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(Marco Sabella) La decisione di una sforbiciata ai tassi era data per scontata dagli operatori di mercato. E così dopo il taglio di 25 punti base deciso dalla Bce oggi, giovedì 17 ottobre, il costo del denaro è diminuito di circa 75 centesimi in quattro mesi, da giugno 2024 ad oggi. Ma secondo gli analisti siamo soltanto agli inizi di un ciclo discendente che si svilupperà in pieno soltanto nel 2025.
Intanto il prossimo appuntamento è per dicembre quando la probabilità di mercato che la Bce tagli di altri 25 centesimi il costo del denaro supera, secondo i pareri espressi dagli analisti, il 90%.
La Fed americana, per parte sua, dovrebbe seguire lo stesso percorso di riduzione del costo del denaro intrapreso della Bce, decidendo due tagli da 25 centesimi nelle prossime riunioni, prima della fine del 2024.
Per quanto riguarda l’Eurozona la recessione in Germania, la debolezza della Francia e di tutta l’economia dell’eurozona (solo la Spagna cresce a un tasso del 2,7%) giustificano una politica monetaria accomodante. Tanto più che i dati sull’inflazione a settembre sono stati migliori del previsto: l’1,8% nell’eurozona, lo 0,7% in Italia, l’1,4% in Germania. E l’aspettativa che nel primo semestre del 2025 la velocità di aumento del costo della vita rallenti ampiamente al di sotto dell’obiettivo del 2% fissato da Francoforte, per portarsi verso una media dell’1,6%.
Vediamo nelle prossime schede quali conseguenze avranno sul portafoglio dei risparmiatori le scelte delle banche centrali su investimenti e risparmio, a partire dall’effetto sui mutui e le quotazioni immobiliari, gli investimenti in titoli azionari, obligazioni e titoli di Stato e sui prestiti personali.
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