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Ancora un record negativo per il debito mondiale. È quello raggiunto alla fine del secondo trimestre, quando – secondo l’ultimo rapporto Global Debt Monitor dell’Institute of International Finance (IIF) – è stato toccato il livello record di 312 mila miliardi di dollari (+2,1 mila miliardi di dollari nel primo semestre), trainato dai prestiti di Stati Uniti e Cina. Si tratta di un nuovo massimo storico, dopo che i dati precedenti sono stati rivisti al ribasso.
Unica nota positiva: l’aumento di 2,1 miliardi di dollari registrato quest’anno fino a giugno si confronta con gli 8,4 trilioni di dollari della prima metà del 2023, secondo i dati dell’IIF. Oltre alla Cina e agli Stati Uniti, anche l’India, la Russia e la Svezia hanno aumentato il loro debito, mentre altri Paesi europei e il Giappone hanno registrato un notevole calo, secondo il rapporto.
Debito pubblico mondiale in corsa
E il peggio deve ancora venire. Almeno sul fronte del debito pubblico, che a livello globale, pare destinato a crescere a ritmi sostenuti: si passerà dall’attuale livello di 92.000 miliardi di dollari a 145.000 miliardi di dollari entro il 2030 e raggiungerà i 440.000 miliardi di dollari entro il 2050.
“Con il nuovo ciclo di allentamento della Fed che dovrebbe accelerare il ritmo di accumulo del debito globale, una preoccupazione significativa è l’apparente mancanza di volontà politica di affrontare i crescenti livelli di debito sovrano sia nelle economie mature che in quelle emergenti”.
Una buona parte dei prestiti è stata determinata dalla transizione energetica a fronte dei cambiamenti climatici, che si prevede rappresenteranno oltre un terzo dell’aumento previsto entro il 2050.
“Questo pone sfide significative, poiché molti governi stanno già destinando una quota crescente delle loro entrate alle spese per interessi”, si legge nel rapporto.
Debito/Pil ai minimi del 2018 nelle economie sviluppate
Nel frattempo, il rapporto debito/PIL globale – un indicatore della capacità di ripagare il debito rispetto alla produzione – si è stabilizzato intorno al 327%-328%, con numeri di produzione in parte sostenuti da un’impennata dell’inflazione. Nei mercati sviluppati, questo rapporto ha raggiunto il livello più basso dal 2018, grazie al calo dei prestiti delle famiglie e delle imprese non finanziarie. Al contrario, i mercati emergenti hanno visto il loro rapporto debito/PIL raggiungere un nuovo massimo di oltre il 245% del prodotto, più di 25 punti percentuali in più rispetto a prima dei blocchi legati al COVID.
Allarme default nelle economie in via di sviluppo
Parlando di debito pubblico, l’ultima edizione del Chief Economists Outlook del World Economic Forum ha evidenziato che la maggioranza degli economisti intervistati ritiene che il debito pubblico costituisca una minaccia alla stabilità macroeconomica sia nelle economie avanzate (53%) ma soprattutto in quelle in via di sviluppo (64%). Inoltre, quasi il 40% dei capi economisti prevede un aumento dei default nelle economie in via di sviluppo nel corso del prossimo anno.
“Guardando all’anno prossimo, la maggioranza degli intervistati rileva che le attuali dinamiche del debito mineranno gli sforzi dei governi per stimolare la crescita e lasceranno i Paesi poco preparati alla prossima recessione economica”, si legge nel report, in cui si evidenzia che ‘la difficile posizione fiscale in cui si trovano molti Paesi significa che probabilmente faticheranno a prepararsi ai numerosi cambiamenti strutturali in corso, tra cui la transizione energetica, i cambiamenti demografici e l’evoluzione delle esigenze di sicurezza nazionale’.
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