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Cessione del quinto o prestito personale, quali sono le differenze? E cosa fare in caso di sovraindebitamento? #finsubito prestito immediato


Necessità di ristrutturare casa? O di acquistare una nuova automobile? Oppure hai già troppi debiti, e non sai come uscirne? Ecco le possibili alternative

Ti serve una somma di denaro, stai valutando le varie opzioni disponibili sul mercato, e ti sei soffermato sulle due più diffuse: la cessione del quinto e il prestito personale.

Entrambe sono soluzioni di finanziamento, ma con caratteristiche molto diverse. In questo articolo faremo chiarezza su questi due strumenti, evidenziando le differenze tra l’uno e l’altro.

E sei hai già dei prestiti in corso, e non riesci più a fronteggiare il pagamento delle rate, ti spieghiamo cosa fare per uscire dal pantano.

 

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Come funziona la cessione del quinto

La cessione del quinto è un particolare tipo di finanziamento che permette di ottenere un prestito rimborsandone le rate con una trattenuta sullo stipendio o sulla pensione.

Si può definire come “credito non finalizzato” perché, a differenza del comune prestito, non è necessario indicare il motivo per cui lo si sta richiedendo.

Inizialmente (vedi DPR n. 180 del 1950) era rivolto ai soli dipendenti statali. Nel 2005 venne esteso anche ai dipendenti privati e ai pensionati.

In questo tipo di prestito, una quota fissa, pari al massimo al 20% dello stipendio netto mensile o della pensione, viene trattenuta direttamente dalla busta paga e versata alla finanziaria. Questo meccanismo assicura un rimborso puntuale e agevola la gestione del debito.

Chi può richiedere la cessione del quinto?

La possibilità di ottenere questo tipo di prestito è subordinata ad alcuni requisiti. Nel caso dei lavoratori dipendenti, è necessario aver compiuto almeno 18 anni e non aver superato i 63, avere la residenza italiana e un contratto a tempo indeterminato (quindi, avere un reddito continuativo e dimostrabile). Inoltre, è indispensabile avere una copertura assicurativa. Un dipendente pubblico dev’essere stato assunto da almeno 3 mesi, mentre chi lavora nel settore privato deve avere superato almeno 6 mesi di servizio.

Chi NON può avere questo finanziamento sono i lavoratori autonomi, gli imprenditori, gli assunti a tempo determinato e chi ha redditi derivanti da rendite immobiliari o finanziarie.

Nel caso dei pensionati, la cessione del quinto viene effettuata direttamente dall’INPS tramite un addebito automatico mensile. L’età massima per richiedere il prestito non deve essere superiore a 90 anni al momento della scadenza del finanziamento (ma alcuni istituti, come Poste Italiane, limitano l’età a 86 anni compiuti). Il finanziamento può avere una durata massima di 10 anni.

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Anche tra i pensionati ci sono alcune categorie che NON possono optare per la cessione del quinto. Sono i titolari di assegni e pensioni sociali, gli invalidi civili, i titolari di APE sociale e i percettori di assegni di sostegno al reddito, di assegni al nucleo familiare e assegni mensili per l’assistenza ai pensionati per l’inabilità. La durata del finanziamento, come per i lavoratori dipendenti, non può superare i 10 anni. La pensione, inoltre, deve avere un importo minimo stabilito per legge, al netto della quota cedibile.

 

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Come si calcola la cessione del quinto? Esempi pratici

La cessione del quinto è uno strumento ideale per portare a termine dei progetti a breve e medio termine. Come già accennato, il finanziamento deve essere restituito in un periodo massimo di 120 mesi (ovvero, 10 anni).

Un lavoratore dipendente che guadagni 1.800 euro netti al mese, per 13 mensilità, deve partire dalla cifra di 23.400 euro (che equivale a un anno di stipendi) e dividerla per 12. La cifra risultante, pari a 1.950 euro, è da considerare come stipendio mensile (se non si fosse percepita la tredicesima), ed è da dividere per 5. In questo modo si otterranno 390 euro, che è la rata massima da pagare per la cessione del quinto dello stipendio.

Un pensionato che riceve 1.000 euro netti al mese per 14 mensilità dovrà moltiplicare 1.000 x 14. Il risultato, pari a 14.000 euro, dovrà essere diviso per 12 mesi. La cifra che si ottiene, 1.166 euro, andrà divisa per 5. La somma cedibile della pensione INPS sarà, quindi, 233,33 euro.

