Il ministro degli Esteri siriano in visita in Arabia Saudita per costruire nuovi legami regionali

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Il governo di transizione siriano, instauratosi dopo la caduta dell’ex presidente Bashar al Assad, ha ottenuto un importante risultato diplomatico, con la prima visita ufficiale del ministro degli Affari esteri, Asaad al Shaibani, in Arabia Saudita. Accompagnato dal ministro della Difesa, Murhaf Abu Qasra, e dal capo dell’intelligence generale, Anas Khattab, il capo della diplomazia siriana ha accolto con soddisfazione l’invito arrivato da Riad. “Grazie a questa prima visita nella storia della Siria libera, aspiriamo ad aprire una nuova brillante pagina nelle relazioni siro-saudite, degna della storia antica”, ha affermato Al Shaibani, sottolineando che “i due Paesi hanno molto in comune”. A Riad, la delegazione siriana ha avuto colloqui con il ministro degli Esteri saudita, Faisal bin Salman, e il ministro della Difesa, Khalid bin Salman. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa saudita “Spa”, le discussioni si sono concentrate sul progresso del processo politico di transizione della Siria per soddisfare le aspirazioni del popolo siriano, garantendo al contempo la sicurezza, la stabilità e l’integrità territoriale della nazione.

Alcuni analisti hanno sottolineato l’importanza di questa prima visita istituzionale del ministro siriano, nominato lo scorso 21 dicembre nell’ambito del governo di transizione guidato dal gruppo d’ispirazione jihadista Hayat Tahrir al Sham (Hts). Per l’Arabia Saudita il rovesciamento dell’ex presidente Al Assad e l’estromissione dell’ingerenza iraniana in Siria rappresentano un’opportunità per ricostruire i legami con Damasco, e potenzialmente rimpiazzare la Repubblica islamica nel suo ruolo di “protettrice” del Paese. Una visione confermata anche dal leader de facto dell’amministrazione transitoria, Ahmed al Sharaa (meglio noto con il nome di battaglia Abu Mohammed al Jolani), che ha dichiarato in una recente intervista all’emittente panaraba “Al Arabiya” che Riad “avrà certamente un ruolo importante nel futuro della Siria”, indicando “una grande opportunità di investimento per tutti i paesi vicini”.

Come ulteriore segno di distensione dei rapporti, l’Arabia Saudita ha lanciato un ponte aereo per consegnare aiuti umanitari alla Siria. Due aerei carichi di prodotti alimentari e forniture mediche sono atterrati all’aeroporto internazionale di Damasco insieme a una squadra dell’ente di assistenza umanitaria dell’Arabia Saudita, il KsRelief (King Salman Relief). “Il ponte aereo lanciato mercoledì sarà seguito da un ponte terrestre nei prossimi giorni per fornire aiuti urgenti al popolo siriano”, ha dichiarato Abdullah al Rabeeah, supervisore generale di KsRelief.

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La visita di Al Shaibani a Riad si inserisce nel quadro degli sforzi della nuova amministrazione siriana di ottenere un riconoscimento internazionale più ampio possibile, che faciliterebbe il compito di guidare il Paese in questa fase di transizione dopo 14 anni di guerra civile. A questo proposito lo stesso Al Shaibani ha esortato la comunità internazionale a riconsiderare le sanzioni imposte durante il precedente regime che, a suo avviso, “avevano lo scopo di sostenere i siriani che soffrivano per la repressione (di Assad)” ma ora, con la caduta del regime, “non sono più necessarie”.

Lo scorso dicembre, una delegazione diplomatica degli Stati Uniti si è recata a Damasco per incontrare i vertici del governo ad interim. La vice segretaria di Stato per gli Affari del Vicino Oriente, Barbara Leaf, l’inviato presidenziale per la questione degli ostaggi, Roger Carstens, e il neo-consigliere senior, Daniel Rubinstein, incaricato di guidare l’impegno del Dipartimento di Stato in Siria, sono stati i primi diplomatici statunitensi a recarsi a Damasco dal cambio di regime avvenuto lo scorso 8 dicembre. La delegazione statunitense ha incontrato i vertici di Hts – designato formalmente da Washington e dall’Unione europea come gruppo terroristico (anche se sono in corso discussioni per rimuovere la designazione) – e della società civile per discutere con i siriani “la loro visione del futuro del Paese e come gli Stati Uniti possono contribuire a sostenerli”, secondo quanto ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato.

Pochi giorni dopo i colloqui con la delegazione statunitense, il leader della nuova amministrazione siriana ha ricevuto a Damasco il 22 dicembre anche il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, recatosi in Siria con il vice ministro Nuh Yilmaz. In una conferenza congiunta con Al Jolani, Fidan ha sottolineato che “la Turchia, un Paese amico, è stato al fianco del popolo siriano fin dall’inizio della rivoluzione”. La comunità internazionale, ha aggiunto, “dovrebbe revocare le sanzioni economiche”. Inoltre, il ministro degli Esteri turco ha auspicato che “deve essere istituita un’amministrazione inclusiva su decisione del popolo siriano, senza che nessuna componente etnica e religiosa venga esclusa”. Fidan e Al Jolani hanno discusso anche della lotta alle organizzazioni terroristiche in Siria, con il ministro turco che ha ribadito il sostegno di Ankara. “Non permettermo ai terroristi di approfittare della situazione”, ha avvertito il ministro turco, riferendosi allo Stato islamico, al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e al suo braccio Unità di protezione popolare (Ypg).

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