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Continua – giustamente – a tenere banco il braccio di ferro tra
il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti e
l’Associazione Esodati del Superbonus che, dopo
l’incontro dello scorso giugno al MEF, durante il quale sono state
discusse tutte le problematiche legate ai c.d. “crediti
incagliati“, non ha avuto alcun seguito, sebbene sia anche
stato consegnato un dossier con delle richieste ben
precise.
Crediti incagliati: gli Esodati del Superbonus scrivono a
Giorgetti
Nasce da qui il nuovo appello dell’Associazione, che invita il
Ministro a risposte chiare e certe: “Abbiamo apprezzato molto
la disponibilità e l’impegno del Ministro e dei suoi cinque
collaboratori che, con responsabilità e competenza, hanno
ascoltato, discusso con noi e preso l’impegno di comunicarci
possibili modifiche del Decreto-Legge del 29 marzo
2024, n. 39, convertito con legge 23 maggio
2024, n. 67,”.
Richieste motivate dal fatto che il Decreto ha avuto un
effetto impattante e distruttivo su migliaia di
cittadini, imprese e professionisti “colpendo in modo coattivo
e con effetti retroattivi anche i crediti già generati”. Come
spiegano gli Esodati, la più grave anomalia è proprio l’effetto
retroattivo, a causa del quale Poste Italiane e le poche banche che
ancora acquistavano crediti, hanno bloccato le pratiche in corso
anche nei casi in cui avevano già approntato i contratti.
Si evidenzia quindi che chi ha sostenuto spese nel 2023 in molti
casi ha cercato di effettuare tutti i pagamenti entro dicembre di
quell’anno per ottemperare a delle scadenze fissate dallo stesso
Stato, che poi invece ha impedito la cessione dei crediti maturati.
Chi non è riuscito a cedere il credito entro il 4 aprile
2024, a causa del divieto di cessione
delle rate residue, ha perso l’intero beneficio residuo maturato
perché impossibilitati sia a cedere che a detrarre.
Le richieste dell’Associazione
Si ribadisce quindi l’urgenza di:
- ripristinare la cessione delle rate residue
dei crediti dei bonus edilizi; - consentire la remissione in bonis per
salvaguardare i diritti dei contribuenti che, pur avendo tutti i
requisiti per accedere alle agevolazioni, per non aver presentato
la comunicazione nei termini oppure per averla presentata con
errori sostanziali, si trovano a perderle in toto; - consentire anche a chi ha sostenuto spese nel 2023 di poter
scegliere se portarle in detrazione in quattro o in dieci
anni, analogamente a quanto concesso per le spese 2022. Si
tratta di una previsione utile ad aiutare chi ha bassa capienza
fiscale, permettendo di detrarre annualmente una parte più piccola
di crediti e ad evitare di perdere la parte eccedente rispetto a
quanto potrebbero detrarre in quattro anni; inoltre la diluizione
in 10 anni sarebbe vantaggiosa anche per le casse dello Stato.
Continua l’Associazione nel ribadire come l’effetto retroattivo
del Decreto sia stato un errore, “che va non solo contro gli
interessi dei cittadini, ma mina anche la fiducia nelle istituzioni
e nel sistema legislativo. Il Ministro, il Mef, il Parlamento, la
Commissione Finanze devono tutelare i diritti degli esodati e
l’integrità di un sistema che dovrebbe proteggere e promuovere il
diritto e l’equità”.
Da qui l’appello al riesame della situazione “per dare un
futuro a tante famiglie e imprese e che possa garantire integrità e
giustizia, promovendo un decreto urgente, anche in vista della
scadenza fiscale del 30 settembre per presentare la dichiarazione
dei redditi (730)”.
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