Saracinesche abbassate in 679 negozi #finsubito prestito immediato

TERAMO. Commercio, una categoria che forse più di altre risente di una «crisi al di fuori di ogni schema tradizionale, rispetto a quelle avutesi nel secondo dopoguerra». A tracciare lo scenario della situazione del commercio teramano è Antonio Topitti, ormai ex presidente provinciale della Confesercenti.

Una crisi che, secondo Topitti, prima ha colpito a morte il tessile-abbigliamento, poi «ogni genere di attività della piccola e media impresa, industriale, artigianale, commerciale, sono state colpite anche le grandi imprese del metalmeccanico come l’Atr». E di conseguenza «la chiusura a catena delle imprese produttive, la conseguente disoccupazione, la mancanza di reddito certo in larghi strati della popolazione e la riduzione del potere di acquisto degli stipendi e delle pensioni, hanno generato negli anni un forte calo dei consumi, generalizzati per tutti i settori merceologici portando alla chiusura tantissime attività commerciali soprattutto se di piccole dimensioni e di vicinato». In Abruzzo nel 2012 hanno chiuso l’attività 733 pubblici esercizi, 300 negozi commerciali, 354 imprese turistiche, 1310 di tutte le altre attività. In provincia di Teramo sempre nel 2012 le cessazioni di attività nel commercio sono state 679 le nuove aperture 429 con un saldo negativo di 250 attività; nel turismo le cessazioni sono state 237 , le aperture 138 (-99 unità), un trend fortemente negativo in tutti i settori sia a livello regionale che provinciale.

«Nel 2012 la crisi si è talmente acuita che nelle ultime festività natalizie», incalza Topitti, «per la prima volta si è registrato un forte calo delle vendite dei prodotti alimentari, aggiungendosi alle contrazioni di consumo dei farmaci e dei servizi a tutela della salute, fenomeno fortemente registrato nell’arco di tutto l’anno. Le attività ancora in esercizio a fronte di un calo del fatturato in media dal 20 al 50 %, riscontrano costanti aumenti dei costi di gestione, per la crescita degli affitti, delle utenze energetiche gas e energia elettrica, dei carburanti delle imposte sia governative che locali, Iva , Irpef, Irap, Tarsu, addizionali sulle utenze, tasse sulle insegne, pubblicità e suolo pubblico, per non parlare delle tassazioni e degli oneri sociali sul costo del lavoro fra i più alti d’Europa».

Topitti osserva che le attività commerciali che meglio sopravvivono alla crisi sono, nella grande distribuzione quelle con marchi internazionali al prezzo di forte riduzione del personale, e quelle di piccole dimensioni i cui titolari sono proprietari dell’immobile in quanto esenti dal costo dell’affitto che a fronte del forte calo del fatturato incide molto nei bilanci mensili di chi non ne è esente.

L’ex presidente provinciale spera in una serie di azioni del governo per dare respiro alla categoria. Alla Regione chiede che «quanto prima diventi operativa la nuova legge regionale sui confidi, nel contempo invochiamo un’accelerazione per la erogazione al più presto dei 15 milioni di euro del microcredito stanziato dalla Regione. Sono passati sei mesi da quando si è chiuso il bando , in queste ultime settimane ai beneficiari sono arrivate le lettere di notifica, ma la liquidità reale è ancora lungi dall’essere nella disponibilità degli operatori. C’è il serio rischio che molte imprese quando sarà concessa loro l’ erogazione non potranno più utilizzarla perché nel frattempo collocate fuori mercato».Fra le potenzialità del territorio Topitti individua in primis in turismo che «però va proposto in nuove forme, tenendo conto del mutare dei tempi, delle abitudini e delle esigenze di chi viene a fare vacanza nel nostro territorio».

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