Mercato del lavoro, ecco i settori e i titoli di studio che producono più reddito

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Life science, energia e tech al top. Svizzera, Germania, Austria e Belgio pagano di più, mentre Italia e Spagna restano in coda per stipendi.

Dopo il percorso di studi universitari è naturale immaginare un reddito in linea coi titoli accademici. Su questo tema, in occasione del 26ma edizione dell’Osservatorio sul Capitale Umano svoltasi a Milano il 19 novembre scorso a cura di Mercer, una società di consulenza che analizza, in particolare, i trend del mercato del lavoro globale, è emerso che sono i settori “life science” ed “energia” ad offrire retribuzioni più remunerative di altre. Seguono il settore dei beni di largo consumo, il manifatturiero e il Tech. In coda i servizi non finanziari (materiali e immateriali).

La Svizzera è il Paese che offre stipendi di gran lunga più sostanziosi, si parla di 86.722 euro annui. Poi la Germania, l’Austria e il Belgio. I Paesi che hanno il braccino corto sono Spagna, Italia e Polonia, in fondo alla classifica. Le retribuzioni basse sono uno dei motivi per cui, dal Belpaese, si emigra all’estero, la cosiddetta “fuga dei cervelli”. La stagnazione si è consolidata già prima della pandemia e, quindi, assume contorni non solo economici, ma strategici e di competitività della nostra economia, come hanno rilevato gli esperti. Negli ultimi tre anni c’è stata una moderata crescita, a testimoniare, comunque, la consapevolezza delle aziende su questo aspetto. Ma gli artigli dell’inflazione sono così aguzzi che, soprattutto nelle grandi città, hanno prodotto una crescita del costo degli alloggi, delle utenze domestiche e delle spese quotidiane, erodendo salari e stipendi. Ma le aspettative dei giovani sono conosciute da questo “parterre de roi” di economisti? La risposta è antica quanto il mondo, ossia “senza soldi non si cantano messe”. Se non crescono le retribuzioni, appare poco realistico riuscire a trattenere i migliori talenti in loco, che sono necessari per l’innovazione e la transizione digitale.

I giovani ambiscono a percorsi professionali trasparenti, ad una formazione assidua e ambiente di lavoro flessibile

Ma l’uomo non vive di solo pane, come recita l’antico Testamento. I giovani, infatti, ambiscono a percorsi professionali trasparenti, ad una formazione assidua e ambiente di lavoro flessibile. Cercano stimoli, anche immateriali, perché il loro desiderio è lavorare per progetti di cui esserne fieri, che possano corrispondere alla loro scala di valori e, soprattutto, produrre effetti benefici sulla società. E’ necessario che le imprese attraggano i giovani, anche perché entro il 2030 quasi 1/3 della forza lavoro sarà costituita dalla Generazione Z, i nati tra i medio-tardi anni novanta del XX secolo e i primi anni 2010. Le aziende devono pensare ad un approccio sistemico, globale ed interdisciplinare per sedurre le nuove generazioni, orientato al benessere e alla crescita del lavoratore. Le vistose differenze di stipendio nei Paesi europei confermano le cause per cui molti laureati da Sud e Est si trasferiscono dove brilla di più il colore dei soldi, tanto per citare il titolo di un film diretto da Martin Scorsese nel 1986.

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Secondo i dati Eurostat, la Romania è il Paese dove la laurea è più remunerata.

Secondo i dati Eurostat, l’ufficio statistico europeo, un po’ a sorpresa è la Romania il Paese dove la laurea è più remunerata. Infatti, un dipendente con laurea guadagna il doppio (114% in più) di un diplomato. La media europea è del 48% e l’Italia è al sotto, 30%, ma superiore a Svezia, Malta e Danimarca. La presenza femminile è, spesso, inferiore a quella maschile, anche se un cambio di rotta si è verificato in Portogallo, Malta, Spagna, Estonia e Cipro. I cambiamenti in corso, dovuti, soprattutto all’Intelligenza Artificiale (IA) sicuramente stanno producendo una trasformazione del mercato del lavoro e del management delle imprese, che dovranno, forzatamente, adattarvisi. Se verranno accolte le aspettative della Generazione Z riguardanti un maggiore benessere del contesto lavorativo, saranno ben accettate dalla collettività. Perché in una società complessa, il benessere di ogni singolo si riversa sull’intera società!



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