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Stellantis stima una riduzione delle consegne di auto a livello globale nel terzo trimestre del 2024. Nel periodo chiuso il 30 settembre ammontano a 1,148 milioni di veicoli, il 20% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. Il titolo ha aperto in calo del 2,25% per poi risollevarsi: alle 10:45 perde lo 0,87% a 11,9 euro per azione.
Il calo delle consegne, spiega il gruppo guidato da Carlos Tavares in una nota, è stato maggiore rispetto a quello delle vendite ai clienti finali nel periodo, che si sono ridotte di circa il 15%, scontando due fattori: l’impatto temporaneo della transizione del portafoglio prodotti con nuovi modelli in arrivo e delle iniziative di riduzione delle scorte presso la rete, soprattutto negli Stati Uniti. Dai progressi su entrambi i fronti Stellantis conta di ottenere «un posizionamento più forte del gruppo per il futuro».
Per Banca Akros (che sul titolo ha una raccomandazione neutral e un prezzo obiettivo a 12,5 euro) si tratta di «una notizia negativa e non scontata». Gli analisti ritengono che «il Nord America non è l’unico problema per Stellantis, poiché l’Europa e il terzo settore (Sud America, Medio Oriente, Africa, Cina, India e Asia Pacifico, ndr) hanno registrato dati di consegne deludenti in un contesto di crescente pressione competitiva», concludono gli analisti.
In America -36% per ridurre le scorte eccessive
In Nord America, riferisce il gruppo, le consegne sono diminuite di circa 170 mila unità (-36%), di cui oltre 100 mila unità relative ai preannunciati tagli alla produzione con l’intento di ridurre lo stock presso la rete: quello delle scorte eccessive accumulate negli Usa è uno dei più grandi problemi da risolvere per Tavares ed è ciò che ha più contribuito al profit warning recente.
Sul calo delle consegne, però, secondo Stellantis, ha inciso anche «la contrazione del portafoglio prodotti per la transizione verso le nuove offerte multi-energy con una nuova generazione di prodotti in fase di lancio, iniziando nell’ultima parte del 2024 con la Dodge Charger Daytona e la Jeep Wagoneer S». In ogni caso, sottolinea la nota del gruppo, le vendite ai clienti finali negli Stati Uniti hanno supportato la crescita della quota di mercato mese su mese nel terzo trimestre dal 7,2% di luglio al 7,9% di agosto e all’8% di settembre, mentre le scorte si sono ridotte di 50 mila unità (-11,6%) rispetto alla fine del precedente trimestre.
Mercoledì 16 ottobre, il gruppo ha avviato una campagna di richiami che coinvolge oltre 21 mila Suv ibridi plug-in nel mercato statunitense. Si tratta di Suv Alfa Romeo Thonale Phev e Dodge Hornet Phev che potrebbero avere un difetto di costruzione del pedale del freno, informa la National Highway Traffic Safety Administration.
In Europa -17% ma c’è il crollo di Maserati: -60%
In Europa allargata le consegne sono diminuite di circa 100 mila unità (-17%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per il posticipo del lancio dei modelli basati sulla piattaforma Smart Car, inclusa la Citroën C3, che ha iniziato a essere consegnata alla rete in settembre, mentre poi toccherà anche alla Fiat Grande Panda, prodotta sulla stessa piattaforma.
Ma le prospettive sono buone, perché Stellantis sostiene di avere già ordini per 50 mila unità per la nuova Citroen C3 e di 80 mila unità per la nuova Peugeot 3008. Da segnalare, però, anche il crollo (-60%) delle consegne di Maserati, i cui effetti si vedono sugli stabilimenti italiani: a cercare di risollevare il marchio è stato appena chiamato Santo Ficili. In quello che, invece, Stellantis chiama il suo «Terzo Motore», ovvero l’aggregazione dei segmenti Sud America, Medio Oriente e Africa e Cina e India e Asia Pacifico, le consegne sono rimaste complessivamente invariate, con la crescita in Sud America (+14%) che ha compensato i cali in Medio Oriente & Africa (-26%), Cina e India & Asia Pacifico (-30%).
Il problema delle scorte Usa sarà risolto entro il 2024
La casa automobilistica spiega che si tratta di stime preliminari soggette a variazione e che con il termine «consegne» si identificano «i volumi di veicoli consegnati alla rete di vendita, ai distributori o direttamente dal costruttore ai clienti finali sia individuali sia per le flotte, che determinano i ricavi del gruppo».
Facile, quindi, attendersi un calo del fatturato attorno al 20% nel terzo trimestre quando Stellantis, il prossimo 31 ottobre, rilascerà i conti relativi a quel periodo. «Riparare» Stellantis, dopo le difficoltà del primo semestre e il profit warning, è il primo obiettivo di Tavares, che parlando al Salone dell’Auto di Parigi ha detto recentemente che «i problemi che abbiamo incontrato nella prima parte dell’anno sono stati identificati: si tratta essenzialmente di un problema di stock eccessivo sul mercato americano».
Stellantis conferma di averlo già ridotto di 50 mila unità e Tavares, sempre a Parigi, ha assicurato che «il problema sarà risolto entro Natale 2024». Da cosa è stato causato? «Purtroppo siamo stati intrappolati da un piano marketing nel secondo trimestre 2024, sono cose che succedono», ha detto. «Era un piano innovativo, abbiamo voluto assumere il rischio ma non ha funzionato».
Secondo gli analisti di Mediobanca «la notizia principale comunicata dal gruppo riguarda i volumi del terzo trimestre del 2024, che sono risultati inferiori sia alle previsioni del consenso sia a quelle di Mediobanca, il che a nostro avviso è negativo per il titolo». Gli analisti, che sul titolo hanno un giustizio neutrale, ora si aspettano «un andamento dei ricavi peggiore rispetto all’andamento dei volumi».
Per Citi non è chiaro «come e quando Stellantis potrà recuperare»
« Stellantis è un’azienda molto più piccola di quanto non sia stata in passato», commentano gli analisti di Citi. «Anche se il terzo trimestre del 2024 è stato un’eccezione, per via dei problemi operativi che hanno influito sulle spedizioni, l’azienda è al di sotto di oltre 2 milioni di unità rispetto alle dimensioni precedenti alla fusione. Non ci è chiaro come e quando Stellantis potrà recuperare la sua posizione di mercato, se mai lo farà», scrivono gli analisti.
«Pertanto abbiamo ancora bisogno di vedere una nuova strategia a lungo termine per affrontare la nuova realtà dei volumi, l’utilizzo della capacità, i prezzi, la penetrazione dei Bev e gli eventuali problemi di concorrenza cinese. In assenza di ciò, il massimo che possiamo sperare è un recupero dei margini di reddito operativo rettificato del gruppo all’8%, che porterebbe a una ripresa dell’Eps a circa 3-3,30 euro nel medio termine». (riproduzione riservata)
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