Una politica tutta concentrata sul presente, senza preoccuparsi (se non a parole) del dopo. Una politica preoccupata esclusivamente di lasciare il cerino in mano agli altri, siano essi avversari e perfino alleati. Una politica nella quale stanno venendo meno sia la mediazione che figure in grado di far sedere tutti attorno allo stesso tavolo. Perlomeno per condividere un sistema di regole e un percorso. In provincia di Frosinone lo vediamo da tempo in diverse Amministrazioni Comunali, tra le quali quella di Frosinone, il capoluogo. Mentre sul versante dei partiti, il Pd sta scrivendo l’ennesima pagina di una storia fatta di lacerazioni profonde e mai sanate davvero.
Più di venti i ricorsi presentati sull’ultima fase del tesseramento, a partire dal 23 dicembre. Adesso la parola passa alle commissioni di garanzia, ma la domanda è: le varie correnti (l’una contro l’altra armata, parafrasando il celebre verso di Alessandro Manzoni) accetteranno le decisioni? Oppure ci saranno altri ricorsi e ulteriori polemiche? Nulla può essere dato per scontato. Al Comune di Frosinone sembra di capire che il sindaco Riccardo Mastrangeli voglia andare avanti come nell’ultimo anno e mezzo. Confidando cioè nel fatto che se è vero che non ha una maggioranza blindata, è altrettanto vero che finora in due anni e mezzo mai è andato “sotto” in aula. Circostanza favorita però da due elementi: il ricorso sistematico alla seconda convocazione e la debolezza di un’opposizione spaccata e perfino smarrita. Se però il presidente dell’aula Massimiliano Tagliaferri continuerà (come sembra) a fissare le sedute consiliari esclusivamente in prima convocazione, allora la situazione è destinata a cambiare. In tutto questo nessuno prende atto che Massimiliano Tagliaferri non tornerà indietro.
Attualità e rischi della favola “al lupo al lupo”
Tutti conoscono la celebre favola di Esopo “Al lupo al lupo”, nota anche come “Lo scherzo del pastore”. Nel capoluogo da mesi tutti (nessuno escluso) non fanno altro che proclamare di non temere le elezioni anticipate. E che anzi, il ricorso anticipato alle urne sarebbe preferibile ad una situazione di eterna incertezza. Il concetto è stato ripetuto talmente tante volte che ormai nessuno lo prende sul serio. Per determinare questo scenario ci sono tre strade: le dimissioni del Sindaco, l’approvazione di una mozione di sfiducia (servono almeno 17 voti), le dimissioni di massa (occorrono 17 firme come minimo). Iniziative che andassero in una di queste direzioni non si sono mai viste e neppure immaginate. Finora. Nel frattempo però sono successe diverse cose e le dinamiche politiche stanno cambiando a una velocità enorme. All’orizzonte c’è il bilancio di previsione, documento sul quale è impossibile nascondersi. Quel che resta del centrosinistra dovrà porsi una volta il tema su cosa fare da… grande. Dopo tre sconfitte elettorali consecutive e pesantissime. Quel che resta del centrodestra dovrà guardarsi allo specchio e avere il coraggio di ammettere che l’immagine riflessa non è più quella di due anni e mezzo fa. Mancano 8 consiglieri e non c’è traccia di un raccordo vero tra giunta e gruppi.
Massimiliano Tagliaferri chiede due iniziative: l’azzeramento della giunta e una seria verifica politico-amministrativa che coinvolga anche gli 8 esponenti eletti nella lista della coalizione nel giugno 2022. Arrivati a metà consiliatura un “tagliando” del genere può starci. Anche se indubbiamente l’operazione è impegnativa e complessa. Ma perché un percorso del genere viene scartato in maniera aprioristica? Quando invece potrebbe essere l’ultima chiamata per cercare di ricompattare il centrodestra? Inoltre esiste un dato numerico che non può essere ignorato: al momento ci sono 17 consiglieri (su 33) che non si sentono in maggioranza. Vero che almeno fino a questo momento c’è stata la “percezione” netta che a casa non vuole andarci (quasi) nessuno. Per un motivo soprattutto: essere ricandidati e rieletti è impresa ardua per chiunque. Ma il vento in politica gira, magari per dinamiche nazionali o regionali. Il rischio è che a forza di gridare “al lupo al lupo” (il ritorno alle urne), nessuno venga creduto se l’opportunità dovesse concretizzarsi.
Automotive e indotto. Nel 2025 l’ora delle scelte
Il 2024 sarà ricordato come l’anno nero di Stellantis. Il report della Fim Cisl lascia pochi spazi all’interpretazione. Per la prima volta tutte le unità produttive italiane del gruppo hanno chiuso in negativo. Mirafiori -69,8%, appena 25.920 veicoli prodotti contro gli 85.940 del 2023; Maserati Modena -79%, Cassino -45%, Pomigliano -21,9%, Melfi -63,5%. «Per trovare un dato così basso di produzione bisogna spostare le lancette al 1956», ha sottolineato il sindacato. Nel 2025 non ci saranno significative modifiche in termini di volumi di produzione. Prima di Natale Stellantis ha illustrato il Piano Italia. Per lo stabilimento di Cassino sono previste novità: l’introduzione della piattaforma Stla-Large. Oltre allo sviluppo delle architetture elettroniche Stla-Brain e Stla-Smart Cockpit, su cui saranno prodotti tre nuovi modelli. Dal 2025 dovrebbe essere prodotta la nuova Alfa Romeo Stelvio, dal 2026 la nuova Alfa Romeo Giulia, e poi a seguire una nuova vettura top di gamma. È peraltro in valutazione la produzione di Alfa Romeo Stelvio e Giulia nelle versioni ibride, oltre che elettriche. La mobilitazione del territorio in questa fase è stata importante. Ma adesso è arrivato il momento delle decisioni, anche per l’indotto. Sono scenari che vanno oltre il livello locale. In ogni caso il tempo delle promesse è finito. Servono risposte definitive: sì o no.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link