tre omicidi e un testimone di giustizia – AltrePagine

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La “parabola” di Paolo Cantore: ha dovuto lasciare Sibari dopo aver accusato Francesco Faillace, presunto killer di Maurizio Scorza e della moglie tunisina. Tredici anni prima fu coinvolto pure nell’omicidio dell’innocente Fazio Cirolla

SIBARI – Difficile, quasi impossibile che a una persona possa capitare di essere testimone per sbaglio non di uno solo, ma addirittura di due, anzi tre omicidi di ‘ndrangheta.

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Già. A meno che non si frequentino persone e luoghi “a rischio”.

È quel che è accaduto a Paolo Cantore, 55 anni, un incensurato meccanico di Sibari (foto), a distanza di 13 anni, nel 2009 e nel 2022.

L’ultimo dei due fatti di sangue nei quali, suo malgrado, s’è trovato coinvolto, gli ha stravolto la vita.

Dai primi giorni dello scorso mese di aprile, infatti, Cantore e la sua famiglia sono stati costretti a lasciare nottetempo Sibari e la loro abitazione di contrada Tre ponti, per essere riparati dalla giustizia in una località protetta e segreta.

Il duplice delitto del Cacagliu e della consorte

Il nome del meccanico sibarita è infatti entrato nella lista dei testimoni di giustizia, nell’ambito dell’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, Alessandro Riello, sul duplice omicidio di ‘ndrangheta che il 4 aprile 2022 ha visto come vittime il 57enne Maurizio Scorza detto ‘U cacagliu, noto pregiudicato di Cassano Jonio, e sua moglie, la 38enne di nazionalità tunisina Hedhli Hanene detta Elena.    

Il giorno in cui la coppia fu trucidata a colpi di pistole in una masseria di contrada Gammellone, nelle campagne che segnano il confine tra Cassano e Castrovillari, Cantore aveva prestato il proprio fuoristrada Suzuki Gran Vitara a un suo conoscente, il 41enne noto pregiudicato cassanese Francesco Faillace, ma era del tutto ignaro dell’utilizzo che, poche ore dopo, sarebbe stato fatto del suo veicolo, vale a dire trasportare il commando omicida sul luogo del delitto.

Francesco Faillace

Le accuse dell’Antimafia a Faillace e la condanna a 21 anni di Franchino Adduci

Faillace, nel frattempo già detenuto nel carcere di Civitavecchia perché imputato in ben due processi anti-‘ndrangheta, “Gentlemen 2” e “Athena”, un anno e mezzo dopo il duplice omicidio Scorza-Hanene, veniva formalmente accusato anche di essere uno dei due sicari che il 4 aprile 2022 erano entrati in azione nella masseria del 58enne allevatore cassanese Francesco detto Franchino Adduci, lui già da tempo in carcere, processato e condannato in primo grado a 21 anni per avere svolto il ruolo di “specchietto” dei killer.

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Francesco Adduci

Intercettato, indagato, e alla fine Cantore ha “cantato”

Cantore aveva cantato dopo qualche incredibile reticenza tradita dalle intercettazioni cui l’Antimafia l’aveva sottoposto dopo averlo individuato quale proprietario del fuoristrada servito a compiere la missione di morte ‘ndranghetista ed averlo naturalmente anche indagato per concorso nel grave fatto di sangue.

Lui però con quella spedizione di morte non c’entra nulla. Come non c’entrava nulla tredici anni prima, quando si trovava all’interno dell’autosalone di Sibari in cui la ‘ndrangheta ammazzò l’innocente operaio 42enne Fazio Cirolla e rischiò d’essere ammazzato lui stesso.

Vanno per eliminare il “reggente” Lione e invece ammazzano l’innocente Cirolla. Un delitto ancora impunito

Era il 4 luglio 2009 e Cantore si trovava nella rivendita d’auto di Salvatore Lione, al tempo “reggente” e “contabile” del clan ‘ndranghetista facente capo alla famiglia cassanese dei Forastefano i cui esponenti di vertice in quel momento erano tutti in carcere.

Il giovane figlio di Cantore, nel frattempo, ha sposato una giovane rampolla proprio della famiglia Forastefano.

Nell’estate di tre lustri fa era Lione la vittima predestinata dei due killer coi volti coperti piombati all’improvviso nell’autosalone, non il povero Cirolla che si trovava lì assieme al figlioletto, né Cantore.

Lione e Cantore ebbero i riflessi pronti a lanciarsi da una finestra, mentre Cirolla e il suo bambino non ebbero il tempo di realizzare per essere altrettanto istintivi, e Cirolla, forse istintivamente dai sicari scambiato per Lione, ci rimise la pelle bersagliato da tre colpi di pistola.

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La vittima mancata Lione non ebbe altra scelta che quella di collaborare sin da subito con la giustizia, ma, nel 2017, le 3 persone ritenute mandante ed esecutrici materiali dell’omicidio dell’incolpevole Cirolla, furono assolte dai giudici della suprema Corte di Cassazione dopo le condanne inflitte loro sia in primo che in secondo grado.

«…altrimenti faccio la fine di ‘u Liune»

L’11 novembre 2022 Cantore era intercettato dai carabinieri su disposizione dell’Antimafia. E mentre gl’inquirenti attraverso le precedenti captazioni già sapevano del fuoristrada prestato a Faillace, lui parlava con la moglie per decidere se «fare il nome» alla giustizia, con in testa l’idea dell’eventuale fuga:

«Dopo il nome, ce ne dobbiamo andare da qua, altrimenti faccio la fine di ‘u Liune», con la sua mente che tornò proprio a 13 anni prima…

La decisione della Cassazione e il destino giudiziario di Faillace

Frattanto, sul capo del «nome» Faillace pendono le richieste di condanna rispettivamente a 10 e a 7 anni di carcere nei due maxi-processi “Gentlemen 2” e “Athena, mentre per il duplice omicidio Scorza-Hanene nei primi giorni dello scorso mese di dicembre per lui è giunta una clamorosa decisione dei giudici della Cassazione che ne hanno annullato la relativa ordinanza cautelare con rinvio per un nuovo riesame da parte dei giudici del Tribunale di Catanzaro.

Ciò a seguito dell’incidente probatorio cui era stato sottoposto proprio il supertestimone di giustizia Cantore, su richiesta del sostituto procuratore antimafia Riello.

In Cassazione, infatti, i difensori di Faillace avevano contestato proprio il narrato di Cantore. Per conoscere il destino giudiziario di Faillace si dovrà attendere almeno la fine di questo mese. direttore@altrepagine.it

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