L’Alleanza progressista dei socialisti e democratici europei (S&D) sono pronti a raddoppiare le loro richieste di garanzie sociali e di un solido sostegno pubblico per affrontare le attuali sfide economiche, proponendo nella loro bozza di piano d’azione una serie di flussi di entrate aggiuntivi per le risorse di finanziamento dell’Unione.
Il piano per il periodo 2024-2029, visionato da Euractiv, sarà reso pubblico giovedì (4 luglio).
Le priorità generali del gruppo S&D in termini di politica economica contrastano nettamente con quelle del Partito popolare europeo (PPE), il più grande gruppo politico del nuovo Parlamento europeo, atteso anch’esso questa settimana. Il gruppo S&D porrà una forte enfasi nel garantire un ruolo continuo per i finanziamenti pubblici a livello UE per affrontare le sfide economiche in corso.
“NextGeneration EU e il suo Recovery and Resilience Facility (RRF) forniscono un supporto di investimento senza precedenti alla trasformazione economica, sociale, digitale ed ecologica in corso dell’UE. L’UE deve creare le condizioni e gli strumenti per garantire sufficienti investimenti privati e pubblici per la sua trasformazione in corso oltre questa data”, afferma il documento.
“Al centro di questo sforzo dovrebbe esserci una capacità di investimento permanente a partire dal 2027, che stimiamo essere pari ad almeno l’1% del PIL annuo dell’UE di finanziamenti aggiuntivi per investimenti pubblici”, si legge nel documento del gruppo.
Questa capacità di investimento, si legge, “dovrebbe avere un ampio raggio d’azione per prevenire un divario di finanziamento nei beni pubblici europei, comprese le transizioni verdi e digitali, l’industria, compresa la produzione di tecnologie pulite, l’energia […] le politiche sociali, climatiche e di adattamento […] e gli investimenti sociali”, afferma la bozza del piano di lavoro, aggiungendo che i fondi a livello dell’UE dovrebbero anche mirare a “colmare l’attuale divario di finanziamento con i principali attori globali, tra cui Stati Uniti e Cina”.
Il gruppo ha inoltre sottolineato che queste risorse “devono essere aggiuntive rispetto a quelle assegnate a una politica di coesione solida e riformata”, e che ciò giustificherebbe pertanto flussi di entrate più ampi per le “risorse proprie” esistenti del blocco.
Il gruppo ha sostenuto che tali flussi aggiuntivi potrebbero essere facilmente reperiti attraverso un trattamento fiscale più efficiente delle plusvalenze, delle transazioni finanziarie e degli utili “inaspettati” delle aziende.
“Il reddito dei lavoratori resta una delle principali fonti di finanza pubblica nell’UE”, ha osservato S&D, al 51,4%. “Nel frattempo, le entrate dalle imposte sul capitale rappresentano solo l’8,5% del PIL. I governi tassano il reddito da capitale meno del reddito da lavoro.
“Diverse iniziative fiscali possono allo stesso tempo contribuire a rendere le società meno diseguali e a fornire nuove entrate pubbliche necessarie per finanziare la transizione a livello nazionale ed europeo, non da ultimo attraverso nuove risorse proprie che rafforzano il bilancio dell’UE”, si legge ancora nel documento visionato da Euractiv.
Contrariamente alla tabella di marcia del PPE per il prossimo mandato, che richiederà una condizionalità di “competitività” su almeno il 70% della spesa dell’Unione europea, il centro-sinistra chiederà che una clausola di “condizionalità sociale” venga aggiunta a tutta la spesa dell’UE, “con la dimensione sociale della spesa dell’UE che diventa un criterio trasversale per tutti i settori politici”.
Inoltre, il gruppo chiederà ai colegislatori dell’UE di mantenere le diverse componenti del bilancio dell’UE “strettamente coordinate, ancorate alla gestione condivisa, alla decentralizzazione […] e a un approccio basato sul territorio”.
Ciò contrasta le recenti pressioni volte a trasformare la spesa agricola e di coesione dell’Unione in un processo di allocazione ex ante simile al RRF, che coinvolge solo la Commissione europea e i governi nazionali, anziché le autorità locali e regionali.
Tra le altre priorità, il gruppo chiederà una direttiva per una transizione giusta “che garantisca meccanismi di sostegno affidabili per i lavoratori vittime del cambiamento economico”, che dovrebbe essere “accompagnata da una riforma del pacchetto di diritto societario dell’UE”.
La bozza del documento elenca anche “un nuovo Green Industrial Act dell’UE in grado di realizzare una reindustrializzazione competitiva e verde dell’Europa basata su posti di lavoro di qualità, prezzi dell’energia accessibili, un piano industriale Green Deal, un ‘BuyGreenandEuropeanAct’ basato sul Net Zero Industry Act […] e un’autonomia strategica avanzata, in particolare nei settori critici”.
*Ulteriori informazioni a cura di Max Griera.
[A cura di Zoran Radosavljevic]
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