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Poco più di 20 milioni di euro in un mese; a tanto ammontano a settembre i costi per lo Stato imputabili al Super Ecobonus 110% così come mensilmente rilevato da ENEA.
Importo che più di qualunque parola testimonia l’avvenuto esaurimento degli effetti finanziari legati ad una misura incentivate che da un lato ha oggettivamente fatto da traino alla sontuosa riprese economica del Paese registrata negli ultimi tre anni e dell’altro è divenuto il grande “male” su cui scaricare tutti i problemi di “finanziabilità” che stando pure al “Documento programmatico di Bilancio 2025” inviato al Parlamento concorrono a motivare nel 2025 una riduzione percentuale di risorse impegnate rispetto al PIL anche per: “Sicurezza emergenza e protezione civile” (-0,097%); “Politiche per la famiglia e spese sociali” (-0,078%); Sanità (-0,040%); Pensioni (-0,022%) e “Sostegno alle imprese” (-0,133%).
Grande “male” quello del debito imputato al Supebonus 110% che a settembre per i lavori conclusi si attesta poco oltre i 123 miliardi di euro di cui quelli maturati nel corso dell’anno (la stima a fine 2024 è di circa 35 miliardi) possono ora legittimamente essere spalmati negli anni successivi e non più obbligatoriamente conteggiati nell’anno in corso a seguito della decisione di Eurostat.
Debito dello Stato già imputabile al 110% di cui poco meno di 74 miliardi di euro fanno riferimento a 134.42 edifici condominiali (+140 edifici rispetto al 31 agosto); 27,4 miliardi agli edifici unifamiliari (- 231 edifici rispetto al 31 agosto ); poco più di 11 miliardi alle unità abitative indipendenti (- 69 unita abitative rispetto al 31 agosto) mentre rimane invariato quello attribuito al numero di castelli (8).
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