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Nella Legge bilancio 2025 Ires premiale, web tax, accise birra e fondi per editoria #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –







Ancora ritardi nel percorso della legge di bilancio 2025: sono continuati i lavori di esame della manovra nella commissione Bilancio alla Camera dei deputati con la previsione dell’arrivo del testo in aula il 18 dicembre 2024, con l’intento di ottenere l’approvazione entro il 20.

Successivamente, il documento procederà verso il Senato per l’approvazione finale, prevista per il 28 dicembre a seguito dei ritardi verificatisi a Montecitorio.

Quali sono novità e conferme nel testo in viaggio verso la definizione?

Revisori Mef in azienda: norma eliminata

Si elimina completamente l’ipotesi che i revisori del Mef entrino a far parte dei collegi sindacali o degli organi di controllo di enti che beneficiano di sovvenzioni pubbliche. Invece, si richiede agli enti di controllo già in funzione, nel caso il contributo superi i 100mila euro, di verificare che l’impiego dei fondi sia conforme agli scopi per cui sono stati erogati.

Tale controllo deve culminare in un rapporto annuale da presentare al Mef.

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Caldaie a gas: stop agli sconti

La fase conclusiva di emendamenti alla manovra nella commissione Bilancio della Camera ha determinato l’eliminazione delle detrazioni fiscali per le caldaie a gas metano, un passo iniziale verso l’attuazione della direttiva sulle case sostenibili (Epbd).

A partire dal 2025, quindi, non ci saranno più incentivi fiscali per lavori di costruzione o di miglioramento energetico legati all’acquisto e all’installazione di caldaie a gas. In altre parole, questo preclude l’accesso sia all’ecobonus sia al bonus per ristrutturazioni ordinarie, che saranno “allineati” al 50% per le prime case e al 36% per le seconde case nel 2025.

La revisione adottata specifica chiaramente l’esclusione delle caldaie a combustibili fossili dalle agevolazioni fiscali per il recupero edilizio e l’efficienza energetica per il periodo triennale 2025-2027, nel quale la manovra sarà attiva.

Ovvio che il fattore determinante è stata la direttiva sulle case ecologiche: nessun incentivo per l’acquisto di caldaie a metano a partire dal 2025 e una loro graduale dismissione entro il 2040.

Spazio, invece, come previsto da Bruxelles, gli sconti fiscali per i dispositivi ibridi, ovvero caldaie e pompe di calore gestite da un unico sistema di controllo. La direttiva Epbd si è pronunciata su questo aspetto, mantenendo la possibilità di incentivare questi dispositivi tecnologicamente avanzati: l’emendamento approvato ieri, che si riferisce a sistemi integrati, mira a promuovere questa direzione. Nei mesi a venire, i produttori di caldaie si concentreranno decisamente su questa tecnologia, che si pone come un’alternativa efficace alle singole pompe di calore.

Stretta sulle auto aziendali

Salta la clausola di salvaguardia per le auto concesse per uso promiscuo ordinate fino al 31 dicembre 2024, in quanto l’emendamento alla legge di Bilancio 2025, che avrebbe dovuto offrire un trattamento fiscale e contributivo più vantaggioso per le vetture ordinate prima del 1° gennaio 2025, è stato dichiarato inammissibile.

La legge di Bilancio attualmente discussa alla Camera stabilisce, a partire dal 2025, una nuova imposizione fiscale sulle auto utilizzate in modo promiscuo da dipendenti, collaboratori e amministratori.

Questo nuovo sistema, ideato per supportare gli obiettivi di transizione ecologica e energetica e per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici delineati nei documenti programmatici, comporterà un aumento dei costi per le imprese e oneri fiscali e contributivi maggiori per i lavoratori.

