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Un fronte comune tra regioni manifatturiere europee. La proposta di Buzzella (Conf. Lombardia) e la dura critica al green UE #finsubito prestito immediato


Nonostante la debolezza della domanda interna, la crisi economica tedesca e il commercio mondiale in stagnazione, il comparto manifatturiero lombardo sta cercando di superare la tempesta. Fortunatamente, ci sono segnali positivi nel terzo trimestre del 2024. Ne è convinto Francesco Buzzella, attuale presidente di Confindustria Lombardia e della Federazione nazionale dell’Industria chimica, che ha analizzato l’andamento della manifattura lombarda durante la presentazione del “Rapporto L’Economia della Lombardia – andamento del settore manifatturiero nel 3° trimestre 2024” realizzato da Unioncamere Lombardia, Regione Lombardia e Confindustria Lombardia. All’evento hanno partecipato e discusso Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia, Guido Guidesi, assessore allo sviluppo economico di Regione Lombardia e Mauro Sangalli, presidente Casartigiani Lombardia.

Secondo Buzzella, «Pur performando meglio di Italia ed Europa, la stagnazione dell’industria lombarda rispecchia le difficoltà derivanti da un contesto economico incerto e conferma criticità di contesto ben note: iper-regolamentazione, assenza di politica industriale e investimenti, squilibri nei costi energetici e carenza di materie prime necessarie alla twin-transition stanno presentando il conto e, come dimostra la crisi tedesca, l’industria europea sembra aver imboccato la strada del declino complice anche la grave crisi dell’automotive».

Nel terzo trimestre la produzione industriale registra una flessione dello 0,4% su base congiunturale e dell’1% su base annua

I dati sul terzo trimestre 2024 confermano la fase di stagnazione per il comparto industriale della Lombardia, in linea con i risultati dei trimestri precedenti. Nel terzo trimestre la produzione industriale registra una flessione dello 0,4% su base congiunturale e dell’1% su base annua. Il tasso di utilizzo degli impianti scende al 72,4% dal 72,7% di un anno fa. Alcuni settori presentano tassi inferiori al 70% (tra questi, il tessile, le pelli-calzature, i mezzi di trasporto e la siderurgia). I dati sugli ordinativi confermano la frenata dell’attività economica. Gli ordini interni registrano una variazione congiunturale nulla nel terzo trimestre. Va leggermente meglio la domanda estera che segna una leggera crescita sul trimestre precedente (+0,6%).

Nel corso del 2024 i dati congiunturali dell’industria lombarda, relativi a domanda, produzione e fatturato stanno evidenziando una fase di sostanziale stagnazione.
Il presidente di Confindustria Lombardia e Federchimica Francesco Buzzella.

Per Buzzella «Serve quindi un cambio di rotta immediato nelle politiche comunitarie per le imprese. L’UE non solo rischia l’irrilevanza ma presto si ritroverà sola nella causa green. Unici al mondo ad imporre questa camicia di forza, nel nuovo contesto competitivo globale che si sta delineando le nostre imprese saranno sempre le più penalizzate rispetto ai competitors. Il principale fattore di rischio per le nostre imprese non sono quindi gli eventuali dazi Usa, bensì le politiche ideologiche di Bruxelles. Come Lombardia quello che possiamo fare è perseguire il nostro modello di sviluppo continuando a lavorare facendo sistema, puntando a creare un fronte con le altre regioni manifatturiere europee per fermare questo declino industriale».

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Il settore dell’abbigliamento e il tessile, insieme a quello delle calzature sono quelli che mostrano le maggiori criticità

