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“Con il ritorno del nucleare, in Italia bollette dell’energia elettrica più care” #finsubito prestito immediato


Il ritorno del nucleare non ha senso economico. Lo sviluppo del fotovoltaico costerebbe 3,4 volte di meno, tre volte di meno l’eolico off shore  per scendere ancora con l’eolico a terra. E non farebbe eccezione lo sviluppo dei reattori “modulari” di piccole dimensioni.

Il dossier appena presentato non lascia spazio a dubbi, a partire dal titolo: “Il nucleare renderebbe più cara l’energia elettrica”. Lo sostiene la coalizione 100% Rinnovabili Network, promossa da un gruppo di associazioni ambientaliste e del terzo settore, docenti universitari e ricercatori e da esponenti del mondo delle imprese e del sindacato.

Di fatto, è un avvertimento al governo. Puntare sul ritorno del nucleare in Italia, fosse pure sulla tecnologia SMR (small modular reactor), porterebbe cittadini e imprese a pagare più cara l’energia elettrica.

Il ritorno del nucleare meno conveniente delle rinnovabili: il fotovoltaico costa 2,8 volte di meno, tre volte l’eolico

Il rapporto cita dati dell’Agenzia internazionale dell’energia. Secondo cui l’impegno finanziario complessivo per la realizzazione di nuove centrali nucleari in Europa sarebbe nettamente superiore rispetto alle rinnovabili. Finanziamento, costruzione, manutenzione, combustibile e ammortamento del capitale investito) costerebbero di 170 dollari al MWh. Contro i 50 dollari del fotovoltaico (3,4 volte meno del nucleare), i 60 dollari dell’eolico onshore (2,8 volte di meno) e i 70 dollari dell’eolico offshore.

Le differenze dei costi di generazione nella Ue calcolate dall’Agenzia internazionale dell’energia derivano per il nucleare da costi in conto capitale per 6.600 dollari al kW, con un capacity factor del 70%, e costi per il combustibile, la gestione e manutenzione di 35 $/MW/h. Per il fotovoltaico e l’eolico, invece, i costi dell’investimento non vanno oltre, rispettivamente, i 750 e 1.630 dollari. Mentre il capacity factor è del 14 e 29% e i costi di gestione e manutenzione di 10 e 15 dollari.

Anche in futuro, sostiene la coalizione, il nucleare sarà più costoso delle rinnovabili. La differenza sarà con il fotovoltaico di 100  dollari al MWh al 2030 e al 2050, con l’eolico onshore di 80 dollari al 2030 e 75 dollari al 2050. E con l’eolico offshore di 90 dollari al 2030 e al 2050.

Non farebbero eccezione i piccoli reattori. Anzi: “L’energia elettrica generata con gli Smr costerà più di quella prodotta dai reattori più grandi”, come dimostra la recente rassegna internazionale sui progetti in corso “The World Nuclear Industry – Status Report 2024” di Mycle Schneider Consulting Project.

Quanto ai costi di gestione dei rifiuti radioattivi la più recente stima del 2019 indica in Europa una cifra compresa tra 422 e 566 miliardi di euro. Peraltro escludendo lo smantellamento delle centrali. E in ogni caso, sottolinea 100% Rinnovabili Network, l’utilizzo del nucleare per superare la discontinuità delle rinnovabili avrebbe poco senso. Sarebbe “poco funzionale e costoso perché porterebbe a sottoutilizzare gli impianti solari e eolici usando il nucleare come produzione stabile di base”.

Anche perché, sostiene il documento presentato, si dovrebbe viceversa puntare su accumuli e pompaggi idro. Insomma: “Un possibile ritorno al nucleare in Italia è insensato e, inoltre, non tiene conto di due pronunciamenti referendari”, sostiene la coalizione, che propone piuttosto di puntare sulle Fer, “come farà la maggioranza dei Paesi Ue, Germania compresa”.

Invece, il Piano nazionale per l’energia e il clima, lamentano invece i firmatari “prevede uno scenario di ritorno al nucleare a fissione, con la costruzione di Smr, Amr e micro-reattori”. Ma “il ritorno al nucleare, ancora di più per un Paese come l’Italia che ne è uscito da molti anni, avrebbe un costo molto alto”.

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