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la nuova Ue che guarda a destra rallenta sui divieti #finsubito prestito immediato


Il Green ha scocciato proprio tutti. Non poteva essere altrimenti, con l’inevitabile spostamento a destra dell’Unione europea: come nel Consiglio (con la maggioranza dei leader degli Stati membri che sono di destra), così nella Commissione (con l’arrivo di un conservatore, Raffaele Fitto, alla vicepresidenza esecutiva, risultato ottenuto da Giorgia Meloni), ma anche all’Europarlamento (naturale proiezione di ciò che i cittadini hanno votato il 9 giugno in tutta Europa). E una piccola svolta potrebbe essere arrivata proprio dall’Europa, da quei vertici che ora devono ascoltare la volontà del popolo, ma anche i pessimi risultati ottenuti dall’automotive europea e provocati senz’altro dalla miriade di scelte sbagliate sul Green deal: secondo l’Unrae, il mercato europeo delle automobili è stato in flessione dello 0,2% tra ottobre e novembre di quest’anno, la crescita degli ultimi mesi è stata appena dello 0,6%. Ma il dato impietoso arriva con il paragone con i livelli pre-pandemici: sono 2,7 milioni in meno le autovetture vendute quest’anno rispetto al 2019, in percentuale valgono un nettissimo -18,3%. Ma come detto è in arrivo una piccola svolta: nel documento stilato dalla stessa Commissione europea, si legge che di qui a poco l’Europa potrebbe seguire un nuovo “approccio tecnologico aperto”, soprattutto in vista dello stop alla produzione dei motori a diesel a partire dal 2035, che in termini industriali equivale a dopodomani: probabilmente, le parole della presidente von der Leyen intendono allargare le fonti energetiche per i veicoli, e non limitarli soltanto a uno, l’elettrico. Una possibile boccata d’ossigeno per i produttori, che quindi potrebbero non ricevere più sanzioni per non aver raggiunto gli obiettivi sull’elettrico imposti dall’Unione europea.

FdI: “Basta deindustrializzazione”

Solo pochi giorni fa, del resto, il co-presidente del partito dei Conservatori europei, Nicola Procaccini, aveva spiegato che “la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è il più tragico errore europeo degli ultimi decenni, con tutte le conseguenze catastrofiche che si manifesteranno negli anni a venire a causa del Green Deal. Direttive e regolamenti, i cui frutti avvelenati stanno cominciando a maturare e da qui ai prossimi anni e intossicheranno l’intera economia europea, con tutto quello che ne consegue per la tenuta sociale delle nostre popolazioni” ha detto il membro di Fratelli d’Italia durante un intervento al Parlamento europeo. C’è bisogno di una svolta, richiesta da anni dalle destre ma che non è mai arrivata:  “Non ci avete mai ascoltato” ha spiegato Procaccini, elencando le varie richieste dei Conservatori mai ascoltate: “Il bando dei motori endotermici fissato al 2035, senza distinzione tra carburante fossile o rinnovabile, come nel caso dei biocarburanti. Una scelta suicida, che sta provocando la chiusura a catena degli stabilimenti produttivi europei. L’obbligo di portare il consumo di energia da fonti rinnovabili al 42,5% entro il 2030 e le emissioni zero di tutti i nuovi edifici pubblici dal 2028, mentre quelli privati dal 2030. Il sistema ETS, che sovraccaricherà i costi di produzione di tutte le aziende europee e nel trasporto marittimo è ancora più penalizzante, con effetti sugli scambi internazionali ed il conseguente aumento dei prezzi. Nel 2023 – ha concluso – il mondo ha registrato il picco più alto di emissioni di CO2 della storia, malgrado l’Ue sia scesa al suo picco più basso: il 7% delle emissioni globali. Questo ci dice che l’Europa sta diventando sempre più piccola nel mondo e che la difesa dell’ambiente è un privilegio che possono permettersi le nazioni economicamente in buona salute”.

Dunque la svolta: diversificare le fonti energetiche. Una richiesta mossa da sempre da Giorgia Meloni e dai partiti di destra e che potrebbe diventare realtà. Persino la segretaria del PD Elly Schlein ammette che le cose non vanno bene e che c’è bisogno di cambiare politica: “Per accompagnare la conversione ecologica affrontare i cambiamenti climatici abbiamo bisogno di investimenti comuni che alla produzione necessaria per non soccombere alla competizione con le auto elettriche cinesi”, ha detto l’italo-svizzera. Il che è giusto, ma proporre fondi a pioggia non può essere l’unica soluzione: va modificato, migliorato, se non eliminato il Green deal e va ripensata una società che rispetti l’ambiente ma che sia al contempo a misura d’uomo.