I dati sugli ordinativi dell’industria manifestano una leggera frenata dell’attività economica. La domanda estera segna invece una leggera crescita sul trimestre precedente (+0,6%). Anche il comparto artigiano soffre la debolezza del mercato interno con gli ordini fermi rispetto al trimestre precedente (-0,1%). Il dato tendenziale che fotografa la situazione rispetto allo scorso anno (2023) evidenzia per la produzione industriale un segno negativo ma inferiore allo scorso trimestre, registrando un -1,0%. La produzione artigiana invece rimane in linea con il livello di un anno fa, e con variazione quasi nulla (-0,1%). Tra i settori in crescita restano quelli delle industrie manifatturiere (+6,0%). A questi si aggiunge il settore della Chimica (+5,0%) in sofferenza lo scorso anno per via del rincaro dei beni energetici, e quello alimentare (+2,4%), mentre in contrazione tessile (-9,0%) e pelli-calzature (-7,1%). La contrazione moderata, ma comunque significativa riguarda invece: siderurgia (-4,8%), minerali non metalliferi (-4,7%), mezzi di trasporto (-4,3%), legno-mobilio (-3,5%) e abbigliamento (-2,9%). Meno intensa la contrazione di Meccanica (-1,1%) e Carta-stampa (-0,9%); stazionario il settore della gomma-plastica (-0,1%).

Gian Domenico Auricchio, presidente di Unioncamere Lombardia, esprime la propria preoccupazione per l’aumento dei costi di energia: «I dati presentati oggi evidenziano preoccupazione da parte delle aziende a causa dei fattori geopolitici che da tempo ci attanagliano – ha sottolineato la maggiorparte delle imprese manifestano un livello medio di preoccupazione per l’aumento dei costi dell’energia e le possibili nuove difficoltà di approvvigionamento. Certamente si registra un netto miglioramento rispetto agli anni passati, sia per quanto riguarda la quota di imprese che hanno attivato strategie per fronteggiare nuovi shock energetici, sia relativamente a quelle che hanno investito in impianti di autoproduzione dell’energia; ciò non toglie che l’attenzione deve essere alta – è necessario percorrere questa strada per evitare uno scotto troppo alto. Se questi sono i maggiori elementi di rischio, insieme alla crisi dell’auto tedesca, dall’altro le opportunità da cogliere potrebbero essere certamente quelle di una riduzione dei tassi di interesse, e un calo dei costi delle materie prime in vista di una ripresa internazionale».

L’indebolimento della domanda, e di conseguenza della produzione, comporta una riduzione del tasso di utilizzo degli impianti che in un anno si è portato da quota 72,7% a 72,4%. Tra i settori, quelli che sperimentano la flessione maggiore sono l’abbigliamento, il tessile e le pelli-calzature. Ma ci sono anche altri settori che presentano decrementi significativi.

Rallenta l’occupazione nel terzo trimestre ma il sistema produttivo ed ecomico lombardo tiene

L’occupazione in questo trimestre subisce un rallentamento, sia per l’industria che per l’artigianato, dovuto a un aumento dei tassi di uscita e a una riduzione di quelli di ingresso. Per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese, i settori più in difficoltà risultano essere ancora il tessile, abbigliamento, pelli-calzature e i mezzi di trasporto. Le aspettative dell’industria lombarda per il prossimo trimestre sono caratterizzate da grande incertezza. Se la maggior parte degli imprenditori prevede ancora stabilità, tra i restanti prevalgono le attese pessimistiche con saldi significativamente negativi per produzione, fatturato, domanda interna ed estera. Dopo tre anni di saldi positivi anche le aspettative sull’occupazione virano in negativo, ma la quota di chi non si aspetta variazioni resta intorno all’80%.

Guido Guidesi, assessore allo sviluppo economico di Regione Lombardia.

Nonostante le avversità, il sistema Lombardia resta competitivo per Guido Guidesi, assessore allo sviluppo economico di Regione Lombardia: «Il sistema produttivo ed economico lombardo “tiene” pur in un contesto internazionale complicato. Cresciamo dello 0,4%, ci confermiamo prima regione manifatturiera d’Europa e continuiamo ad avere un ruolo trainante nel quadro nazionale e continentale. Certamente ci sono difficoltà dovute a ragioni esterne e sovraterritoriali, tra cui l’instabilità del contesto geopolitico internazionale, il costo della liquidità e dell’energia. Rallentamenti dovuti a questioni globali e all’iper regolamentazione europea che stanno mettendo a rischio l’intera manifattura europea. Nonostante le avversità, il sistema Lombardia resta competitivo; certo, questo periodo ci preoccupa, ma siamo la Lombardia continueremo a confermarci motore del Paese e d’Europa; é ineludibile che a livello europeo servano cambiamenti affinché si torni a dare priorità alla manifatturiera e all’industria indispensabili per la competitività europea».

