La docente/ Il libro di Simonetta Ronco. Le sfide che le piccole imprese agroalimentari si trovano a fronteggiare. Quale futuro nel terzo millennio

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Simonetta Ronco è docente dell’Università di Genova di Diritto Commerciale nei corsi di Giurisprudenza e di Giurista dell’impresa e della PA presso il Polo Universitario di Imperia, e ideatrice dell’O.Li.D.A. (Osservatorio Ligure sul Diritto Agroalimentare).

Il suo nuovo libro “L’impresa agroalimentare nel terzo millennio. Problemi e prospettive”. Nelle aziende agricole italiane di piccole dimensioni (e quindi, in genere, a carattere prevalentemente familiare) è in atto un processo di selezione ed evoluzione, caratterizzato da alcuni elementi: da un lato, grazie anche a quanto si prevede a livello di normativa comunitaria con riferimento alla possibilità di creare forme di collaborazione e di aggregazione strutturale tra imprese agricole senza incappare nelle sanzioni previste per le violazioni della concorrenza, si ha una progressiva riduzione del numero delle microaziende; dall’altro si ha un fenomeno di evoluzione, attraverso l’ampliamento e/o la diversificazione e la multifunzionalità della struttura aziendale, o attraverso l’abbandono della terra, con conversione all’attività di pura intermediazione.
Se il censimento generale dell’agricoltura del 2021 ha denunciato la scomparsa nel nostro paese di un terzo delle aziende agricole negli ultimi dieci anni e una crescita delle grandi aziende a danno di quelle più piccole, che stanno quindi gradualmente diminuendo, ha evidenziato anche che proprio l’agricoltura di piccola scala ha mostrato una capacità di resistenza e di resilienza durante le fasi critiche della pandemia da Covid-19. È infatti emerso che accanto al ruolo sempre essenziale della grande distribuzione organizzata si è posta la funzione di particolare impatto dei centri di approvvigionamento minori, quali i mercati contadini, la filiera corta, le reti di distribuzione di prodotti agricoli freschi o trasformati e le varie tipologie di aziende agricole di prossimità operanti vicino ai centri abitati.

Queste sono state in grado di rifornire (grazie all’implementazione del servizio della consegna a domicilio), persone impossibilitate a muoversi a causa delle norme imposte per il rispetto del lockdown nonché per evidenti limitazioni oggettive e soggettive come anziani, malati, famiglie distanti dai centri di vendita.
In sostanza, l’agricoltura contadina, composta da oltre un milione di aziende agricole di piccole e medie dimensioni, tra cui molte situate in Liguria, ha contribuito in modo auto organizzato ad approvvigionare le mense degli italiani a prezzi convenienti con cibi di qualità e senza nessun sostegno strutturale.
Sul piano più globale si inserisce un altro elemento significativo che affiora dalla recente Dichiarazione sui diritti
dei contadini adottata dalle Nazioni unite nel 2018 che è il primo strumento internazionale votato dall’assemblea generale delle Nazioni unite a includere la sovranità alimentare all’interno del proprio articolato. Nell’articolo 15 della Dichiarazione vengono declinati i principi fondamentali della sovranità alimentare prendendo in considerazione proprio i contadini e le persone che vivono nelle aree rurali.

