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Di rata in rata con il Mezzogiorno, soprattutto dal punto di vista degli investimenti energetici (ma non solo), sempre più protagonista. Il Pnrr che ha appena ottenuto il pagamento della quinta rata, con gli 11,1 miliardi del bonifico staccato da Bruxelles comprensivo anche di due misure relative alla lotta all’evasione fiscale, previste entrambe nella rata successiva, conferma una verità ormai indiscutibile: l’energia del futuro, sia che parliamo di gas sia che ragioniamo di elettricità o di idrogeno, passa inevitabilmente tutta o quasi per le infrastrutture già esistenti o in via di realizzazione nel Sud. E da qui alimenteranno le industrie e le città non solo del Nord ma anche d’Europa visto ormai che la nuova direttrice per la fornitura di energia è Sud-Nord, sia che provenga dall’Africa sia che arrivi via mare dagli Usa (gas liquefatto liquido) dall’Est (il gasdotto Tap dall’Azerbaijan). Un cambio di paradigma che sa tanto di rivoluzione epocale per gli stessi assetti geopolitici dell’area euromediterranea e di cui il Pnrr diventa lo strumento attuativo per eccellenza. Nella sesta rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ad esempio, figura la “linea Adriatica per il gas”, ovvero la realizzazione degli impianti indispensabili a garantire la distribuzione del metano proveniente dal Tap anche lungo la dorsale Adriatica, oggi impedita da ostacoli di natura soprattutto morfologica. Nella settima rata invece è previsto il potenziamento del “Tyrrhenian link”, il progetto gestito da Terna che lo scorso febbraio ha ottenuto un’ultima tranche di finanziamento da 1,9 miliardi da parte della Bei (Banca Europea degli Investimenti) e prevede un doppio collegamento sottomarino per unire Sicilia, Sardegna e Campania per il trasporto di energia elettrica rinnovabile nel Paese. Si tratta di un corridoio elettrico lungo 970 chilometri e 1000 MW di potenza, un progetto di eccellenza infrastrutturale ma soprattutto il più grande mai progettato al mondo per la distribuzione di energia sottomarina.

Difficile insomma non concordare con il ministro del Pnrr, del Sud, della Politica di coesione e degli Affari europei, Raffaele Fitto, quando certifica la spinta del Mezzogiorno al Pnrr: «I dati sul consistente incremento degli investimenti in opere pubbliche che al Sud hanno registrato un tasso di crescita superiore al 50% nel corso del 2023 confermano che siamo pienamente entrati nella fase 2 del Pnrr, quella della concreta messa a terra degli investimenti per dare forma all’Italia di domani». 

Lo stato dell’arte 

È il leit motiv che ha scandito anche la riunione di ieri della Cabina di regia del Pnrr, convocata e presieduta a Palazzo Chigi dallo stesso Fitto, alla presenza dei ministri e dei sottosegretari responsabili, oltre che dell’Anci e dell’Upi, per il monitoraggio e la verifica dello stato di attuazione dei 69 obiettivi della settima rata del Piano. Vale altri 18,2 miliardi di euro e ieri è stato messo a punto, con una procedura ormai collaudata, il cronoprogramma con relative verifiche che precederà la richiesta di finanziamento a Bruxelles che sarà avanzata a dicembre e arriverà nel 2025. «La Cabina di regia di ieri – afferma il ministro assume particolare importanza anche a seguito della presentazione della sesta richiesta di pagamento, pari ad 8,5 miliardi di euro, che abbiamo inviato venerdì scorso, e l’approvazione da parte della Commissione europea, nella giornata di ieri, del pagamento della quinta rata, che ha certificato il raggiungimento di 53 obiettivi, per un importo pari a 11 miliardi di euro. Siamo stati i primi in Europa a richiedere il pagamento della quinta rata e siamo i primi a richiedere anche il pagamento della sesta, confermando il primato dell’Italia negli obiettivi raggiunti e nell’importo complessivo ricevuto». Nella sesta rata, peraltro, il Sud rientra a vele spiegate anche per i progetti di potenziamento della rete ferroviaria, l’ambito operativo più corposo in assoluto tra quelli riservati per il 40% delle risorse al Mezzogiorno, comprendendo opere strategiche come il completamento della Napoli-Bari ad Alta capacità/Alta velocità, i primi due lotti della Salerno-Reggio Calabria, l’Alta velocità in Sicilia con la Palermo-Messina-Catania. 

La settima rata 

Nella settima rata, oltre al Tyrrhenian Link, figurano anche l’installazione di oltre 16.000 colonnine stradali di ricarica per veicoli elettrici, mentre in materia di salute pubblica è prevista l’attivazione di 480 Centrali Operative Territoriali e in materia di Università il conferimento di 55.000 borse di studio agli studenti meritevoli meno abbienti e di 7.200 borse di dottorato. Alle misure legate agli investimenti si aggiungono anche diverse riforme, che sono al centro di un costruttivo confronto con la Commissione europea, come quelle legate alla legge sulla concorrenza, all’entrata in vigore del Testo unico delle rinnovabili, all’efficientamento energetico degli edifici che ospitano le famiglie più vulnerabili, al completamento delle misure per velocizzare i pagamenti della Pubblica Amministrazione, alla revisione della disciplina del servizio civile universale per agevolare la partecipazione dei giovani.
Per continuare a correre c’è però bisogno anche di altro. Dell’aggiornamento, ad esempio, da parte di tutte le Amministrazioni titolari, dei cronoprogrammi sulla piattaforma ReGiS, implementata in questi mesi da milioni di dati che consentiranno di attestare lo stato di attuazione del Piano e il tempestivo conseguimento degli obiettivi. Il pagamento della quinta rata conferma che il rapporto con Bruxelles è solido e autorizza Fitto a guardare al futuro con ottimismo come egli stesso ha puntualizzato ieri pomeriggio al question time della Camera. «Il lavoro congiunto di tutti i soggetti istituzionali responsabili dell’attuazione del Pnrr proseguirà anche nei prossimi mesi con la richiesta delle altre tre rate previste prima della rendicontazione finale nel 2026: un lavoro che, ne sono certo, consentirà all’Italia di essere all’altezza delle sfide dei prossimi anni». 



 

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