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Morte assistita, il primo passo di Inghilterra e Galles #finsubito prestito immediato


Nel 2015, in piena era Tory, era stato sconfitto massivamente, benché in forma diversa. Ma ieri il disegno di legge sul fine vita assistito – Terminally Ill Adults (End of life) Bill – è nettamente passato in «second reading», fase dell’iter che prelude al prosieguo di discussioni ed emendamenti di un testo che sarà poi discusso ai Lords. 330 a favore, 275 contrari: una corposa maggioranza di 55 a sostegno di una legge che in capo a un paio d’anni rivoluzionerà il rapporto fra Stato e cittadini riguardo alla morte. In Inghilterra e Galles – la Scozia e l’Irlanda del Nord sono legislativamente “devolute” – gli adulti mentalmente abili con una malattia incurabile che hanno un’aspettativa di vita inferiore a sei mesi saranno autorizzati a porre fine loro stessi alla propria vita con l’aiuto di due medici indipendenti. A tutela dell’arbitrio del paziente una pena di 14 anni di reclusione da comminarsi a chi esercitasse su di loro pressioni per indurli forzosamente alla decisione. A differenza che negli altri 27 Paesi in cui si è deciso di compiere l’importante passo, in questo caso sarà un giudice dell’Alta Corte ad avere l’ultima parola.

E NON È CERTAMENTE soltanto quest’ultimo punto ad aver diviso i pro dai contro, due fazioni popolate, in parlamento, da membri di tutti i partiti. Si trattava di un dilemma etico che travalica le appartenenze politiche, come dimostrato dalla trasversalità delle posizioni. Anche per questo il premier Starmer aveva concesso un voto, neutrale, secondo coscienza, privo di briglie partitiche.

Lo storico risultato è arrivato al termine di cinque ore di dibattito ai Comuni, segnato da toccanti e travagliate testimonianze da parte di tutti coloro che hanno potuto parlare (si erano iscritti in 160) mettendosi a nudo nel proprio rapporto con la mortalità e la morte propria e dei propri cari. Visibilmente commossa, la promotrice del Bill, la deputata Labour Kim Leadbeater – nativa dello Yorkshire e sorella della compianta Jo Cox, assassinata nel 2016 da un esagitato razzista in mimetica – è stata festeggiata dai sostenitori della causa. Ha ringraziato tutti coloro che hanno votato a favore e sollecitando un dialogo costruttivo con le opposizioni per apportare migliorie al testo nelle fasi successive. Ora ci vorranno almeno altri sei mesi di iter e dalla promulgazione almeno un anno e mezzo per la “messa su strada” della nuova legge.

DALLE DICHIARAZIONI di voto si legge quanto frastagliato sia stato il consenso: oltre a Starmer e alla ministra delle Finanze Reachel Reeves, a favore si sono detti l’ex premier Tory Rishi Sunak, l’ex ministro della Sanità Jeremy Hunt, la ministra degli Interni in carica Yvette Cooper, il ministro dell’Ambiente Ed Miliband. Tra i prevedibili contrari, la leader Tory Kemi Badenoch, Nigel Farage (Reform Uk), Liz Truss, Theresa May, ma anche nomi grossi del Labour come la vicepremier Angela Rayner, il ministro degli Esteri David Lammy ma soprattutto il titolare della Sanità Wes Streeting, sia per le sue convinzioni cristiane che per la pressione che la normativa eserciterà su un Ssn semi agonizzante.

Le uscite di Streeting hanno infastidito non poco Starmer, che aveva insistito perché ci si tenesse in disparte e ha finito per bacchettarlo. Stesso dicasi per la ministra della Giustizia, Shabana Mahmood, attualmente la donna musulmana più in vista del Paese, che ha tuonato contro la legge per ovvi motivi religiosi.

INGHILTERRA E GALLES entrano così nel consesso dei Paesi come Canada, Oregon o Olanda, che hanno legiferato in questo senso per alleviare il destino dei molti, troppi, che si vedono intrappolati in atroci e prolungate sofferenze senza poter decidere di farla finita. Ma nessuno di questi Paesi coinvolge altrettanto il sistema giudiziario – altro aspetto, quest’ultimo, che ha suscitato critiche altre dal “naturale” corpus etico, religioso e morale dei motivi di chi ha combattuto questa decisione. Oltre a costituire un precedente che potrebbe allargare le possibilità di togliersi la vita a una potenzialmente sempre maggiore categoria di malati – che potrebbero essere indotti a sentirsi come un peso per i congiunti in un futuro prossimo dove gli anziani tendono ad aumentare -, c’è la preoccupazione per una crescente percentuale di richieste simili sul già sovraccarico sistema giudiziario nazionale. Riserve che si estendono all’aspettativa di sei mesi prospettata ai malati terminali: un gran numero di persone condannate dalla propria patologia a un doloroso quanto prolungato spegnersi non potranno avvalersi di questa legge.

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