Quali documenti sono necessari?

Un documento d’identità valido, il codice fiscale o la tessera sanitaria, il certificato dello stipendio (o la dichiarazione di quota cedibile, nel caso dei pensionati), le ultime buste paga (o i cedolini della pensione).

La richiesta di cessione del quinto può essere respinta?

Purtroppo sì, e i motivi possono essere diversi.

Per far sì che una richiesta di cessione del quinto venga approvata è indispensabile, innanzitutto, avere una copertura assicurativa.

Un altro caso può verificarsi quando l’assicurazione valuta negativamente l’azienda per la quale lavora il richiedente. Ciò si verifica quando il bilancio aziendale è negativo, o quando ci sono dei ritardi ripetuti nel versamento delle quote di cessione attive, o ancora altre situazioni che risultano non solvibili.

Il diniego può essere fornito anche se la società è troppo piccola (con meno di 16 dipendenti) oppure se ha una storia troppo recente (è il caso delle startup): è richiesto un minimo di 24 mesi di attività e il deposito di almeno due bilanci.

I motivi possono riguardare anche la persona, oltre che l’azienda. Se il richiedente soffre di gravi problemi di salute, ad esempio, rischia di vedersi rifiutata la richiesta da parte della banca.

Oltre alla salute, se il richiedente è un pensionato può influire anche l’età avanzata. Questa dev’essere (in  genere)  al massimo 85 anni  Se, al contrario, il lavoratore è un neoassunto, o ha un semplice contratto di apprendistato, o un part-time verticale, le garanzie che può fornire sono modeste e, perciò, la richiesta può essere negata.

In ogni caso, sia per dipendenti che per pensionati, vale sempre il criterio del reddito mensile minimo che deve essere sempre di almeno 500 euro netti, una volta pagata la rata.

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Si può chiedere la cessione di un ulteriore quinto?

A questo proposito bisogna fare una distinzione: se si è pensionati si può richiedere la cessione di un solo quinto della pensione. Su quest’ultima, infatti, si può effettuare una sola trattenuta il cui valore non può superare il quinto dell’assegno mensile percepito.

Un dipendente, invece, può cedere un ulteriore quinto, ottenendo un finanziamento più alto, perché sullo stipendio si possono effettuare due trattenute. In questo caso il dipendente deve anche stipulare col finanziatore la cosiddetta “delegazione di pagamento”.

Si tratta di un contratto (chiamato anche “Doppio Quinto”) in cui il dipendente delega il proprio datore di lavoro a trattenere ogni mese l’importo della rata da versare al finanziatore.

Anche in questo caso, come nella cessione del quinto, è necessario sottoscrivere una polizza assicurativa a garanzia che il prestito venga onorato anche se il rapporto di lavoro finisce, e una polizza vita che copra il rischio morte del finanziato prima del termine del finanziamento.

Il datore di lavoro è tenuto ad aderire alla cessione del quinto, mentre è libero di aderire o meno alla delegazione di pagamento.

Rinnovo della cessione del quinto prima dei quattro anni: si può fare?

La durata di questo tipo di prestito può andare da un minimo di 2 anni a un massimo di 10 anni. In certi frangenti può capitare di volere allungare la durata del prestito e avere un ulteriore finanziamento.

Per questi motivi ci si chiede se sia possibile rinnovare il prestito. La risposta è affermativa, a condizione che:

  • Siano trascorsi almeno i 2/5 della durata del prestito iniziale, ovvero che si sia rimborsato almeno il 40% della somma totale

Per rinnovare il finanziamento è necessario richiedere l’estinzione del prestito in corso, tramite un conteggio estintivo in cui sono contenuti gli importi ancora da restituire.

La domanda pero è se la cessione del quinto si può rinnovare PRIMA dei 4 anni (= 2/5 di 10 anni) previsti per legge. Anche in questo caso la risposta è affermativa. La condizione è che il contratto di cessione del quinto non fosse stato superiore a 60 mesi (cioè, non fosse stato superiore a 5 anni).

Per avere il nuovo finanziamento, ovvero il “rinnovo della cessione del quinto” è però indispensabile che:

  • La durata della nuova cessione sia di 120 mesi (ovvero 10 anni, la massima consentita, come accennato all’inizio del paragrafo)
  • Il nuovo prestito di 120 mesi sia stipulato per la prima volta da chi chiede il finanziamento

 

 

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Cos’è il prestito personale

Si tratta di un credito destinato ai consumatori che serve a soddisfare le esigenze di consumo personale o familiare relative all’acquisto di prodotti, o servizi, come una automobile, un frigorifero, un corso di formazione o altro ancora.

