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Nel dossier manovra anche le pensioni minime che potrebbero aumentare di 17 euro in più in 2025, grazie alla rivalutazione
Le pensioni minime, che riguardano oltre 1,8 milioni di assegni, dovrebbero aumentare di circa 16 euro. L’incremento del 2,7% che era stato deciso per il 2024 non viene quindi annullato (per evitare che gli assegni di fatto si riducano) ma prorogato per il 2025. Il trattamento minimo (che prima dell’incremento di quest’anno era di 598,61 euro) con la rivalutazione legata all’inflazione (1% al momento) è di 604,6 euro. Su questi 604,60 sarà calcolato il 2,7% per arrivare così a 620,92 euro euro. In pratica si mantiene l’incremento avuto l’anno scorso e oltre a questo si recupera l’inflazione.
Proroga per Ape sociale, Opzione Donna e Quota 103
Dovrebbero poi essere confermate le regole previste a partire da quest’anno per l’accesso a Ape sociale, Opzione donna e Quota 103. In particolare per l’ultima misura la stretta sulle regole, ovvero il calcolo interamente contributivo per l’assegno, il limite di quattro volte il trattamento minimo fino all’arrivo all’età di vecchiaia e l’allungamento delle finestre mobili, i
ha fatto sì che le richieste crollassero.
Pensioni, Tfr e fondi integrativi
Nel dossier manovra spunta anche una nuova ipotesi per fare andare in pensioni chi ha raggiunto i 67 anni di età ma non ha versato abbastanza contributi (a partire dal 1996, quindi interamente nel calcolo contributivo). Si tratta della possibilità – ancora tutta allo studio – di usare i fondi integrativi alimentati con il Tfr per consentire di andare in pensione a coloro che non hanno raggiunto l’importo dell’assegno sociale con il sistema contributivo e andare così in pensione di vecchiaia a 67 anni. La misura riguarderà probabilmente pochissime persone dato che proprio chi ha stipendi più bassi tende a iscriversi meno alla previdenza integrativa.
Sembra invece tramontata per l’opposizione della Ragioneria la possibilità di usare il Tfr versato nei fondi pensione per anticipar la pensione a 64 anni raggiungendo un assegno pensionistico pari ad almeno tre volte l’assegno sociale. Ci saranno inoltre incentivi fiscali per chi deciderà di restare
al lavoro pur avendo maturato i requisiti per la pensione anticipata con
Quota 103 e chiederà di avere in busta paga la quota di contributi a carico
del dipendente (il 9,19%) avendo l’assegno pensionistico che terrà conto di
quanto non versato.
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