Terni: «Viviamo in cinque nel degrado e dobbiamo andarcere. Sono disperato» #finsubito prestito immediato

«Viviamo in cinque in una casa in stato di profondo degrado, né io né mia moglie lavoriamo, io ho un’invalidità del 55%, tre figli di cui una minorenne. E non sappiamo dove andare, ora, perché è possibile che, in ragione delle gravi condizioni strutturali dell’abitazione, ci mandino via. Viviamo con meno di 800 euro al mese, fra assegno di inclusione e assegno unico, capite che per noi andare in mezzo ad uan strada sarebbe devastante».

A parlare è un 55enne di origini campane, residente in strada di Farfa (zona Macchia di Bussone) a Terni. In quell’abitazione, in affitto e con contratto che ‘copre’ l’intero 2025, lui e la sua famiglia ci vivono dal 2017. «Poco dopo – racconta – fra infiltrazioni e umidità, ci siamo resi conto che c’erano problemi strutturali particolarmente seri. Che con gli anni sono ulteriormente peggiorati fino a rendere questo contesto del tutto invivibile».

La speranza che con il Bonus 110, «e un mio impegno per il rifacimento degli impianti», la situazione potesse risolversi, è svanita. «Il proprietario non ha dato seguiti ai passi che aveva compiuto con la ditta e gli uffici competenti. E quindi nulla è stato fatto. Lui stesso mi ha detto, da un certo punto in poi, di non pagare più l’affitto perché si rendeva conto del grave degrado. Io ho continuato a pagare perché, in ragione dei miei problemi di salute, avevo già maturato alcune mensilità arretrate. Poi però non ce l’ho fatta più e ho sospeso».

Conseguenza? Lo scorso novembre gli è arrivata «una intimazione di sfratto». Al che il 55enne ha segnalato alla Usl ed al Comune di Terni le condizioni dell’edificio, «un passo doveroso viste le condizioni igieniche e strutturali». I tecnici comunali e dell’azienda sanitaria hanno svolto un sopralluogo nei giorni scorsi, il cui esito sembra sia stato chiaro: «Mi hanno detto che devo andarmene perché in quelle condizioni ci sono pericoli reali per la mia famiglia. Ma noi non abbiamo un posto dove andare, non abbiamo risorse per poterci permettere altro. Come facciamo?».

La domanda apre la questione ‘case popolari’: «Tempo fa abbiamo presentato richiesta per accedere ad un’abitazione Ater. Ci è sempre stato detto di pazientare, che eravamo in graduatoria, quarantesimi più o meno, e che con un po’ di tempo ci sarebbe stata assegnata un’abitazione. Ora sembra che neppure con l’inizio del nuovo anno avremo una casa popolare. E non capiamo perché: ho fatto anche accesso agli atti. Ora, viviamo in una situazione di profonda prostrazione psicologica. Sono stato anche alla Caritas, per la prima volta in vita mia, ma loro di alloggi non ne hanno. Voglio portare alla luce la nostra situazione nella speranza che ci possa essere una soluzione. Così non andiamo avanti e ogni giorno il dramma, ve lo assicuro, si rinnova».

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