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Manovra, domani il via libera finale del Senato: meno tasse per i lavoratori dipendenti, aumento del canone Rai #finsubito prestito immediato


Con una gestazione di circa due mesi ed una scia di polemiche, la manovra da 30 miliardi di euro giunge domani al traguardo finale al Senato. Dopo un passaggio-lampo in commissione Bilancio a Palazzo Madama, che ha visto anche un atto inconsueto come le dimissioni del relatore Fdi Guido Liris, la Legge di bilancio approda in Aula senza mandato. Si prevede la richiesta di fiducia da parte del governo ed il via libera definitivo domani. Un iter fatto di false partenze e ritardi sia per la ‘staffetta’ con il dl fiscale sia per le tensioni sulle modifiche tra maggioranza e opposizione, che hanno portato ad approvare il ddl fuori tempo massimo, tra Natale e Capodanno.

L’Irpef

La manovra rende strutturali il taglio del cuneo fiscale per i redditi dei lavoratori con redditi fino a 40mila euro, in totale interessando 14,3 milioni di dipendenti. Entra a regime anche la riduzione a tre aliquote dell’Irpef accorpando i primi due scaglioni. Interventi questi che pesano per circa 18 miliardi, rappresentando 2/3 dell’intero provvedimento. CANONE RAI TORNA A 90 EURO. Oltre alle modifiche approvate, vanno segnalate anche quelle che non hanno visto luce, a partire dal ‘no’ alla conferma del taglio del canone Rai nel dl fiscale, con la conseguenza che dal prossimo anno i contribuenti torneranno a pagare 90 euro contro i precedenti 70. CRIPTOTASSA, WEB TAX E REVISORI MEF, I DIETROFRONT. L’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze e sugli altri redditi delle criptovalute resta al 26 % nel 2025 e sale al 33% nel 2026, contro il rialzo al 42% indicato dall’esecutivo. La web tax che torna ad essere applicata solo alle grandi società, quelle che realizzano ricavi da servizi digitali non inferiori a 750 mln l’anno, mentre la versione iniziale del governo prevedeva l’estensione alle pmi. No ai revisori del Mef nelle società che ricevono contributi pubblici come voleva il governo: le nuove norme introducono solo una stretta sui controlli dei bilanci con l’invio al Mef di una relazione annuale degli organi di controllo già costituiti.

La ‘spending’

La MANOVRA prevede una spending review da circa 3 miliardi per contribuire al taglio del deficit imposto dalla procedura Ue sui conti. CONTRIBUTO BANCHE E ASSICURAZIONI. Altre coperture arrivano da un contributo a banche e assicurazioni per oltre 3,4 miliardi. SOSTEGNO FAMIGLIE E BONUS NASCITE MILLE EURO. Nel 2025 sono confermate e potenziate le misure sui congedi parentali. Introdotta anche una ‘Carta per i nuovi nati’ che riconosce 1.000 euro ai genitori con Isee entro i 40mila euro e rafforza il bonus asili nido. Inoltre tra le misure socialI, si rifinanzia per il 2025 la carta ‘Dedicata a te’. Nel computo delle detrazioni si terrà conto del numero dei familiari a carico: più numerosi sono i componenti della famiglia, maggiori sono gli spazi per le detrazioni fiscali. LAVORO E IMPRESE. In particolare nel Mezzogiorno si confermano gli incentivi finalizzati all’occupazione dei giovani e delle donne, che saranno riconosciuti anche ai rapporti di lavoro attivati nel biennio 2026-2027. Si conferma anche la decontribuzione per le imprese della Zes e gli incentivi all’autoimpiego nel digitale e del green. Confermata la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività.

Le novità

Tra le novità approvate nell’iter parlamentare l’Ires premiale al 5% per le imprese che investono e assumono. PENSIONI. Sono confermate le misure della legge di bilancio 2024 e sono potenziate quelle destinate ai lavoratori pubblici e privati che, pur in età pensionabile, restano al lavoro. Nell’iter parlamentare è stata introdotta la possibilità di un anticipo pensionistico a 64 anni cumulando la previdenza obbligatoria e quella complementare. COMPENSI MINISTRI E PARLAMENTARI. LE MODIFICHE DELLA DISCORDIA. Nell’iter parlamentare è stata approvata una riformulazione della cosiddetta norma anti-Renzi prevedendo che ministri, presidenti di Regione e Province e parlamentari italiani ed europei non possano accettare incarichi che comportino un compenso da paesi extra-Ue. Per gli esponenti del governo però si esclude la deroga al divieto che invece può richiede il parlamentare, ad ogni modo il compenso non può superare i 100mila euro l’anno. Una seconda norma stoppa il rialzo degli stipendi dei ministri non eletti per allinearli a quelli dei colleghi parlamentari e prevede solo rimborsi delle spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni. PONTE STRETTO. Con le modifiche approvate arrivano nuovi fondi al Ponte sullo Stretto con un incremento complessivo idi 1,4 miliardi, che portano il costo complessivo dell’opera a 13 mld. 



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