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Mandare gli adolescenti tra i 15 e i 16 anni a lavorare con i voucher in bar, ristoranti, negli alberghi o per i balneari, nelle «città turistiche e nelle località montane». Lo prevede una proposta di legge della Lega, primo firmatario Andrea Dara con il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari e una decina di deputati. Un provvedimento composito, ma esemplare, che gioca su diversi piani repressivi ed è coerente con l’ideologia securitaria del partito di Salvini.
Il testo rilancia la polemica contro le «vacanze troppo lunghe» degli studenti a scuola; cerca di estendere e di sistematizzare l’alternanza scuola-lavoro per tutto il periodo estivo; propone un’alternativa capestro ai genitori che non hanno i soldi per pagare le vacanze dei figli; prolunga e completa il senso delle ordinanze municipali «per il decoro» e «anti-bivacco» perché i giovani che affrontano la «solitudine» estiva in città possono radunarsi e assumere «comportamenti e consumi sbagliati e dannosi». Nel testo c’è anche un’allusione alla lotta contro le «baby gang» la cui formazione sarebbe responsabilità del «lungo periodo di sospensione scolastica e di vacanza» che metterebbe a rischio l’«incolumità pubblica».
La proposta andrebbe letta in continuità con una proposta fatta nel 2022 dal ministro dell’istruzione Valditara (Lega): mandare i giovani «Neet» ai lavori socialmente utili.
In questa cornice ideologica la Lega ha inserito l’antica passione per i voucher e l’ha adattata al lavoro minorile. Il problema, in effetti, è noto anche ai promotori della proposta di legge. Per risolverlo è stato pensato di chiedere l’autorizzazione ai genitori per darli in custodia agli imprenditori che li sfrutterebbero con i «buoni lavoro».
L’ultima frontiera dello Stato etico al servizio delle imprese.
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