Ambrosio – difeso dall’avvocato Michele Sarno – residente a Pontecagnano Faiano, e il commercialista Paolo Lucibello – di Salerno città capoluogo – che forniva consulenza e contribuiva alla redazione della falsa documentazione utile per le condotte delittuose.

C’è un quarto indagato Eduardo Cesar Costo Gallardo, argentino residente a Senigallia, amministratore e socio uni di una delle due società finite sotto la lente di ingrandimento dei finanzieri di Pesaro, la Vendre Più srl.

L’altra società è la Tecno Nord Logistica Distribuzioni srl e faceva capo direttmente al principale indagato, Oreste D’Ambrosio. Tre le ordinanze di custodia cautelare personali eseguite nella giornata di martedì, una misura cautelare interdittiva nei confronti di un quarto indagato e sequestri preventivi a carico di tutti oltre che di due società per un ammontare di 490.198,62 euro. Ieri gli interrogatori di garanzia dinanzi al gip del tribunale di Pesaro durante i quali gli indagati hanno risposto alle domande. I provvedimenti sono stati confermati e le difese hanno già annunciato ricorso al Riesame. Le ordinanze ed i decreti sono stati emessi su richiesta dellEuropean Public Prosecutor’s Office (EPPO) di Bologna.

Quindici i casi truffa contestati agli indagati da parte dei finanzieri che sono riusciti a bloccare illecite richieste di finanziamenti pubblici erogati con i fondi del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza per oltre quindici milioni di euro che sarebbero stati stanziati da Simest (società partecipata da Cassa Depositi e Prestiti). Le contestazioni a carico di tutti sono, a vario titolo di truffa aggravata per il conseguimento di fondi pubblici ai danni dello Stato e dell’Unione europea. Ma anche autoriciclaggio, falso in bilancio e malversazione. Secondo l‘ipotesi accusatoria, gli indagati avrebbero utilizzato degli schermi vuoti delle società Vendre Più srl, Tecno Nord Logistica Distribuzioni srl e Commerciale Nord Est srl, conferendo loro un’apparenza di società attive – con la preziosa collaborazione del commercialista Lucibello che provvedeva alla creazione di bilanci e documenti contabili relativi ad attività mai svolte proprio per ottenere i finanziamenti.

La complessa attività condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Pesaro, infatti, ha fatto emergere che tali società riconducibili direttamente o indirettamente ad Oreste D’Ambrosio erano di fatto inesistenti, avevano sedi totalmente fittizie, non avevano alcuna operatività commerciale-finanziaria ed esponevano falsi fatturati milionari e falsi utili d’esercizio sempre in crescita. Gli approfondimenti investigativi hanno portato alla luce ulteriori casi analoghi di agevolazioni pubbliche richieste ed in parte ottenute mediante simili condotte di frode a favore di altre società con sedi legali nelle province di Ravenna e Bolzano.

Le società utilizzate, di fatto, non avevano mai presentato le prescritte dichiarazioni fiscali, alcune addirittura da oltre 20 anni, ma gli indagati si premuravano di creare “a tavolino” almeno due bilanci d’esercizio totalmente falsi che esponevano ricavi milionari, li depositavano telematicamente al Registro Imprese, realizzando così il delitto di false comunicazioni sociali. Presentavano poi a Simest una serie di richieste di finanziamenti – in parte anche a fondo perduto – garantiti dallo Stato e/o con fondi europei, motivandoli con un’asserita volontà di internazionalizzare l’impresa, sviluppare il commercio elettronico o per l’inserimento nei mercati esteri.



 

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