(Il pragmatismo di Bhārat e le sfide del mondo – di Marco Palombi)
“Puoi amare Bhārat [i] o non amarla, puoi esser d’accordo con Bhārat o in disaccordo. Ma sicuramente non puoi ignorare Bhārat” (Ram Vadiya)
Non sarà sfuggito a molti il viaggio del Primo Ministro Narendra Damodardas Modi [ii] in Ucraina ed in Polonia.
Durante l’incontro con Volodymyr Zelenskyy, il Primo Ministro indiano ha offerto la sua mediazione “come amico” per favorire la pace in Ucraina. I leader hanno discusso la formula di pace ucraina, che prevede il rispetto della sovranità e l’integrità territoriale, insistendo sul ritiro delle truppe russe. Modi ha sottolineato che il conflitto non può essere risolto sul campo di battaglia, ma solo attraverso il dialogo. L’incontro ha anche toccato temi di cooperazione economica, difesa e tecnologia, con Bhārat che cerca di mantenere una posizione equilibrata tra le parti coinvolte.
Zelenskyy ha definito la visita “simbolica” e “amichevole”, soprattutto considerando che è avvenuta alla vigilia della Giornata dell’Indipendenza ucraina.
Ma Bhārat è legata fortemente alla Russia. Ricordiamo che dopo l’embargo occidentale, al quale non ha aderito, essa è diventata il primo importatore di petrolio dalla Russia. Se prima della guerra in Ucraina Bhārat importava l’1% del suo petrolio dalla Federazione, ora ne importa il 44%.
Cerchiamo di inquadrare questa visita nel contesto del progresso di Bhārat.
Nel 2020, un libro di S. Jaishankar, The India Way: Strategies for an Uncertain World [iii], sottolinea come i cambiamenti globali, in particolare l’ascesa della Cina e la trasformazione del ruolo degli Stati Uniti, richiedano che Bhārat ripensi le sue strategie.
Mi piace citare questo autore, in quanto la sua lucida analisi corrisponde a quanto condiviso dai vertici del think tank Il mondo sta diventando sempre più multipolare e incerto, e Jaishankar evidenzia l’importanza di navigare queste dinamiche con un approccio realistico. L’autore chiede un’analisi lucida delle tendenze globali, integrata con una chiara comprensione degli interessi nazionali di Bhārat, per garantirne la rilevanza strategica.
L’ascesa della Cina rappresenta una sfida significativa per Bhārat, non solo a livello regionale, ma anche in termini di competizione economica e tecnologica globale. Allo stesso tempo, il ruolo degli Stati Uniti sta cambiando, con un’influenza meno univoca nelle dinamiche globali. Questo scenario richiede che Bhārat adotti una strategia più pragmatica, basata su un’attenta valutazione delle alleanze e delle partnership globali.
Inoltre, Jaishankar sottolinea come Bhārat debba saper sfruttare le opportunità offerte da un mondo multipolare, creando nuovi spazi di manovra che le permettano di rafforzare la sua posizione. Questo implica un approccio più flessibile e dinamico, che non sia legato rigidamente ad alleanze tradizionali, ma che sappia adattarsi alle nuove realtà geopolitiche.
L’autore conclude che Bhārat deve abbandonare un idealismo politico ormai superato e concentrarsi su una visione strategica chiara e realistica, che tenga conto delle proprie priorità nazionali e delle sfide globali emergenti. Questa capacità di adattamento e di pragmatismo è, secondo Jaishankar, la chiave per garantire a Bhārat un ruolo centrale nel futuro ordine mondiale.
In effetti, in uno dei primissimi capitoli, S. Jaishankar indica come alcuni degli errori compiuti in passato possano esser particolarmente dannosi per Bhārat, la quale, storicamente, ha fatto troppo affidamento sulla sua reputazione internazionale e immagine morale nel gestire le relazioni estere.
Jaishankar sottolinea che, sebbene Bhārat sia stata riconosciuta come una nazione moralmente forte e diplomatica, questa reputazione non è sufficiente per proteggere i suoi interessi strategici. La storia dimostra che l’immagine globale da sola non ha impedito l’insorgere di minacce regionali, come dimostrato nel conflitto con la Cina nel 1962.