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L’articolo 15 prevede infatti che: i contadini e le altre persone che lavorano in zone rurali hanno il diritto di determinare i propri sistemi alimentari e agricoli, essendo questo riconosciuto da numerosi Stati e Regioni quale diritto alla sovranità alimentare. Questo include il diritto di partecipare ai processi decisionali sulle politiche alimentari e agricole e il diritto ad alimenti sani e adeguati, prodotti tramite metodi ecologicamente sicuri e sostenibili che rispettano le loro culture.
Sempre dall’articolo 15 risulta che è compito dei singoli Stati formulare, in collaborazione con i contadini e le altre
persone che lavorano in zone rurali, politiche pubbliche ai livelli locale, nazionale e internazionale, per proteggere e
avanzare con riguardo al diritto all’accesso ad alimenti adeguati, alla sicurezza alimentare, alla sovranità alimentare e ai sistemi alimentari equi, al fine di promuovere e proteggere proprio i diritti espressi nella suddetta Dichiarazione.
Da questo panorama emerge una vivace dinamicità nel dibattito relativo alla gestione e programmazione delle attività
imprenditoriali con un basso investimento di capitale, ma emergono al contempo le principali sfide che le piccole
imprese agroalimentari si trovano a dover fronteggiare. Una è, appunto, quella di programmare e portare avanti progetti
di ammodernamento strutturale, finalizzati a garantire una maggiore capacità di sopravvivenza nel medio-lungo periodo,
sopravvivenza minata, come vedremo nel prosieguo, da una molteplicità di pericoli che attengono sia al côté economico
che a quello giuridico. È da sottolineare, inoltre, che il concetto di ammodernamento non deve essere inteso in senso assoluto, ma deve sempre tenere in considerazione le particolarità di ciascuna tipologia di attività, le esigenze di
conservazione della qualità del prodotto e di continuazione della tradizione locale, elementi che vanno coniugati con l’esigenza sempre più sentita di dare una valenza etica al fare impresa, aspetto sempre più valorizzato, anche in ambito
unionale.
In tal senso dunque può essere utile analizzare non soltanto l’attuale disciplina e organizzazione della impresa di tipo familiare in campo agroalimentare, ma anche compiere un passo ulteriore, considerando quali sono le attuali prospettive
con riferimento al management, all’organizzazione interna, agli scopi etico/sociali e alla lotta contro la concorrenza
sleale e la pubblicità ingannevole.
In questo ambito vengono in rilievo alcuni temi di particolare attualità, come la tutela delle denominazioni di origine, delle attestazioni di qualità (e, all’interno di questi settori di studio, di fenomeni come l’Italian sounding, il
greenwashing) e, nell’ambito dei rapporti con la GDO una prassi contrattuale che spesso nasconde insidie qualificabili principalmente come abusi di posizione dominante e che da alcuni anni l’Autorità garante della concorrenza e del mercato è chiamata a governare.
Ancora, la posizione dell’impresa agroalimentare di piccole dimensioni è mutata face à il tema della crisi e dell’insolvenza: il nuovo codice della crisi entrato in vigore nel 2022 offre in questo senso alcuni strumenti di risoluzione
della crisi o dell’insolvenza applicabili anche alle imprese agricole sia sopra soglia che sotto soglia 2.
Non è in questa sede possibile parlare anche di altre tematiche che rivestono comunque grandissima importanza, come quella della lotta al caporalato e ai rapporti che le dinamiche di filiera possono avere con l’afflusso di manodopera irregolare nel nostro Paese. In questo senso si può soltanto ricordare che
In un contesto così complesso e diversificato, un obiettivo che senza dubbio deve essere perseguito è quello di aggiornare costantemente il modello imprenditoriale italiano, adeguandolo agli standard europei, così da creare anche nel nostro Paese le condizioni per un sistema più competitivo, in grado di garantire sia la food safety sia la food security, ossia garantire l’approvvigionamento alimentare in termini non solo di quantità, ma anche di qualità, esigenza quest’ultima che non può andare mai disgiunta dal rispetto dell’ambiente e dalla salvaguardia del territorio. L’agricoltura moderna, infatti, è quella che persegue due obiettivi tra loro connessi: quello di produrre materie prime agricole tali da soddisfare le necessita primarie dell’intera collettività, e quello di garantire non più solo la sopravvivenza dell’imprenditore agricolo, ma lo sviluppo di un settore dalle grandi potenzialità.
È indubbio che i consumatori riconoscono alla filiera agro-alimentare una importante capacita di innovazione, in
particolare per l’attenzione alle tipicità regionali, alla sostenibilità, alle etichette più trasparenti, alla ricerca di nuovi gusti. Ed in effetti alcune esperienze realizzate nel mondo agricolo italiano, dal fenomeno dell’agriturismo in poi, hanno immesso nel settore una straordinaria quantità di nuove idee, energie, passioni, professionalità, capitali, giovani, che ha prodotto una grande evoluzione del settore.
Vi sono da ricordare infine due atti normativi di particolare interesse in questo campo: la legge n. 206 del 27 dicembre
2023 (entrata in vigore l’11 gennaio 2024), “Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del
“Made in Italy”, che ha istituito il marchio stesso e il regolamento UE 1143 del 2024 sulle indicazioni geografiche,
entrato in vigore nei primi mesi del 2024, di cui si parlerà nel prosieguo, che prevede molte novità: procedure abbreviate e semplificate anche per le modifiche dei disciplinari; una più efficace protezione delle IG vendute online o utilizzate come ingredienti in prodotti trasformati e l’estensione dell’ex officio anche al sistema dei domini Internet, con un sistema di geoblocking immediato di tutti i contenuti illeciti; e ancora la tracciabilità del produttore in etichetta e il potenziamento – attesissimo da parte italiana – del ruolo istituzionale dei consorzi di tutela nella gestione delle proprie indicazioni geografiche.
Questo studio intende fornire un panorama non certamente esaustivo ma almeno organico di tutti quelli che sono
gli argomenti topici per una corretta disamina della attuale prospettiva di crescita e miglioramento della piccola impresa agroalimentare.

La scrittrice Simonetta Ronco è docente presso il Dipartimento di giurisprudenza dell’Università di Genova, avvocato e giornalista pubblicista. Insegna diritto commerciale, diritto delle imprese turistiche, diritto della crisi di impresa. Ha scritto monografie e articoli pubblicati su rivi­ste specializzate. Si occupa attivamente anche di orientamento, di terza missione e di formazione dei docenti delle scuole secondarie.

LA PREFAZIONE – Negli ultimi anni, nel settore delle imprese agroalimentari di medie e piccole dimensioni,sono emerse sfide di non poco conto che attengono sia alle minacce, sia alla vulnerabilità, sia alle opportunità che esse possono cavalcare. Una di queste è programmare e portare avanti progetti di ammodernamento strutturale, finalizzati a garantire una maggiore capacità di sopravvivenza – minata da una moltepli­cità di pericoli che attengono sia al coté economico che a quello giuridico – nel medio-lungo periodo. Del resto, il concetto di ammodernamento non deve essere inteso in senso assoluto, ma deve sempre tenere in considerazione le particolarità di ciascuna tipologia di attività, le esigenze di conservazione della qualità del prodotto e di continuazione della tradizione locale, elementi che vanno coniugati con l’esigenza sempre più sentita di dare una valenza etica al fare impresa, anche in ambito unionale. In tal senso,dunque, può essere utile analizzare non soltanto l’attuale disciplina e organizzazione dell’impresa di tipo familiare in campo agroalimentare, ma anche considerare quali siano le attuali prospettive con riferimento al management, all’organizzazione  interna, agli scopi etico-sociali, alla lotta contro la concorrenza sleale e la pubblicità ingannevole,alla crisi economica.

 



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