«Tutti chiamati ad agire» Nell’agenda del presidente la scelta dei temi concreti e la sua idea di «patriota»

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di
Marzio Breda

Per il Colle lo è anche chi viene da lontano e «ama l’Italia»

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Il pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini». Questo disse Sergio Mattarella quando fu eletto il 31 gennaio 2015. Una frase, al suo esordio al Quirinale, che riassumeva un programma: stare dalla parte della gente che soffre e che vorrebbe confidare in un futuro migliore. Era la missione che lo vincolava fin da subito a occuparsi dei problemi concreti e a premere affinché siano affrontati e risolti. Ne ha sempre parlato, beninteso, ma forse mai con la nettezza che ha usato l’altra sera, nel suo decimo messaggio agli italiani. Assumendo quasi un ruolo da «difensore civico», al quale l’opinione pubblica si affida nelle stagioni più complicate. Era capitato qualcosa di simile a Sandro Pertini, poco meno di mezzo secolo fa. Ora tocca a lui essere il destinatario di tante aspettative.

Ecco com’è nato, rispecchiando umori diffusi, il discorso non proprio rituale con cui il capo dello Stato ha congedato il 2024. Guerre a parte — contro le quali si é speso pure stavolta, ricordando che «la pace grida la sua urgenza» — il suo proponimento era di tracciare un racconto dell’Italia com’è. Di offrire cioè una testimonianza veridica del Paese, illuminata da qualche luce (vedi i dati positivi su occupazione, export, turismo e calo dei reati, con scontato sollievo del governo), ma oscurata da parecchie ombre, elencate senza compiacenze, sapendo che il solo accennarne avrebbe reso un po’ ansiogena la sua riflessione. Il proposito di Mattarella era però di esprimersi in modo sincero, dunque con concretezza, sui nodi problematici che attraversano le nostre società come «faglie profonde».




















































Infatti, i pericoli che mette in fila vengono da fratture non ricomposte. Dagli incidenti sul lavoro, per i quali «non basta più lo sdegno, ma servono responsabilità e severità». Dall’emergenza carceri, dove «l’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili». Dalla «disuguale disponibilità di servizi tra Nord e Sud». Dall’«abbandono» delle aree interne, che costituiscono un quarto del territorio nazionale. Dalla «precarietà» e dalle «incertezze» dei giovani, troppi dei quali costretti a emigrare in cerca di un lavoro all’altezza dei propri studi. E poi dalla violenza, con il dilagare di «bullismo, risse, uso di armi, consumo di alcol e droghe», senza trascurare rabbie e sopraffazioni alimentate dal web.

Un cahier de doléances aggravato da nuove forme di aggressività e che sono per lui motivo di allarme al pari delle condizioni in cui versa la sanità pubblica. E qui la denuncia del presidente è durissima, evocando «le lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita», senza contare le persone che «rinunciano a cure e medicine perché prive dei mezzi necessari».

Così si spiega, secondo Mattarella, il bisogno di «riorientare la convivenza» e il nostro stesso «modo di stare insieme», considerando che «siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione, indifferenza». Un esempio per riuscirci lo offre la maniera più giusta di interpretare in concetto di patriottismo. Che per lui c’entra poco con le dichiarazioni roboanti e retoriche del sovranismo, ma è costruito dai gesti quotidiani di chi rispetta le regole e si impegna per gli altri. Il che vale per un’infinità di persone: medici, insegnanti, imprenditori, forze dell’ordine, esponenti del volontariato… E vale anche per coloro che, giunti da altri Paesi, «amano l’Italia e ne diventano parte».

Infine, in questa vigilia degli 80 anni dalla Liberazione — che il presidente evoca contro ogni amnesia, definendola «fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione» — il richiamo a recuperare «il compito alto della politica». Frase che sintetizza una visione nobile dell’impegno di chi amministra la cosa pubblica, primo dovere dei quali «la positiva mediazione delle istituzioni verso il bene comune». Questo serve, per Mattarella, se si vuole riconnettere la logorata trama sociale dei Paese, partendo dalla partecipazione dei cittadini al voto. Questo, non il piccolo cabotaggio cui ogni tanto assistiamo, come nel recente (e fallito) gioco per aumentare di nascosto il finanziamento ai partiti.

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1 gennaio 2025 ( modifica il 1 gennaio 2025 | 22:14)

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