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In dieci anni, dal 2013 al 2023, la Campania è passata da 70 Start up innovative a circa 1.470 (dato Ambrosetti). È la prima in Italia per tasso di crescita delle stesse (+55,5%) ma soprattutto è al comando della classifica delle regioni per numero di titolari di imprese individuali con meno di 35 anni (11,3% contro l’8,7% della media nazionale, al 2023, anche stavolta il dato è di Ambrosetti). Un caso isolato nel Mezzogiorno? Non proprio. Perché dietro la Campania c’è gran parte del Mezzogiorno. La Calabria (11%), la Sicilia (10,1%), la Puglia (9,9%) e la Basilicata (9,1%) hanno tutte medie superiori a quella italiana e occupano i primi 5 posti della classifica (la Lombardia, per dare un termine di paragone, è al 7,9%). Si può dire che nel caso della Campania è quasi una conseguenza di un altro primato, quello della percentuale maggiore di giovani tra i 15 e i 29 anni (il 17,1% sul totale della popolazione rispetto al 15% della media nazionale).
La spinta delle Pmi innovative
Ma in realtà la spinta dei giovani che decidono di fare impresa, in contesti territoriali non proprio ideali per problemi fin troppo noti infrastrutture e servizi carenti, in primis) sembra riguardare quasi l’intero Mezzogiorno. E in settori, come l’innovazione e l’Ict, che richiedono un livello di competenze piuttosto alto. Di sicuro è al Sud, ad esempio, che è ormai concentrato un quarto delle Start up innovative del Paese, punto di riferimento obbligato per ogni analisi sulla consistenza e sulle prospettive dell’impresa giovane. È al Sud che fioriscono più Pmi innovative che nel resto d’Italia (+16,3% nel primo semestre del 2024) ed è sempre qui che si intravede un dinamismo ormai superiore ad altre aree territoriali del Paese. «Il Mezzogiorno sta vivendo una fase di transizione significativa verso un modello economico più innovativo e tecnologicamente avanzato, avendo le risorse e le competenze necessarie per diventare un hub di innovazione e sviluppo tecnologico. Il Mezzogiorno possiede inoltre una significativa capacità di attrarre start-up e pmi innovative e questo rappresenta un’opportunità di rilievo in termini di crescita anche in ottica di lungo periodo» ha detto non a caso un analista del calibro di Mario Rocco, Valuation, Modelling and Economics Leader di EY in Italia al recente meeting svoltosi a Napoli.
Gli incentivi hanno avuto un peso decisivo per incoraggiare questo percorso. Il più famoso di essi, “Resto al Sud” (che con la proroga al 31 dicembre 2024 della misura, ribattezzata “Resto al Sud 2.0”, ha riportato agli under 35 il limite per accedervi) ha garantito la nascita di oltre 16mila nuove pmi con opportunità decisamente favorevoli per le coperture finanziarie. Ma anche i bonus e gli sgravi fiscali varati in questi anni per favorire l’occupazione giovanile hanno influito in modo cospicuo e rafforzato la credibilità delle giovani imprese. EY ha calcolato ad esempio che 107 start up meridionali hanno raccolto in 7 anni finanziamenti in equity per un totale di 328 milioni di euro con 173 round di investimento, soprattutto in settori chiave come l’aerospazio, l’Ict, l’agritech e le energie rinnovabili. Particolare poi tutt’altro che secondario, il contributo delle donne imprenditrici under 35: se è vero, come emerge dall’Osservatorio di Unioncamere, che «sono le imprenditrici under 35 a trainare la nascita delle nuove aziende femminili subito dopo la fine della pandemia», è il Mezzogiorno «che si rivela fucina di imprenditorialità rosa, con 8 mila nuove imprese rosa nate nel 2022», con «Campania e Sicilia, insieme a Lombardia e Lazio, le regioni in cui si concentra il maggior numero di imprese guidate da donne, mentre nel Molise, nella Basilicata e in Abruzzo l’imprenditorialità femminile incide in misura più significativa sul totale delle attività, risultando pari a oltre un quarto delle aziende operanti sul territorio».
Dice Pasquale Lampugnale, vicepresidente della Piccola Industria di Confindustria: «I dati positivi su start up e imprese giovanili under 35 sono l’effetto di più fattori, alcuni dei quali di lungo corso e peculiari del territorio, altri più recenti di natura sia strutturale che contingente. La vivacità imprenditoriale ha infatti trovato nuova linfa sia in uno slancio maggiore anche per riflesso al periodo Covid, sia soprattutto in un ecosistema più favorevole. La proliferazione di Academy dell’innovazione all’avanguardia e di profilo mondiale, ma anche la rinnovata capacità delle Associazioni di Impresa presenti sul territorio a favorire questi percorsi rappresentano un valore aggiunto rilevante». Naturalmente non è tutto rose e fori, a prescindere dalle condizioni in cui le Pmi a guida giovane devono farsi strada. Uno dei nodi più grossi ancora in parte da scogliere è l’accompagnamento dei capitali privati che per aziende guidate da under 35, siano esse start up o pmi innovative, è il fattore che spesso condiziona il loro futuro. Ancora Lampugnale: «Ora bisogna concentrarsi sul secondo tempo delle start up, ovvero accompagnarle di più e meglio nella fase delicata di consolidamento sul mercato. Attraverso misure dedicate e figure professionali adeguate ci sono le premesse per lavorare di più in questa direzione e cogliere le opportunità che si aprono in quest’epoca digitale, dove la sede fisica ha una rilevanza differente e si può aspirare più agevolmente a mercati nazionali e internazionali». In un recentissimo studio di Bankitalia, si legge che «le imprese giovani contribuiscono in modo significativo alla crescita economica e sono tra le più attive nell’innovare e adottare nuove tecnologie». Difficile pensare che il peso del Sud in questo scenario non sia decisivo.
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