Nel corso degli ultimi anni, molti team di Formula 1 hanno incrementato il numero di test, ma non con le auto attuali, bensì con le monoposto che hanno almeno due anni alle spalle.
Il regolamento della Formula 1, infatti, prevede più tipologie di test: da una parte quelli con le auto della stagione in corso, che sono limitati a poche sessioni concordate tra tutti team, e quelli con monoposto che hanno già almeno due anni rispetto al campionato corrente, rientrando così nei TPC (Test Previous Cars). I test delle vetture TPC non hanno limiti per quanto riguarda chilometraggio, location e numero di giorni in cui provare la monoposto, il che le rende uno strumento ideale per dare l’opportunità a giovani piloti di allenarsi e prendere confidenza con una vera macchina direttamente in pista.
Secondo quanto appreso da Motorsport.com, tuttavia, le scuderie di Formula 1 stanno discutendo per limitare anche il numero di test con le vetture a effetto suolo che rientrano nella categoria TPC, in modo che non si venga a creare una guerra tra le squadre nel 2025.
Andrea Kimi Antonelli, Mercedes W13
Foto di: Davide Cavazza
Con la griglia di partenza della F1 sempre più competitiva e sempre più vicina al limite in termini di nuove soluzioni aerodinamiche, il focus si sposta soprattutto sulla messa a punto dei setup meccanici. Per quanto chiaramente ogni macchina abbia delle sue caratteristiche specifiche, i team hanno compreso che i test con le vecchie vetture possono comunque rappresentare un potenziale vantaggio per provare qualcosa di differente, in modo da avere anche un confronto con alcune idee provate al simulatore.
Secondo quanto previsto dal regolamento, nelle TPC rientrano quelle monoposto che hanno girato in “uno qualsiasi dei tre anni solari che cadono immediatamente prima dell’anno solare che precede l’anno del campionato”. Ciò significa che per il 2024 i team hanno potuto usare nei test anche le vetture del 2022, le prime della generazione a effetto suolo, quindi più vicina alle macchine attuali.
Alcuni team stanno sfruttato le vecchie vetture proprio per aiutare a preparare i giovani piloti, sia in vista di un possibile debutto in Formula 1, come accaduto con Andrea Kimi Antonelli sulla W13 del 2022 che per Jack Doohan sulla Alpine A522, ma anche per accumulare chilometri utili per il lavoro al simulatore, come successo per Artur Leclerc e Oliver Bearman in casa Ferrari, il quale ha avuto modo di girare con la F1-75.
Altre squadre, invece, hanno sfruttato l’opportunità di far girare le loro vetture 2022 per ottenere vantaggi più ampi durante la stagione. L’esempio migliore è quello della Red Bull che, prima del Gran Premio di Spagna, ha riesumato la RB18 per far girare Max Verstappen a Imola, tracciato su cui la RB20 di quest’anno aveva mostrato dei limiti nell’aggredire i cordoli. Le regole sono piuttosto restrittive su cosa può essere modificato dell’auto precedente, tanto che non sono consentiti sensori, strumentazioni o software di prova che possano in qualche modo fornire informazioni relative alle vetture del campionato in corso.
Max Verstappen, Red Bull Racing RB18
Foto di: Andy Hone / Motorsport Images
Tuttavia, le modifiche all’assetto sono permesse, il che può rivelarsi prezioso dato che le vetture attuali spesso lavorano in una finestra molto ristretta e ciò permette comunque di esplorare qualche soluzione alternativa.
L’obiettivo di quello specifico test, come spiegato poi anche dalla stessa scuderia anglo-austriaca, era quello di contribuire ad aumentare la comprensione dei problemi a livello meccanico che influenzavano negativamente il comportamento della vettura, effettuando un paragone con una vettura più vecchia. Un problema di cui il tre volte campione del mondo si lamentava da tempo, per cui Red Bull ha sfruttato l’opportunità per sperimentare qualcosa di diverso.
Le potenziali opportunità di sviluppo offerte da questo tipo di prove hanno messo in allarme i team rivali e Motorsport.com ha appreso che l’argomento è stato affrontato durante l’ultima riunione della F1 Commission prima della pausa estiva. Alcune squadre stavano infatti pensando di espandere il proprio programma con le vecchie vetture dando maggior costanza all’azione in pista, in modo da eseguire test con personale personalizzato per il 2025.
Tuttavia, il timore era che si venisse a creare una vera e propria guerra anche al di fuori della pista, specie tenendo a mente che non tutte le squadre possono permettersi di far girare le vecchie vetture con una certa regolarità. Per questo le scuderie hanno parlato della possibilità di porre un freno anche alle prove con le vetture TPC, categoria in cui dal prossimo anno dovrebbero rientrare anche le vetture 2023. I colloqui sono ora in corso tra i team e la FIA a livello di Comitato Consultivo Sportivo, con la probabilità che diversi elementi chiave saranno aggiunti ai regolamenti del prossimo anno.
Arthur Leclerc, Ferrari
Foto di: Davide Cavazza
Sebbene non sia stata presa alcuna decisione definitiva, l’idea di base sarebbe quella di porre dei limiti su più aspetti, a partire dal fatto che non si possa scendere in pista su nessun circuito in calendario nei 60 giorni che precedono lo svolgimento del Gran Premio su quella stessa pista. Inoltre, sul tavolo c’è la proposta di ridurre a soli quattro giorni (o 1000 chilometri in totale) di prove per i piloti ufficiali, con un potenziale limite di 20 giorni totali consentiti per i test TPC della stagione, dando così comunque modo a giovani piloti e addetti al simulatore di girare per accumulare esperienza.
Proprio da questo punto di vista, il team principal della Ferrari Fred Vasseur ha spiegato quanto sia fondamentale provare a dividere i test con le vetture precedenti per aiutare i rookie a fare esperienza e i test volti a migliorare la comprensione della vettura e lo sviluppo. È chiaro che, in realtà, anche i piloti al simulatore e i giovani piloti potrebbe ritornare utili per comprendere qualcosa in più della macchina, ma non si vuole togliere l’opportunità ai rookie di poter girare con maggior costanza, date le poche opportunità previste durante l’anno.
“Si possono differenziare i TPC (Test of Previous Cars) che si fanno con i piloti ufficiali perché questo, per me, è più un lavoro di sviluppo, specie quando si fa un TPC una settimana prima di una gara”, ha detto Vasseur.
“Non mi sto lamentando di loro [Red Bull]. È previsto dal regolamento e va benissimo, ma è più sviluppo che altro. Se dobbiamo controllare, dovremo dividere i due aspetti: I giorni che facciamo con i nostri piloti e i giorni che facciamo con i nostri piloti non ufficiali”.
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