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Una città in comune sostiene lo sciopero generale e generalizzato del 29 Novembre contro la legge di stabilità e le misure economiche del governo Meloni. #finsubito prestito immediato


Come un fiume in piena che scorre lungo le sponde del centro sinistra e del centro destra, le politiche sociali attuate dai governi degli ultimi decenni hanno travolto il lavoro e i suoi diritti, con un progetto di radicale ridimensionamento e trasformazione in termini aziendali e privatistici di tutte le funzioni pubbliche strategiche (Enti locali, sanità, scuola, trasporti, energia…).

In una situazione sociale difficile per gran parte della popolazione, in un contesto ambientale segnato dalla necessità di contrastare la crisi climatica, servirebbero invece investimenti significativi per politiche sociali e per una vera transizione ecologica. Nulla di tutto questo si riscontra nel testo della nuova legge di bilancio presentata dal governo, che si configura come un ‘War Deal’.

Aumentano le spese militari, che nel 2025 dovrebbero raggiungere la cifra record di 31,3 miliardi, con un incremento di 2,1 miliardi rispetto al 2024 (+7,3%). Si tratta della conferma di una crescita che ha portato questa voce del bilancio dello Stato all’1,46% del PIL e che nei prossimi anni, sotto la spinta della NATO che invita i paesi membri a raggiungere l’obiettivo del 2%, potrebbe aumentare ancora. Il governo Meloni, confermando la tradizionale obbedienza alla NATO, sta conducendo l’Italia verso il riarmo, in una situazione che vede una molteplicità di conflitti che segnano le vite di milioni di persone e devastano il territorio in maniera irreversibile. E non fa parte delle spese in capo al Ministero della Difesa lo stanziamento di 520 milioni per una nuova base militare per i reparti speciali dei carabinieri, che si intende costruire tra San Piero a Grado e Pontedera, sacrificando il parco regionale di San Rossore, che graverà invece sui fondi destinati all’edilizia pubblica.

Sono altre le priorità del paese, a partire dal risanamento di un sistema sanitario al collasso, come hanno denunciato gli operatori e le operatrici della sanità che il 20 Novembre hanno scioperato in massa. Stipendi tra i più bassi d’Europa, carenza di personale che costringe medici e infermieri a turni massacranti, esodo all’estero o nel privato, liste d’attesa lunghissime: tanti elementi che richiederebbero di invertire la tendenza alla privatizzazione, mentre il governo conferma il blocco del turn over e stanzia solo 1,3 miliardi in più, assolutamente insufficienti a fronte alle necessità dei cittadini. Questi ultimi sono quindi spinti verso la sanità privata, con il chiaro disegno, che va avanti da almeno un decennio, di spostare risorse dal sistema pubblico a quello privato e di incentivare la creazione di nuovo capitale finanziario attraverso la stipula di polizze sanitarie.

Analogo processo di privatizzazione e definanziamento anche nel sistema dell’istruzione e della ricerca scientifica. I docenti delle scuole italiane sono tra i meno retribuiti d’Europa; il numero di alunni per classe resta alto; gli edifici scolastici sono vetusti e richiedono interventi per renderli accoglienti, sicuri ed energeticamente sostenibili. Ma la legge di bilancio non stanzia nulla di nuovo; anzi, si ventila la possibilità di finanziare l’iscrizione alle scuole private con un bonus di 1.500 euro ad alunno. Quanto all’università, già in ginocchio per una spesa tra le più basse d’Europa, si tagliano sia il finanziamento ordinario che il turn over del personale, con il rischio di aumento delle tasse e diminuendo possibilità di assunzione di ricercatori precari, mentre si promuovono le Università telematiche e si spinge il sistema della ricerca verso la creazione di fondazioni private. Servirebbero invece interventi per un reale sostegno al diritto allo studio, a cominciare da un piano abitativo per gli studenti fuori sede, e per il rilancio della ricerca scientifica pubblica, settore determinante per l’economia e la cultura del paese, nel quale l’Italia investe molto meno degli altri paesi europei.

A fare le spese delle forbici governative saranno anche gli enti locali, a cui gli stanziamenti saranno ridotti di 1,6 miliardi. Ciò si tradurrà in maggiori tasse locali, riduzione dei servizi ai cittadini, svendita del patrimonio pubblico e ulteriori esternalizzazioni e privatizzazioni. Il Comune di Pisa ormai da anni ha dato seguito a questo percorso. Sempre con la favola del “Comune leggero” l’attuale Amministrazione Conti ha appena approvato l’esternalizzazione alla Pisamo (società per la mobilità) delle attività relative alla Cultura, al Turismo e allo Sport, fino al punto di realizzare la privatizzazione dei Servizi Cimiteriali.

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Altra priorità urgente che non rientra tra quelle del governo è quella della tutela dell’ambiente, del contrasto al cambiamento climatico e della transizione ecologica. Sono sotto gli occhi di tutti i danni che un clima caratterizzato da fenomeni sempre più estremi produce sul nostro territorio. Bisogna ragionare su quali siano le concause dei danni, che riguardano non solo il clima ma anche una cattiva gestione del territorio, cercare di ridurli e pianificare la transizione verso un sistema energetico a zero emissioni di gas climalteranti. Nessuna traccia di tutto questo si trova tra le righe della legge di bilancio. Al contrario, si taglia di 4,6 miliardi il fondo “automotive”, destinato ad una riconversione dell’industria automobilistica che abbandoni i combustibili fossili ma che non ricada sui lavoratori.

In questi anni il Governo ha dichiarato la guerra ai poveri a partire dal non garantire in alcun modo il diritto all’abitare. Da qui la decisione avvenuta nel 2023 e confermata anche negli anni successivi di azzerare il fondo sociale affitti e per la morosità incolpevole di 300 milioni di euro. Il bisogno abitativo in Italia ormai non è più preso in considerazione sotto il profilo del diritto alla casa, anzi, è letteralmente criminalizzato. Le politiche nazionali del Governo Meloni, con l’approvazione dell’art. 10 del DDL sicurezza che porta le pene per chi occupa immobili o anche solo li detiene senza titolo da 2 a 7 anni, vanno esattamente in questa direzione. Questa misura, lo diciamo da tempo, avrà effetti devastanti considerata l’assenza di politiche pubbliche a partire fagli stanziamenti per recuperare le decine di migliaia di alloggi ERP, oggi inagibili, per renderli immediatamente disponibili per l’assegnazione.

Per tutte queste ragioni è importante maturare uno “sguardo diverso” sullo stato delle cose, a tutti i livelli. Il futuro dipende anche dal contributo fattivo e operativo di ogni cittadino affinché l’ invocata “rivolta sociale” non si traduca in accordi giustificati con la logica del “meno peggio”.

Una città in comune sarà nelle piazze e nelle strade il 29 Novembre per dare un contributo allo sciopero generale e generalizzato.





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