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La sfida di Stefano Buono, l’Elon Musk italiano: «Reattori e centri di ricerca, così Torino può diventare una potenza nucleare» #finsubito prestito immediato


di
Christian Benna

Lo scienziato-imprenditore, fondatore di Newcleo, a colloquio con le startup

I primi 100 milioni di investimenti li ha raccolti tra un’onda e l’altra navigando tra le isole Galapagos e Tahiti. «Era il 2020, in pieno periodo Covid, quando sono riuscito a realizzare il sogno di fare giro del mondo in barca-ufficio, restando in famiglia e continuando a lavorare». Sbarcato a Torino dopo la lunga traversata, Stefano Buono, «Mr 4 miliardi», lo scienziato imprenditore nato ad Avellino nel 1966 che ha fatto fortuna creando e poi vendendo a Novartis la sua startup (Advanced Accelerator Applications) si è trasformato nell’Elon Musk italiano puntando a una raccolta di fondi da più di 3 miliardi entro il 2030.

Energia pulita dall’atomo

La sfida dello scienziato imprenditore che ha dato vita a Torino a Newcleo, reattori nucleari di quarta generazione, è una mission impossible che per certi versi è intricata quanto quella di raggiungere e abitare Marte. Soprattutto in Italia dove il nucleare è bandito dal 1987. «In meno di tre anni — ha ricordato Buono alla platea di startup e investitori venuti ad ascoltarlo all’Incubatore I3p del Politecnico di Torino per l’evento «Scintille» —ho raccolto 535 milioni di euro da 700 investitori inseguendo un nuovo sogno: quello di produrre energia pulita e sicura a partire dall’atomo».
A Torino è nato il centro di ricerca, dove si progettano i reattori di quarta generazione, al piombo e che si alimentano con gli scarti del combustibile, a breve si insedierà anche un hub sui nuovi materiali (all’Envi Park), e presto potrebbe anche avere un quartiere generale che si eleva verso l’alto: una nuova Torre nel centro della città, vicino al grattacielo di Intesa. 




















































Lo scienziato imprenditore

Il «ciclone» Buono si racconta ai ragazzi delle startup, quelli che spesso faticano a racimolare qualche decina di migliaia di euro di finanziamento.
«Ho sempre sognato di fare impresa innovando. Ho studiato fisica ma da studente prima al liceo e poi all’Università di Torino avevo una piccola attività di rivendita di libri arrivando a fatturare 16 milioni di lire. Bisogna iniziare da qualche parte». Poi la stagione del Cern. «Ho avuto la fortuna di scrivere la tesi in quel meraviglioso centro di ricerca di Ginevra e di incontrare Carlo Rubbia. Già all’epoca sognavo di fare il giro del mondo in barca ma la ricerca sulle applicazioni del nucleare ha avuto la meglio».
Il segreto del successo? «Basta fondare una startup da 4 miliardi e poi lanciarne un’altra con un prodotto unico e fantastico». Scherza Buono ma dice anche il vero, rimettendosi il cappello di Liftt, la holding di investimenti early stage che presiede, promossa dal Politecnico e da Compagnia di San Paolo. È stato infatti Francesco Profumo, ex presidente della Fondazione torinese, a riportare in Italia e a Torino Stefano Buono, dopo le peregrinazioni da scienziato imprenditore a Ginevra e negli Stati Uniti con il compito di creare un ecosistema fertile per le startup. 

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«Mia madre diceva che una ne faccio e cento ne penso. In realtà io ho sempre lavorato su Newcleo. Anche AAA nasce sulla ricerca del nucleare anche se applicata alla diagnostica dei tumori». Buono è già riuscito a raggiungere due traguardi: convincere i torinesi a investire in una startup sul medio lungo termine (il primo reattore sarà operativo in Francia nel 2031 e nel 2026 partirà il prototipo a Brasimone in Italia) e a riaprire il dibattito sul nucleare. «Torino spesso si interroga sul suo futuro. Io dico che ha ragione il ministro Pichetto; magari un giorno a Mirafiori ci sarà un reattore nucleare che offrirà energia pulita alla città, forse a quei data center dell’intelligenza artificiale che ha bisogno di tantissima energia per operare». Il futuro secondo Buono passa inesorabilmente dall’energia pulita a basso costo. «Se vogliamo attirare investimenti questa è la condizione di base per l’industria, se vogliamo sbarcare nella nuova rivoluzione industriale, che è l’Ai, servirà ancora più energia e a basso costo». 

Nucleare di Stato

Il rischio di altri disastri nucleari non c’è secondo Buono. «Ci sono stati tre incidenti nella storia delle centrali nucleari di vecchia generazione, uno solo con vittime, in una struttura che non aveva neppure un edificio di contenimento. I reattori di quarta generazione in caso di guasto si bloccano. Il rischio è pari a zero». Newcleo, in attesa che cambi il quadro normativo italiano, cresce all’estero. Buono ha sottoscritto accordi per la vendita di reattori da 400 milioni con la Francia. Ha preso sede a Lione e sin dagli esordi ha il suo quartier generale a Londra. Ora in Italia si parla di nucleare di Stato con l’avvio di una società pubblica che potrebbe vedere tra i soci anche Newcleo. «Il nucleare è sempre stato un affare del pubblico così come è stata la corsa alla Spazio. Ora in entrambi i settori sono entrati i privati. Collaborando possiamo fare cose molto interessanti». La sfida è partita a chi arriverà primo al traguardo: Musk su Marte o Buono con l’energia nucleare in Italia?

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