I ministri degli Esteri del Quintetto formato da Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito e Italia si riuniranno giovedì, 9 gennaio, a Roma per fare il punto della situazione in Siria a un mese dalla caduta del regime di Bashar al Assad. L’incontro, fortemente voluto dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, si tiene in un momento di distensione da parte della comunità internazionale nei confronti della nuova amministrazione siriana, guidata da Ahmed al Sharaa (Abu Mohammad al Jolani), leader del gruppo jihadista d’ispirazione salafita Hayat Tahrir al Sham (Hts, designato come organizzazione terroristica dall’Unione europea e dagli Stati Uniti). Ieri sera, l’ufficio del Tesoro Usa per il controllo degli asset stranieri (Ofac) ha allargato la lista di attività e transazioni consentite in Siria. Inoltre, il 20 dicembre scorso, a seguito di incontri tra diplomatici statunitensi di alto livello e rappresentanti di Hts, Washington aveva rimosso la taglia da 10 milioni di dollari per l’arresto di Al Jolani. A partire da oggi sono anche ripresi i voli da e verso l’aeroporto internazionale di Damasco, dopo la sospensione dei collegamenti commerciali in seguito alla caduta del regime di Assad, avvenuta l’8 dicembre scorso.
Secondo quanto riferito ieri in una nota ufficiale statunitense, l’ampliamento della lista di attività e transazioni consentite in Siria riflette l’impegno degli Stati Uniti a “garantire che le sanzioni” approvate da Washington “non ostacolino attività legate ai diritti umani e alle necessità primarie” della popolazione, come il mantenimento dei servizi pubblici e l’assistenza umanitaria. L’autorizzazione approvata dal Tesoro Usa ha una durata di sei mesi, mentre il governo federale continua a monitorare la situazione sul campo. “La fine del regime brutale e repressivo di Assad, sostenuto da Russia e Iran rappresenta una opportunità di ricostruzione unica per la Siria e il suo popolo: durante questo periodo di transizione, il Tesoro continuerà a sostenere l’assistenza umanitaria e una governance responsabile nel Paese”, ha detto ieri il vice segretario al Tesoro, Wally Adeyemo.
La riunione ministeriale del Quintetto sulla Siria si terrà giovedì 9 gennaio alle ore 18, a Villa Madama, e sarà presieduta dal ministro Tajani. Alla riunione parteciperanno anche il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, Kaja Kallas. Al centro della discussione vi saranno: l’operato del governo di transizione e le sfide in vista della Conferenza di dialogo nazionale annunciata dalle autorità de facto, la stesura di una nuova Costituzione, l’integrazione di tutte le componenti della società della Siria e la ripresa economica del Paese. Blinken sarà nei prossimi giorni a Roma al seguito del presidente uscente degli Usa, Joe Biden, che effettuerà una visita in Italia e Vaticano.
Dopo la caduta del regime di Assad e l’insediamento del governo di transizione siriano presieduto da Mohammed al Bashir, Damasco ha registrato numerose visite di delegazioni dei Paesi della regione, ma non solo. Poche settimane fa, si è recata in Siria anche una rappresentanza diplomatica degli Stati Uniti. La vice segretaria di Stato per gli Affari del Vicino Oriente, Barbara Leaf, l’inviato presidenziale per la questione degli ostaggi, Roger Carstens, e il neo-consigliere senior, Daniel Rubinstein, incaricato di guidare l’impegno del dipartimento di Stato in Siria, sono stati i primi diplomatici statunitensi a incontrare i vertici della nuova amministrazione siriana, con l’obiettivo di discutere la visione del futuro per il Paese e di come Washington possa contribuire a sostenerla. Ad oggi, il gruppo Hayat Tahrir al Sham, alla guida del governo transitorio, risulta ancora designato come organizzazione terroristica sia dall’Unione europea che dagli Stati Uniti, sebbene Washington abbia revocato la taglia di circa 10 milioni di euro precedentemente posta sul leader Al Jolani (che ha guidato l’offensiva contro il regime di Assad).
Venerdì scorso, 3 gennaio, Francia e Germania hanno dato il via ai primi incontri diplomatici di alto livello tra Stati membri dell’Ue e la nuova leadership siriana. I ministri degli Esteri di Parigi e Berlino, rispettivamente Jean-Noel Barrot e Annalena Baerbock, si sono recati a Damasco, dove sono stati ricevuti da Al Jolani. Il leader dei ribelli ha accolto il ministro Barrot con una stretta di mano, mentre all’omologa tedesca ha riservato un gesto più formale: capo chino e mano sul cuore. Il gesto, che ha suscitato polemiche in Germania, riflette motivazioni religiose e culturali, ma anche l’evidente disagio del leader siriano, apparso rigido nel nuovo ruolo istituzionale. L’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, ha commentato su X, sottolineando che Baerbock e Barrot agivano per conto dell’Ue, rivendicando un ruolo chiave in un contesto in cui i governi mantengono l’ultima parola sulla politica estera. “Il nostro messaggio alla nuova leadership siriana: rispettare i principi concordati con gli attori regionali e garantire la protezione di tutti i civili e delle minoranze è della massima importanza”, ha dichiarato Kallas.
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