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Procedura celere

La fiscalità delle auto aziendali fornite ai dipendenti per uso promiscuo è regolata dall’articolo 51, comma 4, lettera a) del Tuir. La base imponibile per questi veicoli si calcola con due elementi:

  • il costo chilometrico, stabilito annualmente dall’Aci per ogni specifico modello di auto su una distanza convenzionale di 15.000 km all’anno;
  • un coefficiente fiscale stabilito dalla legge.

L’importo imponibile, risultante dall’applicazione di questo coefficiente al costo chilometrico, deve essere ridotto dalle somme eventualmente detratte dallo stipendio del dipendente per l’uso del veicolo. Questo valore fiscale dell’auto è incluso nella categoria dei fringe benefit, per cui anche per il 2025 il valore soggetto a tassazione sarà incrementato a mille euro, o duemila euro per i dipendenti con figli a carico.

La legge di Bilancio 2025 da approvare introduce un cambiamento nel calcolo del coefficiente fiscale per la tassazione delle auto aziendali, passando da un criterio basato sulle emissioni di CO2 a uno basato sul tipo di alimentazione del veicolo. Fino al 31 dicembre 2024, il coefficiente fiscale veniva determinato in funzione delle emissioni di CO2 con le seguenti aliquote:

  • 25% per veicoli con emissioni fino a 60 g/km;
  • 30% per quelli da 61 a 160 g/km;
  • 50% per quelli da 161 a 190 g/km;
  • 60% per quelli oltre 190 g/km.

A partire dal 1° gennaio 2025, verranno applicati nuovi coefficienti fiscali:

  • 10% per la fornitura di veicoli elettrici a batteria;
  • 20% per la fornitura di veicoli elettrici plug-in ibridi;
  • 50% per tutti gli altri tipi di veicoli.

Con questa nuova normativa, la maggior parte delle auto aziendali, tra cui quelle a metano, GPL, idrogeno, benzina, gasolio, nonché le ibride Hev che combinano un motore a combustione interna con uno elettrico senza necessità di ricarica esterna, saranno tassate con un coefficiente del 50%.

Di conseguenza, la retribuzione netta dei dipendenti subirà una riduzione.

Ires premiale: dal 24 al 20 per cento

L’emendamento alla legge di bilancio 2025 che introduce l’Ires premiale per le aziende che reinvestono gli utili, effettuano investimenti e aumentano l’occupazione raggiunge il suo completamento.

A fronte di una serie di pesanti condizioni l’impresa può ottenere una riduzione dell’aliquota Ires dal 24% al 20% applicata sull’intero imponibile del 2025.

Per godere di questo incentivo, tra il 2024 e il 2025 devono verificarsi cinque specifiche condizioni, che inoltre devono essere mantenute negli anni successivi.

  1. Il primo criterio da soddisfare è l’accantonamento di almeno l’80% del profitto netto, emerso dal bilancio al 31 dicembre 2024, in una riserva specifica. Questa riserva deve essere mantenuta fino alla fine dell’anno fiscale 2026, altrimenti si rischia la restituzione delle tasse non pagate. La restituzione è totale anche se la somma distribuita è di importo ridotto.
  2. Il secondo requisito riguarda la realizzazione di investimenti in beni classificati come 4.0 o 5.0 per un valore non inferiore al 30% dell’utile del 2024 messo in riserva (ossia il 24% dell’utile netto totale), e in ogni caso non meno del 24% dell’utile del 2023. Questi investimenti devono essere effettuati (presumibilmente secondo i criteri dell’articolo 109 del Testo unico delle imposte sui redditi) dal 1° gennaio 2025 fino alla scadenza per la presentazione della dichiarazione dei redditi del 2026 e devono essere conservati (quindi non venduti, dismessi o trasferiti all’estero) fino al quinto anno successivo, altrimenti si perde l’agevolazione fiscale.
  3. Nel 2025 il numero di lavoratori per anno non deve essere inferiore alla media calcolata per il periodo 2022-2024.
  4. Nel corso del 2025 è necessario assumere nuovi dipendenti a tempo indeterminato che rappresentino un aumento dell’occupazione secondo quanto definito dall’articolo 4 del Dlgs 216/2023 (super-deduzione del 120%), in misura non inferiore all’1% della media dei dipendenti del 2024, con un minimo di un nuovo lavoratore.
  5. Nel biennio 2024-2025, l’azienda non deve aver fatto uso della Cassa Integrazione Guadagni (CIG), ad eccezione della cassa in deroga ordinaria per cause non imputabili né all’impresa né ai dipendenti, come le intemperie stagionali.

