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Carenza medici e infermieri, in Veneto potrebbero chiudere cinque ospedali #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


La carenza di personale sanitario, in particolare di infermieri, rappresenta una sfida urgente per il Sistema Sanitario Regionale del Veneto. Durante un convegno organizzato dalla Regione a Venezia, Claudio Costa, direttore delle Risorse Umane del sistema, ha lanciato l’allarme: se non si riuscirà a colmare questa lacuna con almeno mille assunzioni annuali, entro il 2029 il Veneto potrebbe ritrovarsi con tremila infermieri in meno, una situazione che porterebbe alla possibile chiusura di cinque ospedali spoke.

Il contesto descritto da Costa è preoccupante, con una carenza complessiva di tremila medici e il progressivo calo anche di infermieri e operatori sociosanitari (Oss). Le cause, ha spiegato, sono molteplici. Quasi la metà dei professionisti sanitari ha tra i 51 e i 54 anni, il che significa che entro il 2034 si verificherà un numero rilevante di pensionamenti. Questo problema è aggravato dalle dimissioni inaspettate: il 54% degli infermieri e ben il 67% dei medici lasciano il sistema sanitario pubblico, una tendenza che Costa attribuisce a un’insoddisfazione crescente. Sebbene l’incremento degli iscritti al corso di laurea in Medicina grazie all’abolizione del numero chiuso possa, secondo Costa, contribuire a ridurre il problema per i medici, lo stesso non si può dire per gli infermieri, per cui le domande di iscrizione continuano a diminuire.

Per incentivare i giovani a intraprendere questa professione, la Regione ha previsto agevolazioni economiche per gli studenti di Scienze Infermieristiche durante il periodo di tirocinio, oltre a una campagna di promozione digitale della professione, rivolta anche agli studenti delle scuole superiori. Tuttavia, la risposta sembra insufficiente, tanto che molte RSA stanno reclutando Oss all’estero. Sul fronte delle assunzioni, la Regione ha raccolto le richieste di infermieri da parte delle strutture sanitarie venete, come le due Aziende ospedaliere di Padova e Verona, per inoltrarle al Ministero della Salute, che ha previsto l’arrivo di diecimila infermieri dall’India.

Il quadro tracciato da Costa si complica ulteriormente con la “fuga” di professionisti verso il settore privato e l’estero. Thomas Zapata dell’OMS ha sottolineato che il Covid ha influito in modo significativo sulla salute mentale degli operatori sanitari, con un aumento delle migrazioni dei medici e degli infermieri europei verso Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania e Australia. Il fenomeno è più marcato tra le donne, che mostrano una maggiore incidenza di assenteismo e di congedi per malattia o depressione. La tendenza crescente al part-time, soprattutto tra i giovani, indica un bisogno di equilibrio tra lavoro e vita privata, un elemento che, però, richiede nuove assunzioni per compensare la riduzione delle ore lavorate.

Zapata ha inoltre evidenziato che l’aumento delle patologie croniche, delle liste d’attesa e delle aspettative dei pazienti contribuisce a rendere sempre più difficile il lavoro in ospedale. A suo avviso, è necessario intervenire sulla gestione delle risorse e delle competenze, affidando agli infermieri compiti più avanzati, estendendo le responsabilità dei farmacisti e promuovendo il lavoro in team multidisciplinari. Questi spunti sono stati accolti dalla Regione, che ha istituito una cabina di regia per l’attuazione del Piano quinquennale e ha coinvolto i rappresentanti delle diverse professioni sanitarie, i sindacati, gli Ordini professionali, le Università e le strutture territoriali per un confronto sulle strategie di mantenimento e potenziamento del personale.

Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità e al Sociale, ha confermato che la Regione ha stanziato oltre 155 milioni di euro per uniformare gli stipendi e garantire incentivi a chi accetta di lavorare in zone disagiate. L’obiettivo è quello di attrarre e mantenere i professionisti necessari per rispondere all’invecchiamento della popolazione e all’aumento delle patologie croniche. La Regione intende riorganizzare il lavoro per rispondere anche all’invecchiamento del personale, con una maggiore flessibilità degli orari, minori carichi di lavoro e la possibilità di avanzamenti di carriera.

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Il programma della Regione include diverse misure per migliorare le condizioni lavorative dei sanitari e incentivare i giovani a rimanere nel sistema pubblico. Tra le iniziative previste ci sono la valorizzazione delle competenze degli operatori, la riduzione della rigidità dei turni, la creazione di uno sportello di supporto psicologico per il personale sanitario, l’introduzione di amministrativi nei contesti clinici per supportare i sanitari nella gestione della burocrazia e l’implementazione dell’intelligenza artificiale a supporto del personale.



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