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Lazio 3-1: al Tardini la Lazio interrompe la sua striscia positiva #finsubito richiedi prestito immediato


Per mesi ci è stato raccontato che il VAR non può essere considerato una moviola in campo, che una spinta, o una trattenuta, non può essere oggetto di intervento da parte del VAR, perché l’entità della stessa solo l’arbitro la può valutare, che è possibile tornare indietro nell’azione per stabilire se un presunto fallo abbia inciso sull’azione stessa fino al momento in cui la palla è nella disponibilità della squadra che ha commesso il fallo, che le immagini messe a disposizione del VAR possono modificare una decisione assunta dall’arbitro solo quando si tratti di chiaro errore.

Nel primo minuto di gioco della sfida al Tardini tra Parma e Lazio tutte queste incrollabili certezze sul VAR della classe arbitrale, e dei vari opinionisti televisivi presenti nel circuito mediatico, si sono sciolte come neve al sole. E’ bastato annullare al primo minuto di gioco un gol a Rovella per azzerare mesi di granitiche convinzioni.

Ecco allora l’impatto di quanto accaduto nel primo minuto di gioco sul protocollo VAR: 1) il VAR viene utilizzato proprio come una moviola in campo visto che l’arbitro, a tre metri di distanza, e in presa diretta, non interviene sul presunto fallo di Rovella; 2) il VAR interviene su una spinta, o trattenuta, laddove per mesi si è detto che non sarebbe intervenuto, vista l’impossibilità di stabilire a video l’entità della spinta stessa; 3) che tornando indietro nell’azione che ha portato al gol della Lazio, tra il presunto fallo di Rovella e il gol dello stesso Rovella, Sohm del Parma tocca il pallone facendo di fatto cessare la continuità dell’azione; 4) che una decisione arbitrale presa sul campo può essere modificata solo quando è evidente dalle immagini l’errore, cosa che non accade in questo caso, visto che le immagini non chiariscono il presunto fallo commesso da Rovella.

Questa quarta nuova interpretazione dell’uso del VAR viene ribadita da Zufferli – arbitro della gara – anche in occasione del rigore assegnato alla Lazio per fallo su Zaccagni. L’arbitro fischia il rigore ma successivamente viene richiamato dal VAR per rivedere le immagini dell’azione.

Le immagini proiettate non chiariscono l’entità del contatto tra Zaccagni ed il difensore, ma – nonostante questo – nel nuovo corso sull’uso del VAR inaugurato da Zufferli, si ritiene che quello che le immagini mostrano siano sufficienti per convertire la decisione assegnando un fallo a favore del Parma.

In questa sconfitta al Tardini, al netto dei gravissimi errori arbitrali, la Lazio ci mette comunque del suo, a cominciare dalle scelte di formazione di Baroni, che piazza inizialmente Dele-Bashiru dietro l’unica punta Castellanos.

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Scelta che si dimostra sbagliata, visto che il giocatore appare spaesato al punto che alla fine del primo tempo Baroni è costretto ad intervenire per porre rimedio.

Entra così nel secondo tempo Pedro al posto di Dele- Bashiru, che si piazza da sotto punta alle spalle di Castellanos, rendendo la Lazio molto più incisiva rispetto ai primi quarantacinque minuti.

Ma agli errori di formazione di Baroni si associano anche gli errori in campo dei giocatori, che spianano la strada al successo del Parma. Prima ci pensa Rovella al 6° minuto – forse ancora frastornato per il gol annullato – a consegnare la palla, con un retropassaggio assassino, a Man che a tu per tu con Provedel insacca facilmente.

Poi, nel secondo tempo, Gila per eccesso di confidenza trattiene troppo a lungo un pallone nel cerchio di centrocampo, quasi da ultimo uomo, finendo per perderla. I giocatori del Parma si involano verso l’area laziale ed Haj Mohamed disegna una bella parabola che finisce sotto la traversa della porta biancoceleste per il momentaneo 2-0.

C’è da dire che, nonostante gli errori arbitrali, e gli errori commessi dai giocatori, la Lazio le prova comunque tutte per indirizzare diversamente la partita, anche successivamente al secondo gol dei ducali.

Ma qui intervengono – in una domenica tutta da dimenticare – sia un po’ di sfortuna (come nel caso dei due salvataggi sulla linea da parte dei difensori emiliani sulle conclusioni ravvicinate di Castellanos e di Isaksen) sia la bravura del portiere del Parma Suzuki.

Per la cronaca, la Lazio riesce anche a confezionare un gol all’ottantesimo minuto grazie a Castellanos, lesto ad approfittarsi di un errore di Valeri in fase di disimpegno.

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A completare la disfatta dei biancocelesti arriva però in pieno recupero il gol di Del Prato che certifica il 3-1 finale per la squadra allenata da Pecchia.

Con questo risultato il  Parma smuove pesantemente la classifica risalendo dalle zone basse e rifiatando per il proseguo del campionato.

Per la Lazio suona invece un campanello d’allarme. La squadra appare stanza, anche perché tra infortuni e squalifiche, le rotazioni per affrontare al meglio una partita ogni 3 giorni si sono ridotte.

A queste difficoltà “numeriche” è necessario aggiungere che alcune alternative non stanno funzionando.

Con il Parma sono apparse evidenti le difficoltà di Dele-Bashiru così come erano apparse evidenti le difficoltà di Noslin e Tchaouna nella partita di Europa League solo tre giorni prima.

Ma l’allarme per la Lazio sembra suonare anche rispetto alla classe arbitrale. Dopo gli errori visti nelle gare precedenti (Fiorentina e Juventus su tutte) arriva questa gara dove addirittura si assiste ad una mancata applicazione dei protocolli VAR pur di giustificare decisioni apparse a dir poco sconclusionate.


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