EDITORIALE / Ladri di biciclette o ladri di futuro?

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Mentre l’Epifania tutte le feste se le porta via, uno spunto che proviene da altri ambiti del ciclismo – ma pur sempre di biciclette si tratta – ci ha spinto a una riflessione. Per chi non fosse al corrente, il 19 gennaio la Federazione ciclistica italiana eleggerà il presidente per il prossimo quadriennio, che condurrà alle Olimpiadi di Los Angeles 2028. I pretendenti al trono erano quattro: l’imperfetto non è casuale, giacché uno di loro – il marchigiano Lino Secchi – ha deciso di sfilarsi dal mazzo. Si è reso conto che non avrebbe inciso e piuttosto che rincorrere una piccola percentuale con cui semmai ottenere un incarico per sé, ha lasciato campo libero agli altri tre.

Il gesto in sé meriterebbe già un plauso che gli abbiamo riconosciuto sulle pagine di bici.PRO. Quello che vogliamo qui condividere è una sua riflessione sul mondo del cicloturismo. Questa immensa fetta d’oro che una certa Italia fatica a vedere perché abbagliata dal rombo dei motori e dei cannoni e asfissiata dal petrolio.

Il turismo delle biciclette è in piena espansione, con numeri potenzialmente molto più grandi
Il turismo delle biciclette è in piena espansione, con numeri potenzialmente molto più grandi

L’oro, l’argento e il bronzo

La Federazione ciclistica italiana ha il suo focus nella preparazione olimpica e nella caccia delle medaglie. Ma il mondo sta cambiando e la bicicletta appresso. Mezzo di trasporto per necessità nel dopoguerra (la foto di apertura è tratta da “Ladri di Biciclette”, 1948), attrezzo sportivo negli ultimi cinquant’anni e ora di nuovo mezzo di trasporto per scelta e nuovamente per necessità: non economica, ma ambientale. La Federazione ciclistica non ha colto il cambiamento, conta i suoi ori, gli agenti e i bronzi ed è rimasta fuori dal taglio della torta, lasciando praterie libere a Enti di promozione e associazioni che si stanno impadronendo del settore. Basti pensare ai giganteschi numeri di ACSI che sotto la sua egida organizza ormai la fetta più grande di eventi ciclistici.

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«La Federazione – dice invece Lino Secchi, da noi intervistato – dovrebbe rivolgersi anche a un settore parallelo a quello agonistico: è lì che deve essere presente prima che lo occupino gli altri. Il turismo delle biciclette è un fenomeno rilevante, su cui la Federazione deve essere presente. Non arriviamo nemmeno a 100.000 tesserati, su circa 15 milioni di italiani che usano la bicicletta: dove sono gli altri? Qui nelle Marche è partito un progetto con il supporto della Federciclismo regionale, che ha iniziato ad interessare le strutture ricettive, ha coinvolto Agriturist che raccoglie 6.000 agriturismi in Italia, ha voluto fare una convenzione con i Borghi più belli d’Italia e i Comuni. Il logo della Federazione deve essere diffuso il più possibile, gli amministratori devono essere nostri amici, in modo che non sia più così difficile avere autorizzazioni per manifestazioni o realizzazioni di ciclodromi».

Nella recente festa della Federazione ciclistica, il presidente Dagnoni e quello del Coni, Giovanni Malagò
Nella recente festa della Federazione ciclistica, il presidente Dagnoni e quello del Coni, Giovanni Malagò

Il ciclismo e il Palazzo

Ci siamo indignati per le parole di Vittorio Feltri, senza renderci conto di essere clamorosamente in fallo: tagliati fuori dai tavoli della politica in cui si decide se un movimento abbia o meno diritto di cittadinanza. Ci siamo indignati per lo scarso riguardo rivolto alle biciclette dal nuovo Codice della strada, ma non ci siamo chiesti se abbiamo fatto tutto il possibile per meritare quel rispetto. Lodevoli le iniziative di piccoli gruppi di appassionati, ma chi deve farlo se non la massima entità sportiva, discendente direttamente dal Comitato olimpico nazionale, che ottiene cospicui contributi pubblici anche per l’attività promozionale sul territorio? 

«A mio avviso – prosegue Secchi – soffriamo di una carenza di rapporti istituzionali. Il problema della sicurezza stradale deve essere affrontato con tavoli permanenti di discussione con la politica. Il rapporto con la politica lo dobbiamo avere. Siamo assenti anche dove i giovani vengono formati, cioè nella scuola. Non per insegnare ad andare in bicicletta o diventare corridori, ma per far capire a questi ragazzi che oggi usano le biciclette, però domani saranno automobilisti e dovranno sapersi comportare con il dovuto rispetto. Bisogna partecipare a questi tavoli ministeriali, portando dei progetti».

Gli interventi con le scuole sono spesso delegati a soggetti privati: qui il prezioso lavoro di Sara Safe Factor
Gli interventi con le scuole sono spesso delegati a soggetti privati: qui il prezioso lavoro di Sara Safe Factor

Gli Enti di promozione

Il dirigente marchigiano parla con la sicurezza di chi conosce la materia e si è accorto che Sport e Salute (l’azienda pubblica che per conto del Governo distribuisce fondi allo sport) ha iniziato a guardare oltre l’oro, l’argento e il bronzo.

«Nel periodo estivo – va avanti Secchi, che è stato anche sindaco del suo paese – molti Comuni organizzano dei centri estivi in cui entrano anche le biciclette e lo fanno appoggiandosi alla UISP o al CSI. Staccano tessere e questo numero crescente inizia a essere interessante per Sport e Salute, che adesso guada lo sport anche dal punto di vista sociale. Questi Enti hanno ormai dei numeri maggiori e la Federazione rischia di restare fuori. Hanno costi minori, stipulano polizze che costano meno e magari però coprono anche meno. Nel settore del cicloturismo si poteva fare meglio, anche perché il CONI ha dato alla Federazione il ruolo di coordinarlo. Non per penalizzare altri soggetti, perché tutti devono avere pari diritti e anche pari doveri. Se qualcuno, anche in nome del risparmio, è al di sotto degli standard fissati deve essere sanzionato, altrimenti le regole passano in secondo piano».

C’è un motivo forse se il ciclismo in tutte le sue declinazioni viene bistrattato a livello istituzionale ed è probabilmente l’aver lasciato correre aspetti che non portano medaglie. Senza capire che in questa fase storica le uniche medaglie che contano o che comunque valgono quanto l’oro, l’argento e il bronzo sono la sicurezza, il benessere e la sostenibilità. Chi prima lo capisce avrà il nostro plauso. C’è sempre una ragione per tutto: dare la colpa agli altri è il modo migliore per non assumersi le proprie responsabilità.



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