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di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Quasi 2,5 milioni di italiani hanno deciso di vendere casa per scongiurare i costi della riqualificazione energetica imposta dalla direttiva Ue sulle abitazioni green; contemporaneamente 3 milioni di aspiranti acquirenti hanno ristretto la loro ricerca alle sole abitazioni in classe A o B.

Se i numeri diffusi in questi giorni da Facile.it fossero veri, dopo anni di rincari ora l’aumento dell’offerta – da parte di chi vuole sbarazzarsi della vecchia casa prima che sia troppo tardi – potrebbe abbassare i prezzi degli immobili; tuttavia la normativa europea – che secondo la ricerca riguarderebbe circa 5 mln di abitazioni – spingerà ancor più il trend degli affitti brevi, compensando anche in questo caso l’effetto.
Di certo, più che il real estate ne beneficeranno le costruzioni, grazie ai prevedibili rifacimenti edilizi dei prossimi anni; ma anche gli intermediari creditizi vista la possibilità di accendere un mutuo ristrutturazione ad hoc, magari agganciato all’acquisto, oppure un prestito personale, che non richiede ipoteca e rappresenta una soluzione per la clientela già alle prese col rimborso del mutuo residenziale. Secondo un altro comparatore online, MutuiOnline, la convenienza dei mutui “verdi” sarebbe invece scesa ad appena una ventina di cent sul finanziamento ordinario.

Affinché i tassi di mercato calino in maniera sostanziosa per ogni tipologia – sui variabili come sui fissi – bisognerà attendere però che la riduzione del costo del denaro raggiunga almeno 75 centesimi; dunque il 12 settembre – ammesso e non concesso che la Bce proceda con un taglio lineare dello 0,25% a ogni vertice -, con condizioni più economiche per le famiglie a partire quindi dall’inverno. A quel punto rinegoziazioni e surroghe (aumentate di oltre il 61% da gennaio ad aprile) interesseranno anche i contratti a tasso fisso: non farà piacere alle banche, che puntano al fidelizzare gli utenti.
Eppure nei primi 3 mesi del 2024 il ricorso al mutuo è leggermente salito al 38,6% delle transazioni dal 37% del trimestre precedente, pur continuando a registrare 10 miliardi di euro in meno di erogato su base annua. E’ soprattutto per le seconde case, infatti, che gli affari si concludono senza (l’87,9% nel 2023, per Tecnocasa): un dato spiegabile – a nostro avviso – solo con la ricchezza dei compratori/investitori, tra le cui fila crescono non a caso i senior (la quota maggiore, il 26,5%, è compresa tra 55 e 64 anni) e gli stranieri, dotati di un potere d’acquisto ben superiore a quello dei nostri connazionali.

Sempre Facile.it rileva che nei primi 6 mesi dell’anno le richieste online sono cresciute del 15% a/a, con le migliori offerte che partono da un Tan attorno al 2,86% per il fisso e ancora al 4,34% per il variabile. Anche il recente rapporto Assofin-Crif-Prometeia sul credito al dettaglio apprezza una frenata nella discesa del comparto e il minor importo medio richiesto, 125mila euro, indica la volontà dei clienti di limitare al massimo l’esposizione al debito. Del resto se il rapporto rata/reddito è insostenibile la banca non concede il mutuo, da qui il basso livello di deterioramento del settore.
Insomma, secondo diversi esperti il quadro fa ben sperare in un secondo semestre di ripresa per il business.

Gian Battista Baccarini (FIAIP): “Sempre più Auxilia Point nelle Agenzie immobiliari, No alla direttiva Ue Case Green”

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