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Blueat è il progetto di pescheria sostenibile lanciato da 5 imprenditrici italiane per gestire la presenza nel Mar Mediterraneo di specie aliene, a partire dal granchio blu
5 ragazze, il granchio blu e il progetto Blueat
Per le cinque ragazze che hanno creato l’azienda Mariscadoras il granchio blu è l’opportunità per lanciare un business interessante, circolare e sostenibile. L’azienda ha avviato il progetto Blueat, una serie di prodotti alimentari a base di granchio blu che esportano con successo al di là dell’oceano. Mariscadoras ha vinto il premio Med Best Environmental Awards al MED FEST di Cagliari. Matilda Banchetti ci racconta il successo di un’idea
Come si chiama la vostra azienda?
L’azienda si chiama Mariscadoras srl benefit, il nostro progetto Blueat, la pescheria sostenibile. Il nome viene dalle donne che raccolgono vongole e molluschi in Galizia: disprezzate dai pescatori, si sono associate e lottano per la parità di genere.
Quando è nato il progetto Blueat?
Nel 2021, quando Carlotta, una delle cinque fondatrici del progetto e biologa marina, attraverso un’attività di citizen science e insieme ad altri ricercatori ha capito che il granchio blu era un problema da risolvere.
Ogni giorno i pescatori trovavano nelle reti enormi quantità di granchi blu che buttavano perché non avevano mercato.
Il progetto Blueat ha l’obiettivo di sfruttare il granchio blu e cercare di inserirlo nella nostra tradizione gastronomica.
Prima ha accennato che Mariscadoras è una società benefit.
Il nostro obiettivo è lavorare portando un beneficio all’ambiente riequilibrando l’ecosistema. Infatti la presenza del granchio blu ha alterato l’equilibrio dell’ecosistema. Anche per questo siamo società benefit.
Da un punto di vista commerciale ed economico, avete raggiunto risultati soddisfacenti?
Il primo anno è stato soprattutto di spesa. Da luglio dell’anno scorso ha preso il via il business vero è proprio.
Abbiamo cominciato a spedire container di granchio negli Stati Uniti, a vendere nei principali supermercati in Italia e nel settore Ho.Re.Ca (hotel, restaurant, cafè).
Per dare dei numeri, da luglio a dicembre dello scorso anno abbiamo fatturato 500mila euro. Quindi siamo abbastanza soddisfatte e ci aspettiamo di crescere.
Mi sembra di capire che il mercato è principalmente estero.
Il mercato è soprattutto perché lì c’è una domanda forte, tanto alta da venire a cercare il granchio blu in altri Paesi. Però sta crescendo anche il mercato italiano e nel settore della grande distribuzione è molto apprezzato.
Chiaramente si tratta di prodotti molto diversi, perché in Italia il granchio blu intero crudo non è nella nostra tradizione. Invece i prodotti che vendiamo – polpette, maionese, sughi pronti – stanno riscuotendo un buon successo.
Lavorate solo nel campo alimentare o ci sono altri impieghi per il granchio blu?
Uno dei nostri obiettivi è l’economia circolare. Cerchiamo di non sprecare niente e riutilizziamo gli scarti per creare materiali biocompostabili.
Dal chitosano, una proteina presente nel carapace, realizziamo dei film compostabili per arrivare a produrre il packaging del prodotto 100% sostenibile.
Da chi è composto il team di Mariscadoras?
Siamo cinque ragazze, con competenze diverse: una biologa, una business specialist laureata in economia, una chef, un’antropologa esperta di bandi europei e io che sono ingegnere gestionale.
Quali sono i fondi europei a disposizione?
Ci sono bandi per l’innovazione e l’imprenditoria femminile, non è facile partecipare, scriverlo bene e riuscire a ottenere i fondi. Ma ci stiamo provando.
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