«Starmer deve andare via». Elon attacca Downing street

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«Starmer deve andarsene e affrontare le accuse di complicità nel peggior crimine di massa nella storia della Gran Bretagna». Così scriveva giorni fa Elon Musk sulla sua piattaforma X, dalla quale dirama proclami e invettive a metà fra il suprematismo bianco e l’anarco-capitalismo con raddoppiata lena da quando Donald Trump ha vinto – anche e forse soprattutto grazie a lui – le presidenziali americane. Ieri è arrivata, piuttosto in sordina, la tanto attesa replica del premier britannico: «Chi diffonde menzogne e disinformazione non è interessato alle vittime. Lo è solo a se stesso» ha mormorato Starmer. Sono giorni che Musk attacca ripetutamente il governo laburista britannico nella persona del suo leader. Stavolta lo ha fatto riattizzando le fiamme di un caso storico (in ambo i sensi) di violenze sessuali inflitte ad adolescenti da parte di gang di uomini di origine asiatica nella cittadina di Rochdale, non lontano da Manchester: un fatto abominevole che ha scatenato il razzismo tutt’altro che latente in molte realtà urbane del nord deindustrializzato del paese.

NEL 2009 un’inchiesta aveva portato alla decisione di non processare i responsabili, decisione poi cassata due anni dopo, quando il processo ha poi prodotto nove condanne. Ma nel frattempo il presunto lassismo delle autorità nel punire i colpevoli è diventato un chiodo fisso dell’armata di fascisti digitali globali di cui Musk è il riccastro Brancaleone. E l’episodio si presta più che mai alla bisogna, giacché l’ex avvocato dei diritti umani Starmer, che all’epoca del processo di Rochdale era stato pubblico ministero, viene continuamente (e ingiustamente) accusato dall’ultradestra di aver insabbiato le accuse agli imputati anglo-pakistani. Non solo: tra i principali accusatori online del premier c’è il famigerato nazi-razzista Tommy Robinson, agitatore dei riots antimigranti dell’estate, attualmente recluso per diciotto mesi per vilipendio alla corte dopo aver più volte ingiustamente e falsamente accusato un rifugiato siriano in un documentario e debitamente considerato dai suoi vittima sacrificale dei «socialisti» al potere. Musk ha elogiato ripetutamente Robinson e accusato la ministra Jess Phillips, che ha negato ci sia bisogno di riaprire l’inchiesta di Rochdale, definita «un’apologeta dello stupro e del genocidio».

IL DELIRIO di onnipotenza che spinge Musk a interferire negli affari politici interni dei singoli paesi europei è dunque, in Gran Bretagna, particolarmente preoccupante. E non sorprende che il tycoon (che da settimane riserva commenti, dichiarazioni, lodi sperticate alle maggioranze fascistoidi al governo in mezza Europa e insulti, anatemi e grida di dolore a quelle centriste dall’altra metà) abbia a cuore Londra più che mai: il suo pluto-suprematismo bianco si salda perfettamente con quell’ideologia degli English-speaking people votati a ogni sorta di primato tanto efficacemente incarnata da Winston Churchill. Ragion per cui, il fatto che a guidare i «cugini» sia un deplorevole «socialista» come Keir Starmer risulta, sia a Musk che al presidente eletto Donald Trump, un insopportabile affronto. Starmer si trova, dal canto suo, in una posizione assai delicata che lo costringe a sopportare in silenzio gli isterici strali del miliardario. Il vassallaggio britannico nei confronti di Washington, ribattezzato nel dopoguerra special relationship, impone al premier britannico solerzia, mansuetudine, remissività e fedeltà nei confronti dell’Alleato, chiunque sia a rappresentarlo. Tuttavia non è solo lui a subire la logorrea muschiata: il profeta Brexit Nigel Farage, leader della formazione Reform Uk che minaccia la fine dei conservatori, ne ha fatto le spese a sua volta.

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MUSK, che nei giorni scorsi aveva promesso 100 milioni di dollari per le esigenze elettorali del partito, ha ritirato l’endorsement a Farage, colpevole di non aver pubblicamente invocato la liberazione di Tommy Robinson, facendolo (sempre Farage) sembrare di sinistra. Per l’agenda della reconquista bianca globale targata Musk & Trump, avere un leader socialista in Gran Bretagna all’inizio del mandato risulta evidentemente insopportabile. Gli attacchi continueranno.



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