Jaishankar esamina anche come la fiducia nella diplomazia idealistica, senza un supporto pragmatico, abbia portato a errori strategici. L’autore critica la visione utopica che crede che l’adesione di Bhārat a principi morali e la sua capacità diplomatica possano risolvere tutte le sfide geopolitiche. Questo approccio ha spesso portato Bhārat a ritardare decisioni cruciali in materia di sicurezza, compromettendo così la sua posizione strategica. L’esempio del ritardo nello sviluppo del programma nucleare è uno dei casi principali citati.
l’Autore insiste sull’esigenza di un realismo strategico che riconosca la natura concreta delle minacce e delle opportunità geopolitiche. Jaishankar sostiene che le decisioni strategiche di Bhārat dovrebbero essere guidate da una valutazione oggettiva della realtà globale, piuttosto che da un’adesione a dogmi diplomatici o ideali superati. La necessità di bilanciare i principi con la pragmatica azione concreta è cruciale per mantenere la rilevanza di Bhārat nel panorama globale.
Uno dei messaggi centrali è la critica alla tendenza storica di Bhārat a reagire lentamente agli sviluppi globali, confidando troppo nel proprio status internazionale e trascurando la necessità di una proattività strategica. Jaishankar utilizza la metafora storica dei nawab[iv] di Awadh, che persero il loro regno mentre si perdevano in un gioco di scacchi, per illustrare come la mancanza di attenzione verso le realtà strategiche possa portare a perdite significative. L’autore sottolinea che, di fronte alla crescente influenza della Cina, Bhārat non può permettersi di rimanere passiva e deve invece adottare un atteggiamento competitivo.
In un mondo caratterizzato da nazionalismi più accentuati e da un declino del multilateralismo, Bhārat deve abbracciare un pragmatismo strategico che la renda più competitiva. Jaishankar afferma che, invece di sperare che la comunità internazionale riconosca il valore morale di Bhārat, il Paese deve sviluppare una mentalità che non solo risponda alle sfide ma le utilizzi a suo vantaggio. Questo implica un approccio più realistico nei confronti delle relazioni con potenze vicine come la Cina e il Pakistan.
Le relazioni con i suoi vicini, in particolare il Pakistan, devono esser gestite con maggiore chiarezza strategica. Jaishankar critica l’approccio basato sulla speranza di dialogo e riconciliazione con il Pakistan e suggerisce che Bhārat dovrebbe basare la sua politica su un realismo strategico, riconoscendo la natura avversaria della relazione. Questo include la necessità di combinare diplomazia, pazienza strategica e azioni decisive per proteggere gli interessi nazionali.
In un contesto sempre più incerto, con potenze emergenti e una crescente volatilità, Bhārat deve adattare le sue strategie di conseguenza. Questo significa non solo difendere i propri interessi ma anche cercare di espandere la propria influenza.
Narendra Modi è perfettamente conscio di questi principi, che, in parte, sono coerenti con quanto promosso nel think tank di cui fa parte, il Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), un think tank ideologico e culturale particolarmente influente in India. L’RSS è conosciuto per promuovere l’ideologia dell’Hindutva, un’ideologia politica e culturale che promuove l’identità indù come base della nazione indiana. Il termine fu coniato da Vinayak Damodar Savarkar nel 1923 e significa letteralmente “induità” o “essenza dell’essere indù”. L’Hindutva sostiene che l’India dovrebbe essere una nazione fondata su valori, cultura e identità indù. Questo think tank ha avuto un ruolo centrale nella formazione di vari leader politici indiani, tra cui, appunto, Modi.
La centralità degli interessi dell’India, quindi, è alla base delle azioni del Primo Ministro Modi.
Ma quali sono questi interessi, nei Paesi recentemente visitati?
