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Quali sono le conseguenze dell’ulteriore rinvio… #finsubito prestito immediato


Brescia, 2 Dic – Non è difficile riassumere la storia dei mille ritardi normativi nel nostro Paese in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Sono spesso costellati di incontri, di tavoli tecnici, di gruppi di lavoro, di Stati generali, di parole che rimandano a future soluzioni che poi si allontanano continuamente, perché negli incontri c’è sempre qualche parola non condivisa e su cui tornare a discutere.

 

Questo scenario ben si applica anche alla vicenda dell’ Accordo Stato-Regioni, noto anche come “Accordo unico”, pensato per accorpare, rivisitare e modificare gli accordi attuativi del d.lgs. n. 81/2008 in materia di formazione con l’obiettivo anche di garantire:

a) l’individuazione della durata, dei contenuti minimi e delle modalità della formazione obbligatoria a carico del datore di lavoro;

b) l’individuazione delle modalità della verifica finale di apprendimento obbligatoria per i discenti di tutti i percorsi formativi e di aggiornamento obbligatori in materia di salute e sicurezza sul lavoro e delle modalità delle verifiche di efficacia della formazione durante lo svolgimento della prestazione lavorativa.

b-bis) il monitoraggio dell’applicazione degli accordi in materia di formazione, nonché il controllo sulle attività formative e sul rispetto della normativa di riferimento, sia da parte dei soggetti che erogano la formazione, sia da parte dei soggetti destinatari della stessa.

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Un progetto di grande importanza per una formazione riconosciuta – troppo spesso solo a parole – come una delle colonne portanti della prevenzione.

L’Accordo dopo due anni e cinque mesi di ritardi – doveva essere approvato entro il 30 giugno 2022 – è approdato per ben due volte in Conferenza Stato-Regioni con il nome “Accordo, ai sensi dell’articolo 4, comma 1, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano finalizzato alla individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi in materia di salute e sicurezza di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81”.

 

E per ben due volte l’approvazione è stata rinviata; il 7 novembre 2024 e il 28 novembre 2024. Probabilmente senza tenere conto a sufficienza delle possibili conseguenze che questi ritardi e questi rinvii possono avere su una formazione che necessita di un quadro aggiornato, condiviso e più completo (con riferimento alla formazione dei datori di lavoro).

 

Riguardo a quanto avvenuto il 7 novembre 2024,possiamo riprendere quanto raccontato ai nostri microfoni dall’avvocato Rolando Dubini nell’intervista “ Come sta cambiando la formazione sulla sicurezza in Italia?”.

 

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Alla Conferenza Stato-Regioni era arrivata, come testo da approvare, la “ bozza definitiva” consegnata alle Parti sociali. Ma se le Regioni elaborano i documenti attraverso i propri tecnici, la Conferenza Stato-Regioni poi “è formata dai Presidenti delle regioni, quindi dai cosiddetti governatori delle Regioni, e dai ministri competenti”. E, in questo caso, il presidente della Regione Calabria “ha sollevato un’obiezione di natura tecnica bloccando, di fatto, l’approvazione”.

Come ricordato in un nostro articolo, si è ipotizzato che questo rinvio sarebbe nato dall’esigenza di inserire nel testo dell’Accordo anche un riferimento alla disciplina relativa al recupero dei crediti della patente per imprese e lavoratori autonomi attivi nei cantieri temporanei o mobili.

 

Nel frattempo, come ricordato dall’avvocato Dubini, ci sarebbero stati successivi incontri per superare l’impasse e arrivare alla seduta del 28 novembre 2024 per l’approvazione definitiva dell’Accordo.

 

Approvazione che, come ricordato anche dal nostro giornale, non c’è stata.

Ci sono state nuove eccezioni sollevate, ad esempio, da una Provincia autonoma. E la richiesta di coinvolgere anche nuove Parti sociali nei tavoli tecnici per modificare gli attuali testi.

 

E ora che succede?

 

Qualche giorno fa Lorenzo Fantini – “ Sicurezza: le novità e gli auspici su formazione e patente a crediti” – ci ha spiegato come, in questi anni, l’accorpamento dei vari accordi in materia di formazione sia stato un lavoro molto complicato, anche tecnicamente. E ha sottolineato come nel testo attuale a fronte di molti aspetti positivi, ci siano anche delle lacune, Perché, ad esempio, “forse si poteva essere più coraggiosi”, magari soffermandosi di più “sugli aspetti di sostanza per l’efficacia della formazione”. E anche diverse Parti sociali hanno espresso, in questi mesi, altre critiche.

 

Ma siamo sicuri che di fronte all’insostenibile leggerezza di incontri e tavoli tecnici che non sono riusciti a trovare una conclusione condivisa in materia di formazione in più di due anni, ora si troverà una soluzione migliore? Non c’è il rischio, sollevato in un articolo dell’avvocato Dubini di lasciare – con l’Accordo ancora in mare aperto e senza porti in vista – un vuoto normativo che rischia di rendere più difficile la formazione per dirigenti e preposti (e più lontana quella per i datori di lavoro)?

 

Cosa possiamo dire davanti all’ennesimo rinvio? Quale sarà il futuro dell’Accordo?

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Scrivetelo nei commenti, fatecelo sapere.

 

 

Tiziano Menduto

 



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