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Il complesso edilizio sorto all’angolo tra via del Lido e la strada statale Pontina, viziato dalla discussa variante nel quartiere Q3, deve essere considerato a tutti gli effetti un centro commerciale, quindi è stato realizzato aggirando la legge, violando oltretutto le norme urbanistiche e paesaggistiche. A stabilirlo sono stati i giudici della Suprema Corte di Cassazione che hanno accolto il ricorso presentato dal pubblico ministero della Procura di Latina, Giuseppe Miliano.
Rinviando gli atti al Tribunale di Latina per una nuova valutazione sulla legittimità dei sigilli applicati il 13 gennaio scorso, i giudici della terza sezione penale del “Palazzaccio” hanno annullato l’ordinanza con la quale il Tribunale del Riesame di Latina, lo scorso 27 febbraio, aveva revocato il sequestro dei negozi in fase di ultimazione, disposto dal giudice per l’indagine preliminare nell’ambito dell’inchiesta che nel frattempo si è conclusa con la citazione diretta a giudizio di quattro persone, ossia Luigi Corica, amministratore della società che ha proposto la variante, l’architetto Viviana Agnani che ha curato il progetto, ma anche i tecnici comunali, ossia l’allora dirigente del Suap, Stefano Gargano, e il funzionario responsabile del procedimento, Mario Petroccione.
I giudici della Cassazione hanno ravvisato l’erronea valutazione compiuta dal collegio del Riesame che aveva smontato l’inchiesta.
Con una motivazione piuttosto articolata, la Suprema Corte ha confermato di fatto la tesi investigativa portata avanti con decisione dai Carabinieri del Nipaaf del Gruppo Forestale di Latina, ma anche le tesi dell’avvocato Corrado de Simone, scomparso di recente, che aveva assunto la difesa dell’associazione di categoria Codici, sebbene questa si sia vista respingere il ricorso, nei termini in cui potrebbe costituirsi nel giudizio sulle responsabilità penali del caso, ma non può partecipare a quello sul Riesame delle misure cautelari reali riservato solo a chi può invocare la restituzione di un bene sequestrato.
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