Cologna Veneta
Gianmarco Brizzolari ricostruisce la disavventura del figlio 19enne Leonardo, nell’escursione sul Monte Pianina
Il salvataggio dei tre giovani, tra cui il veronese Leonardo, finiti in un canalone nelle Alpi Bellunesi
Il salvataggio dei tre giovani, tra cui il veronese Leonardo, finiti in un canalone nelle Alpi Bellunesi
«Salvi per miracolo e, soprattutto, vivi grazie all’equipaggiamento adeguato». Può parlare con serenità Gianmarco Brizzolari ora che il figlio diciannovenne Leonardo è tornato a casa dalla drammatica escursione sulle Alpi bellunesi, e non ha riportato gravi ferite nella caduta in un canale molto ripido. Dalla mente del giovane, però, sarà difficile cancellare l’incidente occorso a lui e ai suoi compagni di escursione il 4 gennaio, sul Monte Pianina, tra la Val Cellina e l’Alpago.
Erano partiti molto presto, al mattino, i tre escursionisti. Con ramponi, imbracatura e corda: un ventenne di Pordenone, un altro ventenne di Pieve di Soligo (Treviso) e il diciannovenne di Cologna, esperti alpinisti, avevano scelto una parte dell’itinerario dell’Alta via numero 7, con l’intenzione di dormire in un bivacco e di riprendere il cammino il giorno successivo per poi concludere l’escursione e scendere a valle.
Scivolati
La camminata era stata faticosa ma senza intoppi, fino ad un versante del Monte Pianina, che ha tradito il capocordata, il ventenne di Pordenone. Quando il giovane è scivolato lungo un costone in forte pendenza si è tirato dietro anche gli altri due compagni. Dopo un primo ruzzolone di alcune decine di metri, i tre si sono fermati su un salto di roccia, poi la caduta è continuata, fino a bloccarsi su un piccolo terrazzamento. Il capocordata è finito più in basso, 200 metri sotto la cresta dove stavano camminando, mentre Leonardo e il compagno erano invece rimasti bloccati più in alto.
Soccorsi
«Nella caduta, gli zaini si sono aperti e sono usciti viveri, abiti e cellulari; fortunatamente Leonardo è riuscito a salvare il suo telefonino e a chiamare i soccorsi», racconta il padre. Il giovane finito più in basso è stato il primo ad essere tratto in salvo dall’elicottero del «Suem 118» di Belluno, con a bordo il tecnico del Soccorso Alpino. Il recupero degli altri due ragazzi è stato invece più complesso. «Non sapendo se avrebbero trovato il bivacco libero per dormire, i tre compagni avevano portato l’occorrente per montare una tenda», riferisce il padre di Leonardo. «Un telo che doveva servire come isolante è uscito dallo zaino e ha disturbato l’avvicinamento dell’elicottero. Fortunatamente, dopo vari tentativi e con qualche difficoltà, Leonardo è riuscito a schiacciarlo sotto ad una pietra».
Alle 20, tutti e tre i giovani erano finalmente stati tratti in salvo. Leonardo, con il compagno trevigiano, è stato ricoverato all’ospedale Santa Chiara di Trento, mentre il capocordata è stato trasportato al San Martino di Belluno.
Salvi grazie ad attrezzatura ed esperienza
Solo a tarda sera i genitori di Leonardo hanno potuto parlare con il figlio. «L’ho chiamato per sapere quando avrei dovuto andare a recuperarlo in montagna, invece mi ha detto che si trovava in ospedale, in osservazione», riferisce Gianmarco Brizzolari. Dopo un primo momento di panico, il padre si è tranquillizzato. «Mi fido di mio figlio, siamo entrambi appassionati di montagna e se mi dice che non devo preoccuparmi, so che è la verità». Leonardo Brizzolari ha riportato un trauma cranico, una distorsione ad un dito della mano e alcuni tagli, suturati in ospedale.
Ieri era già in classe, al liceo artistico di Legnago, per lasciarsi alle spalle la brutta esperienza. Anche gli altri due compagni non hanno subito fratture, solo traumi e lesioni. «È stata un’avventura difficile da dimenticare, ma i tre ragazzi avevano l’attrezzatura idonea per quel tipo di escursione e sapevano come utilizzare gli strumenti, come il localizzatore Gps. Tutto ciò ha fatto la differenza fra una brutta caduta e un tragico incidente», conclude il padre di Leonardo.
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