“Ho pagato la campagna di tasca mia”, “Anzi no”. I video in cui la Todde smentisce se stessa

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Questa mattina la presidenza del Consiglio regionale della Sardegna ha trasmesso alla Giunta delle elezioni gli atti riguardanti l’ordinanza con cui il Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’appello di Cagliari ha chiesto l’avvio della procedura di decadenza della presidente della Regione, Alessandra Todde, per gravi irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali. Ma il problema della governatrice 5 Stelle è un altro ed è riassunto in trentasei secondi. Questa la durata del montaggio dei video di due interviste televisive in cui la pentastellata si contraddice.

In soldoni, la Todde smentisce se stessa. Non ci sono grossi margini di interpretazione, basta riascoltare i due brevi passaggi. Intervenuta negli studi di “Piazzapulita” lo scorso 10 marzo, la pentastellata afferma: “Potrei vivere di altro. Ho comunque la mia professione. Mi piace lavorare, mi piace l’impresa. Mi sono pagata anche gran parte di questa campagna elettorale, per esempio, e questa è egualmente una grande libertà”. Parole chiare, nette, limpide.

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La legge prevede delle procedure piuttosto rigide per normale le candidature e soprattutto la raccolta fondi per la campagna elettorale. Oltre a non aver nominato un mandatario elettorale, la Todde ha violato la disposizione che prevede che un candidato non può pagare di tasca propria la campagna. Che è quanto viene contestato nelle dieci pagine del provvedimento del Collegio di garanzia elettorale. Ed eccoci alla lapalissiana contraddizione.

Lo scorso 4 gennaio, ai microfoni del Tg1, la Todde risponde così sui presunti strafalcioni sulle spese elettorali: “Su questo non entro nel merito, lo faranno gli avvocati. Vedremo quello che è stato contestato. Io posso dire personalmente che siccome le mie spese sono state gestite da un comitato elettorale e io personalmente non ho sostenuto alcuna spesa, sono forte di questo”. L’esatto contrario di quanto affermato nella chiacchierata con Formigli.

Tornando alla Giunta delle elezioni, l’organismo del Consiglio regionale della Sardegna chiamato in prima battuta a esaminare il caso potrebbe dichiararsi incompetente a pronunciarsi sulla decadenza della Todde. In tal caso, all’Aula arriverebbe una proposta di deliberazione sull’incompetenza della Giunta a decidere su una consigliera regionale “di diritto” e non “eletta” tale come gli altri componenti. La Giunta delle lezioni verrà convocata a breve – forse già questa settimana per la prossima, ma al momento non si hanno conferme – e nominerà giuristi esperti per poter esprimere le sue valutazioni.

Nel campo largo sta prendendo corpo la tesi basata su un’interpretazione restrittiva delle competenze della Giunta delle elezioni come previste dall’articolo 17 del regolamento del Consiglio regionale. L’organismo è chiamato a valutare le cause di ineleggibilità e di incompatibilità dei consiglieri regionali, comprese quelle sopravvenute nel corso della legislatura. Successivamente, la Giunta formula le “relative proposte di convalida, annullamento o decadenza” entro 90 giorni dal momento in cui sia venuta a conoscenza delle cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Il dilemma riguarda il ruolo della Todde, se può essere considerata una semplice consigliera in quanto governatrice. Secondo un’interpretazione, la pentastellata è eletta presidente e diventa consigliera regionale “di diritto”, come previsto dalla legge statutaria elettorale che in Consiglio regionale riserva due seggi ai candidati alla presidente più votati. Di conseguenza, essendo Todde una consigliera di diritto e non semplicemente “eletta” come gli altri, la sua posizione non dovrebbe essere valutata dalla Giunta delle elezioni.

Il

futuro della presidente sarda è tutto da scrivere. Nonostante il sostegno di facciata, ribadito in una nota stamane, il Pd è piuttosto irritato e la tensione con il Movimento è alle stelle. Tutt’altro che da escludere un ritorno alle urne…





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