La norma rinvia a decreto del MEF per l’adozione delle disposizioni attuative della disciplina

Web tax e cripto-attività: non si cambia nel 2025

Gli scossoni in materia di web tax e cripto-attività non avverranno.

La web tax continuerà ad essere applicata esclusivamente ai colossi del web, con un acconto del 30% da corrispondere entro il 30 novembre, mentre l’aliquota di tassazione sulle criptovalute sarà al 33% a partire dal 2026, rispetto al 42% originariamente proposto.

Sono gli aggiustamenti alla legge di che arrivano dagli emendamenti in Commissione Bilancio alla Camera.

Nella bozza iniziale della manovra 2025, la web tax era prevista anche per le imprese di dimensioni più ridotte. Con gli emendamenti, il perimetro di applicazione dell’imposta si limita ora ai soli grandi attori del mercato, quelli con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro, eliminando però il precedente limite di fatturato nazionale di 5,5 milioni di euro di ricavi in Italia.

Un ulteriore aggiornamento sulla web tax concerne il metodo di pagamento dell’imposta; gli emendamenti ora prevedono un acconto del 30% da versare entro il 30 novembre dell’anno in corso. Il saldo dovrà essere effettuato entro il 16 maggio dell’anno seguente.

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Cripto-attività – Gli introiti e le plusvalenze derivanti dalle cripto-attività saranno soggetti a un’imposta del 33% a decorrere dal 1° gennaio 2026. Originariamente, il governo aveva previsto un’aliquota del 42% per il 2025. Inoltre, viene abolito il limite di esenzione fiscale sulle plusvalenze inferiori a 2.000 euro, che sarà effettivo già dal 2025.

I detentori di cripto-attività potranno rivalutare il loro valore di acquisto al 1° gennaio 2025, basandosi sul valore di mercato in quella data, versando un’imposta sostitutiva del 18%.

Tale imposta dovrà essere versata entro il 30 novembre 2025, con l’opzione di dilazionare il pagamento in tre rate annuali, applicando un interesse del 3% annuo a partire dalla seconda rata.

La rivalutazione precluderà la possibilità di dichiarare minusvalenze fiscalmente rilevanti, impedendo quindi eventuali deduzioni.

Legge di bilancio 2025: altre novità in breve

Mance – È stato approvato un emendamento che eleva dal 25% al 30% la soglia di esenzione fiscale sulle mance ricevute dal personale impiegato in bar e ristoranti dai loro clienti.

Birra – L’accisa sulla birra è stata ridotta del 50% anche per il 2025. In aggiunta, l’emendamento approvato stabilisce che, a partire dal 1° gennaio 2025, la riduzione dell’accisa si estenderà anche alle birre prodotte dai birrifici indipendenti che non subiscono processi di pastorizzazione o microfiltrazione. Per l’applicazione corretta delle aliquote ridotte, sarà necessario seguire le normative già stabilite dal decreto del Mef sulla semplificazione per i microbirrifici.

Editoria – I fondi destinati all’editoria aumentano da 20 a 50 milioni di euro, con l’intento dichiarato di portarli a 100. E’ il risultato della riformulazione dell’emendamento alla legge di Bilancio 2025: in previsione degli eccezionali aumenti dei costi di produzione e al fine di supportare la domanda di informazione, il Fondo unico per il pluralismo e l’innovazione digitale dell’informazione e dell’editoria viene portato a 50 milioni di euro.



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