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Il diritto di immagine è lo sfruttamento a fini economici dell’immagine di un artista, un attore o uno sportivo a scopo promozionale. I brand, per promuovere prodotti o servizi, sono disposti a pagare delle somme per far indossare dei capi o parlare di prodotti ad alcuni personaggi famosi. Lo sfruttamento della popolarità di un personaggio, che si esplica con lo sfruttamento economico del diritto di immagine, deve essere gestito in maniera corretta dal punto di vista fiscale.

Ma cerchiamo di capire nel dettaglio cosa sia il diritto di immagine e come viene utilizzato nella pubblicità e a livello promozionale.

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Diritto d’immagine, di cosa si tratta

Quando si parla di diritto di immagine di uno sportivo o di una qualsiasi celebrità ci si riferisce ai diritti personali di proteggere gli usi non autorizzati dell’immagine di una determinata persona, che può controllarne e limitarne l’uso commerciale.

Il diritto all’immagine – soprattutto nel mondo dello spettacolo e dello sport – ha un grande valore, che può essere facilmente sfruttato economicamente. Atleti, attori, cantanti e le celebrità hanno la possibilità di sfruttare la propria immagine per scopi pubblicitari. Molto pragmaticamente il diritto di immagine consiste nell’utilizzare a fini promozionali il volto e la voce di un determinato personaggio negli annunci per promuovere un marchio, un prodotto o un videogioco. L’utilizzo dell’immagine può essere effettuato in un qualsiasi contesto commerciale.

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A proteggere il diritto di immagine è la legge sulla privacy e la legge sul diritto d’autore. Nel momento in cui il volto e la voce di un qualsiasi personaggio dovessero essere utilizzati senza il suo consenso, si è davanti ad una vera e propria violazione che può determinare una causa legale.

Ad ogni modo alcune limitazioni vengono imposte a questo diritto: l’uso dell’immagine di una persona può essere utilizzata a scopi di informazione, per la critica o la satira. Purché la persona sia una figura pubblica e l’immagine venga utilizzata per un discorso pubblico.

Diritto di immagine, in cosa consiste lo sfruttamento economico

Si viene a determinare lo sfruttamento economico del diritto d’immagine nel momento in cui viene generato un profitto. Nel mondo dello spettacolo e nello sport questa è una prassi consolidata: i personaggi pubblici, infatti, hanno un grande valore commerciale. È normale che musicisti, sportivi ed attori decidano di vendere o concedere in licenza la possibilità di sfruttare commercialmente la propria immagine.

Un qualsiasi personaggio famoso, infatti, è in grado di rappresentare un forte richiamo per molte aziende, che sono disposte a pagare per poter sfruttare la loro immagine. Gli esempi di uso dell’immagine sono trasversali e non interessano unicamente il mondo dello sport o dello spettacolo, ma interessano anche gli influencer e gli youtuber, che possono essere reclutati per promuovere degli oggetti o dei marchi.

La cessione del diritto di immagine può costituire un’importante fonte di reddito per la maggior parte delle celebrità. Ma è necessario gestire con attenzione questa attività e, soprattutto, fare in modo che qualsiasi uso dell’immagine sia realmente autorizzato e conforme agli accordi di licenza.

Cosa prevede la disciplina civilistica

Il codice civile prevede che il diritto di immagine rientri nella categoria del diritto della personalità. Il diritto al suo sfruttamento economico rientra nella ben più ampia disciplina sul diritto d’autore, che vieta l’esposizione, la riproduzione o la vendita di un ritratto o dell’immagine senza che venga dato un preventivo consenso.

La cessione del diritto d’immagine, in alcuni casi, si realizza attraverso la sottoscrizione di un contratto di sponsorizzazione. Un determinato soggetto può, ad esempio, prestare la propria immagine e la propria voce per reclamizzare un qualsiasi evento o un determinato prodotto. L’organizzatore o il proprietario del brand, a questo punto, versano un corrispettivo per l’utilizzo dell’immagine.

Quando vengono sottoscritti dei contratti di sponsorizzazione è prevista un’esclusiva per il settore merceologico. Questo significa che, all’interno del contatto, può essere inserita una clausola che vieta al personaggio di sottoscrivere degli ulteriori contratti di sponsorizzazione per dei prodotti in concorrenza. Eventuali violazioni di questi accordi può determinare la risoluzione del contratto e determinare la richiesta di eventuali risarcimenti dei danni subiti.

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Ricordiamo che un contratto di sponsorizzazione costituisce a tutti gli effetti un accordo legale tra due parti, nella quale una delle due versa all’altra un compenso per la fornitura di un servizio (nello specifico la cessione del diritto di immagine).

Come viene tassa la cessione del diritto d’immagine

Lo sfruttamento del diritto di immagine rientra a tutti gli effetti tra i redditi di lavoro autonomo o tra i redditi diversi, nel caso in cui non vengano espletati nel corso dell’esercizio delle attività commerciali.

Il diritto d’immagine costituisce per uno sportivo o un artista un importante elemento immateriale per lo svolgimento dell’attività artistica e professionale. Fatta questa premessa, è necessario aggiungere che questi compensi devono essere percepiti attraverso la partita Iva: deve essere emessa una fattura.

Per la determinazione del reddito professionale si deve fare riferimento al criterio di cassa. Il reddito di lavoro autonomo, in altre parole, si viene a determinare ogni anno come differenza che intercorre tra:

  • i compensi o i ricavi che vengono percepiti nel corso della propria attività professionale, nella quale sono compresi anche i diritti di immagine;
  • le spese che il contribuente deve sostenere nel corso del periodo d’imposta.

Ritenuta di acconto, l’obbligo di applicazione

I soggetti fiscalmente residenti in Italia – nel momento in cui abbiano assunto la veste di sostituto d’imposta – devono applicare le ritenute. L’aliquota è pari al 20%, che deve essere applicata nel momento del pagamento: sale al 30% nel caso in cui il percipiente non sia residente nel nostro paese.

Quando il soggetto che eroga il compenso è residente fiscalmente all’estero e l’artista che percepisce il compenso è in Italia, quest’ultimo è tenuto ad autoliquidare l’imposta dovuta direttamente con la dichiarazione dei redditi.

Cessione del diritto d’autore

Con la risoluzione n. 255/E/2009, l’Agenzia delle Entrate ha specificato che nel caso in cui l’attività dello sportivo o dell’artista non sia esercitata sotto forma di lavoro autonomo, è possibile assoggettare gli importi percepiti a tassazione separata.

Gli importi dovranno essere gestiti all’interno nel quadro RM del Modello Redditi Persone Fisiche, nella sezione II. Questa rimane comunque un’opzione, restando ferma la possibilità di tassazione del reddito secondo le aliquote ordinarie Irpef.





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