L’India dipende ancora in modo significativo dalla tecnologia militare di origine russo-sovietica [v]. Circa il 70% dell’equipaggiamento dell’Aeronautica Indiana proviene dalla Russia, inclusi i caccia Sukhoi Su-30MKI, che costituiscono 14 dei 30 squadroni attivi, e i MiG-29 e MiG-21. L’esercito indiano è ancora più legato a questa dipendenza: circa il 90% del suo equipaggiamento è di origine russa, con i carri armati T-72 e T-90 che rappresentano la spina dorsale delle sue forze corazzate. Anche la Marina indiana utilizza molti sistemi russi, come i cacciatorpediniere della classe Rajput e sottomarini della classe Kilo. Tuttavia, l’India sta cercando di ridurre gradualmente questa dipendenza attraverso diverse strategie.
L’iniziativa “Make in India” promuove la produzione locale di armi e componenti. Ad esempio, i carri armati T-90 vengono assemblati in India sotto licenza, anche se senza trasferimento di tecnologie avanzate.
Negli ultimi anni, le importazioni dalla Russia sono scese dal 76% (nel periodo 2009-2013) a circa il 36% nel periodo 2016-2020. L’India ha aumentato gli acquisti da altri paesi, come Stati Uniti, Francia e Israele, per ridurre la dipendenza esclusiva da Mosca.
L’India sta anche esplorando nuove collaborazioni, come la produzione congiunta di fucili AK-203 e la cooperazione con l’Ucraina per la manutenzione e modernizzazione dei sistemi sovietici.
Attualmente, tuttavia, Bhārat dipende fortemente da pezzi di ricambio provenienti da Russia, Ucraina e Polonia per mantenere operativi i suoi sistemi militari, inclusi aerei come i Sukhoi e MiG-29 e carri armati come i T-90 [vi].
Prima della guerra, l’India importava componenti chiave dall’Ucraina da produttori come Motor Sich (motori per elicotteri) e Antonov (parti per aerei da trasporto). Nel 2020, il valore totale delle importazioni di pezzi di ricambio dall’Ucraina per armamenti era di circa 90 milioni di dollari. Con l’inizio della guerra, questo valore è crollato a 31,51 milioni di dollari entro il 2023. Le forniture più colpite includono motori aeronautici, turbine per navi e componenti elettronici avanzati per radar, ora difficili da ottenere.
Le importazioni dall’Ucraina verso l’India includevano:
- Motori aeronautici: Forniti da Motor Sich, utilizzati per elicotteri Mi-17 e Mi-24, cruciali per operazioni dell’esercito indiano.
- Parti per aerei da trasporto: Come motori e sistemi avionici per gli An-32, importati da Antonov.
- Turbine navali: Prodotte da Zorya-Mashproekt, essenziali per i cacciatorpediniere e le fregate della Marina indiana.
Il valore complessivo di queste importazioni è calato drasticamente dai circa 90 milioni di dollari pre-conflitto a circa 31,51 milioni di dollari nel 2023 a causa delle interruzioni produttive legate alla guerra.
L’impatto della carenza di pezzi di ricambio dall’Ucraina sulle forze armate indiane è notevole, soprattutto per gli elicotteri Mi-17 e Mi-24, che sono coinvolti nel 60% delle operazioni logistiche e di combattimento. Le turbine navali prodotte da Zorya-Mashproekt, che alimentano cacciatorpediniere e fregate, hanno visto un calo di disponibilità di oltre il 40%, compromettendo la capacità operativa della Marina. Questo ha portato a ritardi nella manutenzione e a una riduzione del 25% dell’efficienza complessiva dei mezzi schierati.
Da una parte abbiamo quindi la necessità di un approccio pragmatico e multi-allineato, basato su una valutazione realistica delle dinamiche globali. Questo si riflette nella capacità dell’India di gestire relazioni complesse con potenze rivali come Russia e Stati Uniti. Dall’altra abbiamo l’RSS, che indica come Bhārat debba riaffermare la propria identità, sostenendo l’autonomia strategica nazionale, ma anche valorizzando i rapporti con potenze favorevoli ai suoi ideali culturali.
La visita di Modi in Ucraina ed in Polonia dopo il controverso incontro con Putin, nel quale ha abbracciato il leader russo, si colloca esattamente in questa strategia di bilanciamento.
