Monfalcone, aggredito e picchiato a Capodanno da un branco di giovani: via Serenissima pronta a ribellarsi al degrado

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Per cominciare, era da tempo che i residenti, sfiniti da schiamazzi, maleducazione, degrado e fugaci scambi di bustine all’ombra d’uno spigolo, protestavano per la piega che ha preso la quotidianità di via Serenissima. Come del resto le altre stradine, discese e scalinate strette tra piazza e Carso. E poi, il fatto. La cruda violenza di Capodanno. Che ora fa da detonatore a questo malessere: il disagio degli abitanti intenzionati, pare, a costituirsi in comitato per far sentire la loro voce di protesta. Per ora anonima, nel timore di ritorsioni.

L’accaduto, dunque. Non è ancora scoccata la mezzanotte, in via Serenissima, altezza via Desena. Ma a San Silvestro sono già intervenuti l’équipe dell’ambulanza e una Volante. I sanitari, per occuparsi di una 14enne disfatta dall’alcol, la Polizia su segnalazione. In giro c’è un nutrito gruppo di bengalesi. Si notano anche italiani, pochi. Gli asiatici, perlopiù maggiorenni. Ma nella compagnia c’è pure qualche minore. Un residente, sull’orlo dei 32 anni, sta rincasando un attimo a casa. Anche lui stava festeggiando il Capodanno in zona. Vede i giovani. Che urlano, inveiscono: non è una novità. Petardi esplodono. C’è chi gira un video. «Come altre volte m’è accaduto, ho detto ai ragazzi di finirla di disturbare. Stavano facendo troppo rumore. Ho parlato con toni pacati, ma loro erano stavolta particolarmente alterati dall’alcol», spiega al telefono il trentenne, che chiameremo Marcello, nome di fantasia. «Ad alzare le mani è partito uno, ma poi si sono uniti gli altri: saranno stati una quindicina, bengalesi». Una decina, stando al racconto, quelli che lo hanno picchiato brutalmente.

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Via Serenissima Foto Bonaventura

Gli hanno fracassato la testa sul muro, cosa che gli ha procurato «sei punti di sutura alla nuca», inflitto più testate, tant’è che ha «un occhio ancora pesto», e impartito «calci e pugni su più parti del corpo». A un certo punto è pure svenuto. «Dopo la seconda testata e il quarto pugno – ammette – non ricordo più bene i fatti». Erano tutti contro uno, racconta. Arancia meccanica. «Ho perso molto sangue – sempre Marcello – e il giorno dopo c’erano ancora le macchie sul pavimento della strada». Gli hanno spaccato il labbro. A un certo punto hanno smesso. Il 32enne si ricorda che qualcuno gli diceva, prima della furia, «di andarsene», ché altrimenti finiva male. È andata così.

In qualche modo Marcello riesce a raggiungere la vicina casa della madre per prendere i documenti da esibire all’ospedale e dalla sua compagna si fa portare al Pronto soccorso, dove i sanitari presteranno le cure. Dieci, i giorni di prognosi. «Giovedì mi sono recato dai carabinieri e ho denunciato il fatto», aggiunge. Indagini in corso. «Via Serenissima – conclude Marcello – sta diventando una giungla. Io mi rialzo, ma non mi sento più sicuro su quella via. O intensificano i controlli o potrebbe succedere qualcosa di brutto».

Un altro residente conferma l’andazzo, riferisce d’aver visto coi suoi occhi «giovani scambiarsi bustine di droga». «A una vicina che stava chiedendo ai ragazzi di porre fine agli schiamazzi – sempre il cittadino che parla solo sotto garanzia di anonimato – uno di questi ha risposto “Signora, se mi apre la porta vengo su e la scopo”. Se questa è civiltà…». «Io ho una certa stazza e non mi tormentano – spiega –, ma qui tutti si lamentano della maleducazione. E si sta pensando di costituire un comitato per farsi sentire: non vogliamo passare la prossima estate con le finestre chiuse e la paura». Un’altra residente riferisce dell’esistenza di «un giro di spaccio, al giardino Patuna». Giorni fa si sono viste lì le forze dell’ordine, hanno chiesto i documenti.

Il Comune è al corrente. Come spiega il vicesindaco reggente Antonio Garritani non si sottovaluta alcuna denuncia, ma per l’aggressione procede chi di dovere. «Intanto il servizio della Polizia locale è stato allungato di due ore dal 1° gennaio e gli agenti resteranno in servizio fino alle 22 – spiega –: potremo fare qualcosa in più. Diremo loro di presidiare, in chiave preventiva, tutte le zone del centro in cui si verificano questi fatti, a noi noti». Idem per la vigilanza privata. «Purtroppo sono situazioni che capitano, il che non vuol dire che ci si debba abituare – termina Garritani –: sono le forze dell’ordine, qui, ad aver competenza e a dover intervenire. Spesso, lo sappiamo, lavorano in silenzio. E gli esiti si conoscono a fine indagini».



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