Nel terzo trimestre l’occupazione nell’industria lombarda mostra un’inversione di tendenza, registrando una flessione. Il tasso di ingresso si ridimensiona ulteriormente rispetto ai trimestri passati, mentre si osserva un incremento del tasso di uscita. Nel trimestre in esame il saldo tra le due curve si riporta quindi in territorio negativo (-0,2).

La crescita dei prezzi sta progressivamente decelerando

La crescita dei prezzi sta progressivamente decelerando, sia nei mercati a monte che a valle. L’occupazione in questo trimestre subisce un rallentamento, dovuto a un aumento dei tassi di uscita e a una riduzione di quelli di ingresso. Per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione da parte delle imprese, i settori più in difficoltà risultano essere il tessile, l’abbigliamento e i mezzi di trasporto. Il settore dell’abbigliamento e il tessile, insieme a quello delle calzature sono d’altronde quelli che mostrano le maggiori criticità. L’industria chimica e il settore alimentare sono invece i settori che vanno meglio nel trimestre in esame. Per il settore chimico si osserva una dinamica positiva soprattutto relativamente alla domanda interna. Per l’alimentare una performance positiva caratterizza anche il mercato estero. Le aspettative delle imprese industriali lombarde continuano a mantenersi incerte. Rispetto allo scorso trimestre si deteriorano soprattutto le attese sulla produzione e sugli ordini, in modo particolare quelli relativi alla domanda estera. Le maggiori criticità per le imprese si riferiscono ai rischi geopolitici, con i conseguenti timori che possano riproporsi difficoltà relative alle forniture di commodities. In positivo, le migliori opportunità sono associate al calo dei costi delle materie prime e all’attesa di una ripresa della domanda estera.

Il rallentamento dei prezzi è ben visibile sia nelle dinamiche dei mercati a monte sia nei prezzi applicati a valle. I prezzi si mantengono comunque ancora alti: nel terzo trimestre la crescita su base annua è pari a +6,3% per le materie prime, e +4,8% per i prodotti finiti.

L’economia italiana in questi anni post-covid ha mostrato una maggiore resilienza rispetto alle altre economie europee. La Lombardia ha fatto ancora da traino per l’intero sistema Paese

Mauro Sangalli, presidente Casartigiani Lombardia.

Nonostante le numerose criticità, le imprese hanno continuato a investire nella transizione digitale e ambientale come ha analizzato Mauro Sangalli, presidente Casartigiani Lombardia: «La terza congiuntura manifatturiera lombarda conferma segnali di rallentamento dell’economia. L’attività produttiva del comparto artigiano si conferma sostanzialmente stabile, ma quello che ci preoccupa è l’andamento negativo dell’industria che influisce sul nostro mondo nella logica di filiera e il sentiment negativo degli imprenditori. Tutto questo è aggravato da misure di politiche green licenziate dalla precedente Commissione europea, influenzate troppo dall’ideologia e poco dal buon senso ed equilibrio, che stanno avendo un impatto particolarmente negativo sull’intera filiera dell’automotive in termini economici e sociali. In questo clima di incertezza, l’economia italiana in questi anni post-covid ha mostrato una maggiore resilienza rispetto alle altre economie europee, e in modo particolare la Lombardia ha fatto ancora da traino per l’intero sistema Paese. Nonostante le numerose criticità: burocrazia, tassi di interesse alti, difficoltà a ottenere credito influenzato anche dai nuovi parametri Esg, le imprese, con l’obiettivo di rimanere competitive, in questi anni hanno continuato ad investire nella transizione digitale e ambientale. La sfida che stiamo e dovremo affrontare non è facile, influenzata da numerosi fattori interni ed esterni, tra cui anche il clima di prudenza delle famiglie italiane che nonostante un miglioramento del potere d’acquisto sono ancora poco restie a consumare sul quale peserà anche una riformulazione dei vari bonus. Diventa strategico e fondamentale che le nostre imprese possano continuare a contare sul sistema pubblico-privato che le sostenga e le valorizzi».



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