Per richiederlo è necessario:

  • Essere residenti in Italia
  • Avere almeno 18 anni (e solitamente non più di 70)
  • Dimostrare di poter rimborsare le rate alle scadenze stabilite nel contratto

Tra gli elementi che vengono valutati dal finanziatore in fase di concessione del prestito ci sono il non aver mai tardato nel pagamento di eventuali prestiti chiesti in passato, non essere mai stati protestati (cioè non essere mai finiti nel registro dei protesti, in cui sono presenti soggetti che non hanno pagato cambiali, vaglia o assegni) e non avere mai chiesto importi non commisurati alle proprie capacità di restituzione.

La durata del prestito personale in genere è al massimo di 84 mesi (7 anni) con importi che si aggirano intorno ai 30.000 euro o più. Sono cifre del tutto indicative, l’importo varia notevolmente a seconda dell’istituto di credito o della finanziaria.

Differenze tra la cessione del quinto e il prestito personale

Sono entrambe delle forme di credito non finalizzato: significa che non è necessario dire che cosa si farà con quei soldi.

Le differenze, però ci sono. A partire dalla rata: nella cessione del quinto non potrà superare (lo dice il nome stesso) il quinto dello stipendio o della pensione, ovvero il 20% netto di questi assegni.

Poi ci sono le garanzie da offrire: quando una banca (o una finanziaria) valuta se il richiedente potrà avere un prestito, di solito chiede anche la firma di qualcuno che faccia da fideiussore (o garante che dir si voglia). E’ il caso di un ragazzo che ha appena cominciato a lavorare e non ha ancora un reddito stabile, oppure di uno che richiede una somma elevata. Nel caso della cessione del quinto, invece, il rischio di insolvenza per i finanziatori è nullo (o quasi) perché a garantire il pagamento delle rate ci saranno ogni mese il datore di lavoro oppure l’ente pensionistico del richiedente.

Un’altra differenza risiede nelle assicurazioni da sottoscrivere: nel caso di un prestito personale, la banca o la finanziaria possono richiedere al debitore la sottoscrizione di un’assicurazione per coprire l’eventuale rischio di insolvenza (ma non sempre lo fanno). Nel caso della cessione del quinto, invece, è indispensabile sottoscrivere l’assicurazione rischio vita (che tutela la banca nel caso di decesso del richiedente prima del termine del pagamento delle rate) e la copertura perdita impiego, che tutela l’istituto dandogli la possibilità di rivalersi sul TFR maturato dal debitore.

Della durata del prestito personale abbiamo già accennato sopra. Indicativamente, per una cessione del quinto si può parlare di una durata più lunga (120 mesi, ossia 10 anni).

Consigli per chi è in difficoltà finanziarie

Avere troppi debiti, e al tempo stesso la consapevolezza di aver forse fatto il passo più lungo della gamba, espone una persona a notevoli preoccupazioni personali e problemi con la famiglia.

Il terrore di non riuscire a stare appresso a tutte le rate può far vivere uno stato di angoscia che può portare anche a gesti estremi. Oltre a non isolarsi, e a chiedere supporto (almeno psicologico) ai propri familiari e agli amici, ci sono due possibili “scappatoie”.

La prima è data dalla “legge sul sovraindebitamento” (l. 3/2012), nata per contrastare i reati di usura ed estorsione, che permette a chi ha troppi debiti di ridurne l’ammontare e rateizzarne il pagamento tramite un accordo con i creditori, che va fatto in tribunale, e prende il nome di esdebitazione.

La seconda alternativa è il consolidamento dei debiti. Supponiamo di avere troppe rate da pagare, e di non riuscire più a farvi fronte. La soluzione consiste nel chiedere un nuovo prestito, per “consolidare” i debiti.

I vantaggi? Prima di tutto, perché si può pagare una sola rata mensile, e poi perché si può usufruire di un tasso nominale fisso per tutta la durata del prestito.

Come scegliere il prestito per consolidamento dei debiti? La risposta non è facile. Sul mercato sono presenti una enorme quantità di istituti bancari e finanziarie, con offerte molto diverse tra loro. Per questo motivo è indispensabile rivolgersi a un comparatore come Tiscali Tagliacosti, che permette di confrontare le migliori offerte del mercato e avere un servizio di consulenza personalizzato.

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