L’incontro in Ucraina avviene nel contesto di relazioni tese, e l’accento posto sulla “sovranità e integrità territoriale” risponde alla visione pragmatica di Jaishankar, cercando di presentare l’India come un attore diplomatico neutrale e responsabile.
Polonia e Ucraina sono strategiche per l’approvvigionamento delle forniture militari dell’India. La Polonia, con la sua esperienza sui sistemi dell’era sovietica, è un partner ideale per la manutenzione delle infrastrutture militari indiane, mentre l’Ucraina è cruciale per la produzione di componenti avanzati.
In sintesi, la visita di Modi non è semplicemente un gesto simbolico, ma un tassello di una strategia più ampia che tiene conto delle dinamiche regionali e globali. Riflette il mix tra pragmatismo e identità nazionale, dove l’India cerca di consolidare la sua posizione di potenza autonoma e responsabile, mantenendo la flessibilità necessaria per navigare in un mondo multipolare.
[i] Bhārat è un nome ufficiale e storico per l’India, usato in molte lingue indiane, tra cui l’hindi e il sanscrito. Il termine ha profonde radici culturali e storiche ed è menzionato negli antichi testi indiani come il MahaBhārata e i Puranas. Bhārat deriva da un antico re, Bhārata, considerato un antenato leggendario nella tradizione indiana. Mentre “India” è il nome più comunemente utilizzato a livello internazionale, “Bhārat” viene spesso impiegato nel contesto di affermazioni nazionalistiche e culturali che evidenziano l’identità indigena del paese.
[ii] Il nome completo di Narendra Modi ha significati specifici radicati nella lingua e nella cultura indiana:
– Narendra: È una combinazione di due parole sanscrite: “Nara” (che significa uomo o essere umano) e “Indra” (il re degli dèi nella mitologia indù). Insieme, “Narendra” si traduce in “leader degli uomini” o “re degli uomini”.
– Damodardas: Questo nome composto deriva da “Damodar”, un altro nome per il Signore Krishna, ed è composto dalle parole sanscrite “dama” (corda) e “udara” (stomaco). Il suffisso “das” significa “servitore” in sanscrito, quindi “Damodardas” si traduce in “servitore di Damodar” (o Signore Krishna). Inoltre, è comune in Gujarat e in molte parti di Bhārat includere il nome del padre come secondo nome; in questo caso, Damodardas era anche il nome del padre di Modi.
– Modi: È un cognome comune in Gujarat, associato a comunità orientate al commercio, e fa riferimento a qualcuno coinvolto nel commercio o negli affari.
Quindi, Narendra Damodardas Modi può essere interpretato come “il leader degli uomini che è un servitore del Signore Krishna.”
[iii] Jaishankar, S., 2020. The India Way: Strategies for an Uncertain World. HarperCollins Publishers.
Wikipedia, 2024. S. Jaishankar. Available at: https://en.wikipedia.org/wiki/S._Jaishankar
The Diplomat, 2020. Jaishankar’s Six Needles: Indian Foreign Policy ‘The India Way’. Available at: https://thediplomat.com
[iv] Il termine “nawab” si riferisce a un titolo nobiliare utilizzato in passato nel subcontinente indiano per designare un governatore o un sovrano musulmano sotto l’Impero Moghul. In contesti storici e letterari, viene talvolta tradotto come “nababbo”. Tuttavia, il termine conserva spesso la sua forma originale anche in italiano, soprattutto quando si parla di figure storiche specifiche o di contesti locali indiani.
[v] – Drishti IAS, 2021. Indian Military Dependence on Russian Equipment. Available at: https://www.drishtiias.com .
– Institut Montaigne, 2021. Indian Military Dependence on Russia. Available at: https://www.institutmontaigne.org .
– Deagel, 2024. India – Country Overview. Available at: https://deagel.com/Country/India .
[vi] Defense News, 2023. Ukraine war impacts spare parts supply for Indian military: Army chief. Disponibile su: https://www.defensenews.com
Trading Economics, 2024. India Imports of arms and ammunition, parts and accessories from Ukraine. Disponibile su: https://www.tradingeconomics.com
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