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Per abbassare il canone Rai la Lega propone di guardare fino a 11 minuti di pubblicità #finsubito prestito immediato


La proposta di ridurre progressivamente il canone Rai, con l’obiettivo di eliminarlo completamente in cinque anni, è il nuovo argomento preferito di Matteo Salvini. La Lega, infatti, intende abbattere quella che considera una “tassa odiata dagli italiani”. La non piace a tutti, neanche all’interno della maggioranza, dove Forza Italia sollevano perplessità sul suo impatto. In cambio dell’azzeramento del canone, per sostenere la televisione pubblica, la Lega ha avanzato l’idea di un aumento del tetto pubblicitario. Cosa vuol dire? Percentuali alla mano, si tratta di minuti e minuti in più a guardare spot pubblicitari.

Lega tenta ancora il canone 0 per la Rai: la proposta

Il leghista Stefano Candiani ha presentato una proposta di legge che prevede una riduzione annuale del 20% del canone Rai, con l’obiettivo finale di azzerarlo in circa cinque anni. “Una tassa odiata dagli italiani”, così l’ha definita il parlamentare, sottolineando come questo provvedimento possa alleggerire il carico fiscale dei cittadini.

Come sostituire gli introiti del canone Rai? La Lega ci ha pensato. Al centro della proposta c’è la modifica dei tetti pubblicitari. Candiani ha spiegato che un incremento di un punto percentuale dei limiti pubblicitari per la Rai potrebbe portare a una raccolta aggiuntiva di risorse, migliorando la situazione economica dell’azienda pubblica senza gravare ulteriormente sulle tasche degli italiani.

Secondo Candiani, questo non solo libererebbe progressivamente gli italiani dal canone, ma favorirebbe anche la crescita di un’azienda come la Rai, pur mantenendo la sua funzione di servizio pubblico.

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Cosa cambia per gli spettatori?

La proposta della Lega ha delle ripercussioni sugli telespettatori. Aumentare il tetto pubblicitario della Rai, si traduce in un incremento del numero di interruzioni pubblicitarie durante i programmi, con più spot per ora di trasmissione, specialmente nelle ore di maggiore ascolto.

Attualmente, le reti Rai sono soggette a limiti ben definiti:

  • il 6% di spazio pubblicitario durante la giornata (6:00-18:00)
  • il 10% di sera (18:00-24:00).

L’aumento di un punto percentuale porterebbe questi limiti rispettivamente al 7% e all’11%. Per gli spettatori, questo significa più interruzioni pubblicitarie, che potrebbero comportare una maggiore frustrazione, in particolare durante i programmi più seguiti, come quelli della prima serata.

Se da un lato l’incremento delle risorse pubblicitarie potrebbe contribuire ad abbassare il canone Rai nel lungo periodo, dall’altro, gli utenti potrebbero sentirne le conseguenze in termini di qualità dell’esperienza visiva, con fino a 11 minuti in più di pubblicità in un’ora.

Chi è contrario e perché

Non tutti sono favorevoli alla proposta della Lega. Forza Italia, per esempio, ha espresso contrarietà all’idea di aumentare i tetti pubblicitari e si è detto soddisfatto che non sia passato l’emendamento in merito alla riduzione. Secondo i membri di Forza Italia, il canone Rai è già il più basso d’Europa e la proposta della Lega rischia di trasformare la Rai in un’azienda più commerciale, privando il servizio pubblico della sua missione originaria.

Anche il Partito Democratico ha sollevato preoccupazioni, non tanto sul taglio del canone, quanto sull’effetto che un aumento della pubblicità potrebbe avere sugli equilibri del mercato televisivo. Il rischio è che la Rai diventi ancora più concorrenziale nei confronti di Mediaset, alterando i delicati equilibri tra i principali gruppi media del paese. Di fronte a questo schieramento, Candiani ha criticato il silenzio del Partito Democratico riguardo ai conflitti di interesse tra Forza Italia e Mediaset.





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