«Alla riduzione delle tasse destinati 17 miliardi su 30» #finsubito prestito immediato

Sottosegretario Freni questa è la terza manovra del governo Meloni. In cosa contraddistingue l’operato di una maggioranza a quasi metà legislatura?
«Io credo che il futuro dipenda da ciò che facciamo nel presente. È finita — spiega Federico Freni, sottosegretario all’Economia e deputalo delle Lega — la stagione delle misure a singhiozzo, o di quelle utili solo a raccogliere consenso. Guardiamo avanti con la consapevolezza che ci sono ancora tante risposte da dare al Paese. Per questo stabilità e continuità nei prossimi anni saranno essenziali».
Il Pd vi rimprovera di avere varato una manovra che non impatta sulla crescita e sul lavoro e che non investe nel sistema sanitario.
«Una manovra che l’anno prossimo avrà un impatto positivo sul Pil dello 0,3% non mi sembra così ininfluente. Forse a sinistra hanno smarrito il senso della realtà o più semplicemente è per loro troppo difficile ammettere che abbiamo fatto la cosa giusta: sostenere il lavoro e rafforzare la sanità con risorse record».
Anche quest’anno la manovra è stata esaminata da un solo ramo del Parlamento. Bisogna rassegnarsi a questa modalità?
«Oramai questa narrazione è diventata un genere letterario, ma non esistono manovre imposte al Parlamento. Tutti, maggioranza e opposizione, hanno avuto tempo e spazio per contribuire a migliorare il testo approvato dal Consiglio dei ministri».
Ci sono la stretta sulle detrazioni per i familiari a carico, il taglio dei bonus edilizi e un tetto alle spese detraibili per i redditi più alti. Era inevitabile?
«Stiamo parlando di ritocchi, non di tagli con l’accetta. In ogni caso un riordino delle detrazioni fiscali era doveroso per rendere il sistema più equo e sostenibile. È incredibile come si abbia scarsa memoria di cosa significhi non intervenire. Eppure i danni provocati dall’abuso della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi dovrebbero essere di insegnamento per tutti».
Le imprese avranno uno sconto dell’Ires. È sufficiente a compensare la cancellazione di misure come “Decontribuzione Sud” e “Aiuto alla capitalizzazione”?
«L’immagine della bilancia è lontana dall’idea che questo governo ha del sostegno alle imprese. Non esistono risarcimenti o scambi, ma solo misure giuste e sostenibili: meno tasse per le imprese che investono o assumono è la nostra risposta».
Lo sgravio sui redditi del ceto medio è inferiore alle previsioni perché il concordato preventivo non ha garantito l’incasso sperato?
«Forse è il momento di chiarirlo una volta per tutte: il concordato preventivo non è nato per fare cassa. L’obiettivo è migliorare l’affidabilità fiscale dei contribuenti, garantendo loro una tassazione giusta e sostenibile».
La fetta maggiore delle risorse in manovra serve per ridurre a tre le aliquote Irpef (4,7 miliardi) e per gli sgravi ai dipendenti con redditi bassi (13 miliardi). L’impressione è che nel 2025 non ci sarà l’attesa riduzione delle tasse.
«Fatico a pensare che non ci sarà una riduzione delle tasse. Questa manovra ha scelto di destinare 17 miliardi su 30 proprio al taglio delle imposte. Guardiamo per una volta ai numeri: i lavoratori che da fine gennaio avranno buste paghe più pesanti saranno 14,3 milioni, ben 1,3 milioni in più. Altri fanno solo promesse, noi abbiamo mantenuto gli impegni presi».
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