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Condannato il centauro che provocò la morte di Mario Tamarindo #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Ha patteggiato la pena di un anno e quattro mesi

VERCELLI – Oggi, martedì 17 dicembre, all’esito dell’udienza preliminare tenutasi in Tribunale a Verbania, avanti il Gup  Rosa Maria Fornelli, ha patteggiato la pena di un anno e quattro mesi, convertita in lavori di pubblica utilità, Massimiliano Martino, 51 anni, di Gozzano, il motociclista accusato, e ora anche condannato, per il reato di omicidio stradale per aver causato il tragico incidente tra moto in seguito al quale ha perso la vita, a soli 58 anni, l’altro centauro coinvolto, il rappresentante di commercio vercellese Mario Tamarindo.

All’imputato è stata anche comminata la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida per due anni. Per i familiari della vittima, che sono stati assistiti da Studio3A e dall’avvocato Laura Bastia, almeno un po’ di giustizia è stata fatta.

Il terribile sinistro accadde l’8 luglio 2023, sulla Statale 229, nel territorio comunale di Pettenasco, nel Novarese.

Come accertato dai carabinieri del Nucleo radiomobile della compagnia di Arona, che hanno effettuato i rilievi, Martino, iscritto da subito nel registro degli indagati dal Pubblico Ministero della Procura di Verbania, titolare del relativo procedimento penale, Gianluca Periani, verso le 13.15 stava procedendo lungo la SS 229, con direzione da Orta San Giulio verso Omegna, in sella alla sua moto Bmw Gs 1200 quando, all’altezza della progressiva chilometrica 49+300, “per colpa consistita nel non regolare adeguatamente la velocità in relazione alle circostanze di luogo (prossimità di una curva destrorsa) e non circolando sulla parte destra della carreggiata e in prossimità del margine destro della medesima, perché impegnato in una manovra di sorpasso di un veicolo che lo precedeva nello stesso senso di marcia, perdeva il controllo del suo mezzo e invadeva l’opposta corsia di marcia dove andava ad impattare con la moto Ducati Streetfighter 1100 condotta da Mario Tamarindo, il quale stava regolarmente procedendo sulla propria corsia di marcia”, per citare l’atto con cui, al termine delle indagini preliminari, il Sostituto Procuratore ha chiesto il rinvio a giudizio per Martino ascrivendogli l’esclusiva responsabilità dello scontro.

Quanto meno la consolazione che il loro caro non ha avuto alcuna colpa per i congiunti del cinquantottenne di Vercelli che, per essere assistiti, attraverso l’Area Manager per il Piemonte Giancarlo Bertolone, si sono rivolti a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con la collaborazione dell’avvocato Laura Bastia del foro di Milano.

Il resto, purtroppo, è tristemente noto, Tamarindo, a causa del violentissimo impatto con l’altra motocicletta, ha subìto una prima, importante lesione alla gamba sinistra, ha sbandato ed è finito contro il guardrail che gli ha inferto ulteriori, gravissime ferite. E’ stato disarcionato dalla sua Ducati, rovinando sull’asfalto ed è infine rotolato nella scarpata oltre la barriera, riportando una serie di politraumi devastanti che non gli hanno lasciato scampo.

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Tamarindo è deceduto praticamente sul colpo. I sanitari del 118 hanno tentato per più di mezzora di riamarlo, ma senza esito. E, dramma nel dramma, tutto davanti agli occhi disperati del figlio della moglie – i due avevano fatto un giro in moto assieme -, che lo seguiva ad alcune centinaia di metri di distanza e che è stato tra i primi a tentare di prestargli soccorso.

Martino, invece, ha riportato solo ferite leggere ad un piede. Nonostante l’urto e la sbandata è riuscito a rimanere in equilibrio sulla sua Bmw e, pur essendosi perfettamente reso conto della gravità dell’incidente che aveva causato, ha continuato la sua corsa per alcune centinaia di metri, al punto che uno degli automobilisti che aveva superato nel corso dei plurimi, azzardati e fatali sorpassi di cui si è reso protagonista, avendo visto tutta la scena e la sua “fuga”, ha accelerato, lo ha raggiunto, ha “lampeggiato” con gli abbaglianti per attirare la sua attenzione e lo ha invitato in modo deciso a tornare sui suoi passi: cosa che, almeno questa, l’imputato avrebbe poi fatto, evitando l’aggravante dell’omissione di soccorso.

Tutte le altre violazioni commesse con la sua scriteriata condotta di guida gli sono state messe in conto e nella richiesta di processo da parte del magistrato inquirente il cinquantunenne di Gozzano è stato chiamato a rispondere di omicidio stradale, con la fatale violazione “degli articoli 141, velocità non commisurata in curva, e 143, circolazione contromano in curva, del Codice della Strada” e anche “con l’aggravante della recidiva semplice”.

E di fronte alle sue schiaccianti responsabilità l’imputato, attraverso il proprio difensore, ha chiesto e ottenuto di patteggiare la pena finale, con gli sconti previsti dal rito alternativo scelto, di un anno e quattro mesi. I congiunti Mario di Tamarindo, attraverso Studio3A, erano già stati integralmente risarciti dalla compagnia di assicurazione della moto dell’imputato, ma si aspettavano una risposta anche in sede penale che ora, per quanto molto parziale rispetto all’incolmabile e irreparabile perdita patita, è arrivata.




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