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Omicidio Vassallo, quattro arrestati tra cui un colonnello dell’Arma. Nelle carte la frase del pentito: “Il pescatore l’abbiamo messo a posto” #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


I Carabinieri del Ros hanno eseguito quattro ordinanze di arresto per l’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco-pescatore” di Pollica, ucciso il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola nella frazione marittima di Acciaroli. I destinatari della misura cautelare, chiesta dal pm di Salerno Marco Colamonici e dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, sono il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, l’ex brigadiere dell’Arma Lazzaro Cioffi, l’imprenditore Giuseppe Cipriano (detto “Peppe Odeon”, titolare di una sala cinematografica a Scafati) e Romolo Ridosso, collaboratore di giustizia già appartenente al clan camorristico dei Loreto-Ridosso.

Tutti gli arrestati sono indagati con l’accusa di concorso in omicidio volontario con aggravante camorristica, come era emerso già dalle perquisizioni eseguite il 28 luglio scorso: il decreto individuava il movente del delitto nella circostanza che Vassallo aveva scoperto un traffico di droga intorno al porto di Acciaroli (Salerno) organizzato da un clan in combutta con carabinieri infedeli e imprenditori del salernitano, e si accingeva a denunciarlo alla Procura di Vallo della Lucania. Il giorno dopo l’omicidio, il sindaco avrebbe dovuto incontrare un ufficiale della compagnia dei carabinieri di Agropoli. L’indagine è stata condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Salerno: sin da subito, infatti, si sospettò dell’esistenza di un’implicazione camorristica dietro il delitto.

All’epoca dell’omicidio, Cioffi lavorava nel nucleo investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna, all’epoca guidato da Cagnazzo che, in vacanza ad Acciaroli nei giorni del delitto, sequestrò di sua iniziativa – e in assenza di delega del pm di Vallo della Lucania, prima che il fascicolo venisse trasferito a Salerno – le immagini di una telecamera della videosorveglianza di un negozio che affacciava sul porto di Acciaroli. Nell’ambito della presunta attività di depistaggio ipotizzata dagli inquirenti, Cagnazzo poi scrisse una informativa che orientava le indagini verso un falso colpevole, il malfattore e spacciatore di origini brasiliane Bruno Humberto Damiani, archiviato due volte dall’accusa di omicidio. Nell’ordinanza di custodia cautelare è riportata una frase che Ridosso, secondo la sua convivente, ha pronunciato nei giorni successivi all’omicidio subito dopo un incontro con Cioffi: “Pure il pescatore lo abbiamo messo a posto“.

Dal mondo della politica esprime soddisfazione per gli arresti il presidente M5s Giuseppe Conte: “Da anni noi del Movimento 5 stelle siamo impegnati a chiedere verità e giustizia per l’assassinio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore”. Il tempo trascorso, 14 anni, non ci ha fiaccati. Siamo stati a fianco dei suoi fratelli e dei giornalisti – Vincenzo Iurillo del Fatto Quotidiano e Giulio Golia delle Iene – che hanno continuato a tenere accesi i riflettori perché le indagini non si fermassero. Abbiamo dato un contributo diretto nella Commissione parlamentare Antimafia. I quattro arresti appena disposti segnano una svolta. E ispirano un rinnovato senso di fiducia in chi, come noi, è sempre rimasto convinto che questo delitto sia nato dall’amore sconfinato di Vassallo per la sua terra e per i valori calpestati da clan criminali, con la connivenza di ufficiali dello Stato”.

“Con questi arresti si apre finalmente uno spiraglio di verità. Chiediamo al ministero dell’Interno un’ispezione urgente al Comune di Pollica per fare piena luce su anni di danni e silenzi. In questo giorno importante, chiediamo allo Stato di fare piena luce non solo sull’omicidio, ma anche sulle gestioni amministrative che hanno inciso profondamente sul Comune di Pollica e sul Cilento”, dichiara in una nota la Fondazione Angelo Vassallo sindaco pescatore, creata dai due fratelli Dario e Massimo. “Tra i quattro arrestati risultano anche due carabinieri, a conferma della pista che la Fondazione ha perseguito dal 2011. La nostra determinazione è stata ripagata dall’incontro con il procuratore Giuseppe Borrelli, che ha creduto in questo filone di indagine, portandoci finalmente alle prime svolte concrete in una vicenda drammatica che ha segnato la nostra famiglia e tutto il Cilento. Siamo solo alle battute iniziali di una tragedia che ha sconvolto il territorio e per la quale chiediamo giustizia piena”, prosegue il comunicato.

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